Clima – uscita dal carbone e finanza verde alla COP23

COP23 - Photo credit: HKuhse-BonnAlle battute finali la conferenza delle Nazioni Unite sul clima (COP23) di Bonn. Focus sull'uscita dal carbone, con alcuni grandi assenti. 

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Cosa prevede la Strategia energetica nazionale

Abbandono del carbone, finanza verde e l’urgenza di accelerare il passo contro i cambiamenti climatici. Sono i punti focali della conferenza delle Nazioni Unite sul clima (COP23) di Bonn, che si chiude oggi.

Alleanza per l’uscita dal carbone...

Annunciata una coalizione internazionale per superare l’uso del carbone: a guidarla, Regno Unito e Canada. Gli altri Paesi che hanno aderito sono Angola, Costa Rica, Danimarca, Finlandia, Francia, Portogallo, Belgio, Svizzera, Nuova Zelanda, Etiopia, Cile, Messico, le Isole Fiji (presidente della COP 23) e Marshall e i Paesi Bassi.

Powering past coal alliance (questo il nome della coalizione) vede anche la partecipazione dell’Italia, che con la Strategia energetica nazionale presentata la scorsa settimana fissa il phase out dal carbone entro il 2025 nel settore elettrico, tracciando la strada verso la decarbonizzazione totale, per raggiungere una diminuzione delle emissioni del 39% al 2030 e del 63% al 2050 rispetto al 1990.

Forte di questi propositi, l’Italia si candida ad ospitare, a Milano, la conferenza sul clima del 2020 (COP26).

… Germania grande assente

Malgrado faccia gli onori di casa, la Germania non entra nell’alleanza per l’uscita dal carbone. Lo stesso si dica della Polonia, che ospiterà la prossima conferenza delle Nazioni unite contro i cambiamenti climatici nel 2018.

I due Paesi coprono infatti la metà dell’intero consumo di carbone d’Europa.

Non stupisce l'assenza degli Stati Uniti di Donald Trump, che a Bonn ha inviato una squadra di diplomatici e responsabili energetici per esaltare le virtù del carbone “pulito”.

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Anche le compagnie assicurative abbandonano il carbone

Lo sforzo dei Governi, da solo, non può garantire il phase out dal più inquinante tra i combustibili fossili. La buona notizia è che anche 15 grandi compagnie di assicurazione stanno disinvestendo risorse dai progetti che prevedono l'estrazione del carbone.

A dirlo, il rapporto curato dalla coalizione di ong ambientaliste Unfriend Coal, Insuring Coal no More. La francese Axa è stata la prima ad annunciare, nel 2015, la riduzione dei fondi destinati al carbone. E nei giorni scorsi si è aggiunta la svizzera Zurich, che venderà le quote delle aziende che derivano la maggior parte dei loro profitti dalle miniere di carbone, o dal suo utilizzo per la generazione elettrica.

Il ruolo della finanza e le risorse per i Paesi danneggiati dai cambiamenti climatici

“Le persone potrebbero voler investire in progetti direttamente legati al cambiamento climatico. Per questo abbiamo creato il sistema dei bond verdi. Siamo stati i primi al mondo a lanciarli 10 anni fa”. A dirlo Werner Hoyer, Presidente della Banca europea degli investimenti (BEI).

“Gli eventi estremi in tutte le aree del Pianeta ci ricordano la pressante urgenza di accelerare il passo: la strada che abbiamo scelto a Parigi è l'unica risposta possibile alla sfida climatica. A Bonn siamo chiamati a portare avanti quel lavoro che concluderemo il prossimo anno in Polonia”, dichiara il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti a Bonn. E annuncia che l'Italia è pronta a sostenere con ulteriori 7 milioni di euro il Fondo per l'adattamento nei paesi in via di sviluppo più danneggiati dai cambiamenti climatici

"L'Italia è fortemente impegnata nel supporto della costruzione della Rete dei Centri Finanziari Verdi, per dare ulteriori strumenti alla finanza per il clima”. Il ministro poi assicurato che il Paese “continuerà a lavorare con tutti i partner e in particolare con quanti dispongono di minori capacità e risorse o sono più vulnerabili ai mutamenti del clima”.

Photo credit: HKuhse-Bonn