Una Banca nazionale d'investimento nel Piano Lavoro della Cgil per la crescita

Operai"Il lavoro è pane e dignità". Così il segretario generale della Cgil Susanna Camusso, aprendo la Conferenza di programma, ha introdotto il Piano del lavoro con le proposte dell'organizzazione sindacale per creare occupazione, potenziare il welfare e rilanciare il Sud. "Una proposta compiuta - del valore di circa 60 miliardi di euro annui tra il 2013 e il 2015 - che mettiamo a disposizione del paese”, ha spiegato Camusso.

Priorità

"Imperativo categorico è creare lavoro, definendolo come buon lavoro qualificato", ha detto il segretario, percorrendo le priorità del Piano. Tra queste, l'occupazione dei giovani, la cancellazione dell'art. 8 della finanziaria Tremonti sulla contrattazione collettiva, la soluzione del problema degli esodati.

Il welfare è uno dei temi cardine del documento, cui la Cgil chiede di destinare tra 10 e 15 miliardi, anche per ridurre le disuguaglianze tra nord e Sud. E per il Sud la confederazione chiede un Piano straordinario di creazione diretta di lavoro, attraverso investimenti pubblici nei settori dell'energia, delle infrastrutture, della conoscenza, da finanziare prevalentemente con fondi europei.

Altro ambito strategico, il ruolo del settore pubblico nella gestione di politiche industriali e per l'innovazione, dalla valorizzazione del patrimonio artistico e culturale all'edilizia antisisimica, dalle reti digitali al trasporto pubblico, fino alla gestione dei rifiuti e alla tutela del territorio, soprattutto dal rischio idrogeologico.

Risorse

Le risorse necessarie all'attuazione del Piano - stimate dalla Cgil in 50-60 miliardi di euro l'anno – dovrebbero venire prevalentemente (circa 40 miliardi annui) dalla riforma del sistema fiscale. Tra le proposte, l'introduzione della patrimoniale. Non di una tassazione straordinaria - chiarisce Camusso - , ma di un'imposta strutturale sulle grandi ricchezze e i grandi patrimoni, per redistribuire il carico fiscale oggi troppo spostato lavoro.

Dalla riduzione dei costi della politica e dalla lotta agli sprechi di spesa pubblica dovrebbero venire, invece, 20 miliardi di euro, mentre il riordino delle agevolazioni alle imprese dovrebbe liberare 10 miliardi. Altri fondi potrebbero venire poi dall’utilizzo di una parte delle risorse delle fondazioni bancarie e dei fondi pensione, mentre una Banca nazionale d'investimento, da affiancare alla Cassa depositi e prestiti, dovrebbe finanziare progetti di sviluppo, infrastrutturali, per l'innovazione e sui beni comuni. Investimenti che andrebbero scorporati dal Patto di stabilità.