Microcredito, in Italia prevale la componente socio-assistenziale
Una fotografia esaustiva del microcredito in Italia. A realizzare una prima ricognizione del fenomeno è l'Ente Nazionale per il Microcredito, su incarico del Ministero del Lavoro. FASI.biz è in grado di pubblicare in anteprima i dati presentati ufficialmente a Roma il 23 ottobre.
Partita nel dicembre 2010, l'indagine ha avuto l’obiettivo di costruire e realizzare un sistema di monitoraggio e valutazione delle iniziative di microcredito in corso, soprattutto nelle aree più svantaggiate del nostro Paese e nelle regioni Obiettivo Convergenza.
Monitorare il microcredito non è semplice. Di fatto, nessuna iniziativa è uguale a un'altra e spesso i programmi nascono, finiscono o vengono sospesi con un dinamismo difficile da tenere sotto controllo.
Nel 2012 l'insieme delle 106 iniziative monitorate ha erogato 7.167 microprestiti, per un ammontare complessivo di oltre 63 milioni di euro, riuscendo a soddisfare meno della metà (45,9%) della domanda esplicita, cioè delle richieste sottoposte a valutazione.
Se, per numero, quasi i tre quarti dei microcrediti sono stati concessi con finalità socio-assistenziali, per ammontare erogato prevale invece il valore dei microcrediti concessi con finalità di autoimpiego, che assorbe quasi il 60% delle risorse complessivamente impiegate, vale a dire oltre 37 milioni di euro, circa 11 milioni in più dei 26 milioni scarsi volti al microcredito sociale.
Ci troviamo quindi di fronte a due sottouniversi distinti:
- da un lato, gli interventi di carattere socio-assistenziale, significativamente numerosi, ma di importi molto modesti, che però intercettano la metà della domanda espressa;
- dall'altro lato, il microcredito volto all'autoimprenditorialità con importi medi erogati molto più rilevanti e che però, per numerosità, è in grado di soddisfare solo poco più di un terzo della domanda esplicita.
Tra il 2011 e il 2012 si riscontra una moderata crescita: a parità di numero di iniziative monitorate - 106 nel 2012 e 107 nel 2011 - i microcrediti concessi, passando da 5.493 a 7.167, aumentano cioè del 30,5%, mentre l'ammontare complessivamente erogato, incrementandosi del 9%, risulta solo di poco maggiore, di circa 5 milioni di euro, a quello dell'anno precedente.
Gli andamenti sono molto differenziati. I microcrediti a finalità sociale crescono del 75% circa per numero e del 63% per ammontare complessivo, mentre quelli concessi per finalità di autoimpiego, si riducono approssimativamente del 24% per numero e dell'11,3% per ammontare.
Nel 2012 si possono poi identificare tre distinte realtà:
- i programmi ad operatività nazionale che, pur essendo in numero assai limitato (4 in tutto), hanno un peso molto rilevante in termini di numero di microcrediti concessi, pari al 40% circa del totale, e di ammontare erogato, pari ad un quarto circa della somma impiegata dal complesso dei progetti, concedendo micro prestiti con un ammontare medio di circa 6mila euro;
- i progetti di microcredito intrapresi con sempre maggiore frequenza ed intensità dagli enti regionali, che esprimono modelli di intervento originali e articolati ed hanno anch'essi una notevole incidenza sulle dimensioni complessive del fenomeno, pari ad un quarto dei microcrediti totali ed al 43% dell'ammontare complessivamente erogato, per importi medi significativamente più elevati di oltre 15mila euro;
- infine, il "microcosmo del microcredito", vale a dire quel rilevante numero di piccoli progetti con un raggio d'azione più limitato, pari ad un terzo circa del totale.
Il monitoraggio ha consentito anche di quantificare i microcrediti concessi nel 2012 alle principali categorie svantaggiate:
- le donne ne hanno assorbito più della metà, precisamente il 52%,
- i giovani poco più di un quinto, cioè il 20,8%,
- gli immigrati, per il il 46,2%.
In termini di ammontare concesso,
- la metà è stato distribuito a donne,
- il 23,7% a giovani
- il 25,8% ad immigrati. Iprestiti accordati a quest'ultima categoria sono mediamente di importi più contenuti rispetto a quelli riconosciuti ai giovani e anche alle donne.
Le donne e gli immigrati attingono soprattutto al microcredito socio-assistenziale, sia in termini di numero di prestiti che di ammontare; i microcrediti produttivi vedono, invece, una partecipazione degli immigrati assai ridotta, sia in termini di numerosità dei prestiti sia in termini di importi erogati, mentre in quest'ambito divengono proporzionalmente più consistenti i giovani, che riescono a garantirsi anche importi mediamente più elevati.
Per quanto riguarda i servizi ausiliari di assistenza e tutoraggio a favore dei soggetti finanziati, le attività di supporto ex-ante (assistenza nella formulazione della richiesta, nell'elaborazione del business plan, ecc.) sono certamente le più diffuse; un po' meno frequenti, ma comunque molto estese, appaiono invece le attività di supporto ex-post, vale a dire i servizi di accompagnamento e tutoraggio offerti ai beneficiari dopo l'avvenuta erogazione del microcredito, che spesso garantiscono più alti tassi di restituzione dei prestiti.
L'effetto sull'occupazione
I dati raccolti consentono di calcolare gli effetti moltiplicativi sull'occupazione, che fino ad oggi era solo possibile ipotizzare. Il microcredito produttivo è un moltiplicatore di occasioni di lavoro: 100 utilizzatori di microcredito finalizzato all'attività lavorativa producono occupazione, oltre che per loro stessi, anche per altre 143 persone, per un totale di 243 occupati.
Il microcredito ha favorito soprattutto l’avvio di nuove attività, prevalentemente autonome, con forme giuridiche semplici e un mercato ristretto: nell’88% dei casi, si tratta di attività di servizi e molto più raramente di attività di artigianato manifatturiero (6,5%) e, ancor meno, di attività nel campo dell’agricoltura (5,4%), quasi tutte però con buone prospettive di mercato. Molto spesso si tratta di lavori semplici e in settori tradizionali, con mercati ristretti e redditi contenuti.
I dati raccolti presso gli utilizzatori di microcredito restituiscono inoltre due distinti identikit di beneficiari.
- Gli utilizzatori di microcredito per l'attività lavorativa sono in maggioranza uomini, giovani con meno di 35 anni, diplomati e talvolta anche laureati, coniugati ma spesso anche single, concorrenti insieme ad altri al reddito familiare;
- gli utilizzatori di microcredito socio-assistenziale sono per lo più donne over 45, soprattutto diplomate, ma spesso anche in possesso soltanto di titoli di studio inferiori, coniugate ma talvolta anche divorziate, separate o vedove. Prevalentemente rappresentano l'unica fonte di reddito familiare.
Le ricadute positive
Circa l’80% dei beneficiari ritiene che se non avesse ottenuto il microcredito non sarebbe riuscito a realizzare quanto ha potuto con il prestito ottenuto, incluso quanti sostengono sarebbe stato addirittura impossibile, evidentemente per mancanza di alternative percorribili; un altro quinto di beneficiari appare più possibilista, pur non nascondendo le difficoltà che il microcredito ha consentito di superare. In ogni caso, la stragrande maggioranza dei beneficiari conferma la scelta del ricorso al microcredito: oltre il 90% degli intervistati la reputa giusta, soprattutto nel caso del microcredito finalizzato all’attività lavorativa.