Digital economy: Assintel, le imprese chiedono meno tasse e più investimenti

Digital economyAbbattere il costo del lavoro, finanziare la riprogettazione del business e creare una rete dell’innovazione. Sono alcune delle richieste presentate dall’Associazione nazionale imprese ICT - durante l’evento online Assintel Report Reloaded - per far ripartire l’economia digitale in Italia.

Recovery plan e digitale: l’Italia deve investire su Industria 4.0, digital skill e PA

La conferenza online è stata l’occasione per presentare gli ultimi dati dell’Assintel Report e per riflettere, insieme a istituzione regionali e imprese, sul futuro della digital economy in Italia.

Assintel Report: per investire nel digitale bisogna ridurre il costo del lavoro

Nella Digital era anche il report Assintel cambia veste – ha spiegato Paola Generali, presidente Assintel - trasformandosi in una piattaforma digitale continuamente aggiornata e perciò “resiliente” al contesto.

Con l’emergenza Covid-19 la trasformazione digitale è diventata rapidamente una necessità, che ha spinto le imprese italiane a ridefinire sia modelli di business che organizzazione del lavoro.

Molte aziende hanno visto diminuire il proprio fatturato negli ultimi mesi (57,6%), ma altrettante (52%) prevedono una chiusura stabile, se non in positivo, del bilancio 2020.

In questo periodo di emergenza, il governo italiano ha adottato una serie di misure per sostenere le imprese, dai contributi a fondo perduto alla cassa integrazione, ma per molte aziende questi interventi sono stati poco incisivi.

Dai dati raccolti da Assintel tra le aziende associate - soprattutto MPMI e startup – emerge che per circa il 40% delle imprese le misure adottate dal governo hanno inciso in modo marginale sulla tenuta aziendale, il 29,6% non ne ha avuto bisogno e il 16,5% non ne ha avuto bisogno.

ICT

Guardando agli investimenti, invece, vediamo una maggiore concentrazione su smart working (85,2%), business development/ricerca e sviluppo (57,6%) ed efficientamento dei processi (49%).

Investimenti

Le aziende chiedono quindi soluzioni digitali sempre più innovative e sono pronte ad investire tanto nella realtà aumentata quanto nell’intelligenza artificiale, ha spiegato la Generali, facendo notare come la domanda di innovazione sia nettamente maggiore rispetto alla richiesta di CIG.

Ma allora quali sono, secondo le imprese, le priorità per ripartire?

In cima alla lista c’è la decontribuzione del costo del lavoro (49,4%), seguita dagli incentivi per R&S (25,1%) e interventi di natura fiscale (13,6%).

Priorità

C’è poi il nodo cruciale delle infrastrutture, ha proseguito Fabio Rizzotto, Associate VP, Head of Research and Consulting, IDC Italia. Il 76% delle imprese italiane considera l’infrastruttura digitale un cardine strategico per la competitività, mentre il 66% delle medie-grandi imprese prevede di accelerare sulle strategie Hybrid cloud per abilitare nuovi modelli di delivery IT.

Alla luce di questi dati, Assintel ha formulato cinque richieste – rivolte al governo – per sostenere la digital economy in Italia:

  • ridurre il costo del lavoro, abbattendo i contributi per i nuovi assunti e diminuendo il cuneo fiscale per chi è già assunto;
  • finanziare la riprogettazione business, rivedendo il modo in cui sono scritti i bandi, affinché sia incluso a monte l’ecosistema tra domanda e offerta. Inoltre, nel caso dell’erogazione di contributi a fondo perduto, le imprese dovrebbero poter essere in grado di chiedere alle banche un anticipo di almeno il 50%;
  • creare una vera rete dell’innovazione, includendo le PMI nei tavoli decisionali;
  • mettere in atto una vera e propria rivoluzione delle competenze digitali, affinché diventino un asset su cui investire, prevedendo anche un supporto economico per i giovani che vogliono formarsi nelle discipline STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica);
  • ridurre le procedure burocratiche e favorire l’interoperabilità tra banche dati.

Recovery plan e digitale 

Cosa hanno fatto le Regioni per aiutare le imprese?

A livello regionale le istituzioni hanno attivato diverse misure per sostenere le imprese italiane in questo periodo di emergenza.

In Veneto, ad esempio, le aziende sono meno tassate, ha ricordato il presidente Luca Zaia, mentre in Lombardia – ha ricordato il presidente Attilio Fontana – si è puntato sulla ricerca e sull’innovazione, con bandi e finanziamenti che hanno favorito la creazione di reti, finalizzate ad instaurarsi sul territorio e continuare la loro attività.

In Emilia-Romagna – ha proseguito Vincenzo Colla, assessore regionale allo sviluppo economico e green economy, lavoro, formazione - l’attenzione è tutta sul nuovo supercomputer Leonardo, uno dei cinque più potenti nel mondo, che nel 2021 inizierà a elaborare dati all’interno del tecnopolo di Bologna.

Se da un lato le nuove tecnologie offrono opportunità dall’altro rischiano di polarizzare il paese, ha evidenziato Colla, proponendo di investire le risorse del Recovery fund in un New deal per il sapere e la conoscenza.

Oltre al rafforzamento delle competenze, occorre investire anche sulle infrastrutture digitali, ha evidenziato Gaetano Armao, vicepresidente e assessore all'economia Regione Siciliana, proponendo di estendere l’ecobonus anche al completamento delle reti ICT.

Per quanto riguarda il Sud, Armao ha fatto notare come la maggior parte dei competence center – che svolgono un ruolo chiave nel mettere in contatto imprese e mondo della ricerca - sia concentrata nelle regioni del Centro-Nord.

Per non lasciare indietro le imprese del Mezzogiorno è necessario quindi ripensare la distribuzione geografica dei centri di competenza, affinché la digital transition avvenga in maniera omogenea lungo tutto lo stivale.

Cosa chiedono le imprese per tornare a crescere?

Coesione, investimenti e buona economia. Sono queste le tre direttrici da tenere a mente secondo Carlo Sangalli, Presidente Confcommercio – Imprese per l’Italia, per la sostenere la crescita della digital economy in Italia.

Questo significa incentivare gli investimenti digitali delle imprese, anche le più piccole, senza dimenticare che gli strumenti digitali devono essere a servizio delle persone. “C’è vera innovazione dove tecnica e tecnologia migliorano il nostro essere persone nella comunità e nella società”, ha dichiarato Sangalli.

Oltre alle opportunità, la digitalizzazione porta con sé anche una serie di effetti collaterali - ha fatto presente Lino Stoppani, presidente della Federazione Italiana Pubblici Esercizi (FIPE) – dal deterioramento della coesione sociale legata allo smart working allo svuotamento delle città.

Per le imprese della ristorazione e dei pubblici servizi, ad esempio, l’e-commerce da un lato ha permesso di creare nuovo lavoro in un momento di difficoltà, dall’altro ha causato una distorsione del mercato, che vede le grandi piattaforme internazionali deviare i propri profitti verso i paradisi fiscali.

Per contrastare questo fenomeno, secondo Stoppani servirebbe un progetto di governo per una giusta tassazione dei big del web.

Un altro punto focale sono le competenze, ha proseguito Andrea Colzani, presidente Nazionale Gruppo Giovani Imprenditori di Confcommercio – Imprese per l’Italia, individuando nella formazione la chiave per risolvere le criticità che colpiscono le aziende più giovani.

Le digital skill sono fondamentali anche per le banche, dove molti servizi sono stati digitalizzati per venire incontro alle esigenze dei clienti, ha ricordato Massimo Tessitore, responsabile Digital Business Partner Banca dei Territori, Private, Prodotti e Canali Digitali Retail, Intesa Sanpaolo

Nel turismo, dove la situazione è drammatica, l’obiettivo primario per rilanciare il settore è creare un ecosistema che coinvolga non solo gli alberghi, ma anche attività commerciali, musei e ristoranti, ha sottolineato Fabio Primerano, coordinatore Associazioni Albergatori della Regione Lombardia di Confcommercio – Imprese per l’Italia.

Grafiche a cura di Assintel