Fondi strutturali: Barca, presenta OpenCoesione a Bruxelles
Il ministro per la Coesione territoriale Fabrizio Barca incontra gli eurodeputati della commissione Sviluppo regionale del Parlamento europeo per fare il punto sullo stato di avanzamento del Piano Azione Coesione - con cui il dicastero ha riprogrammato 8 miliardi di fondi strutturali non spesi per destinarli a interventi nelle regioni della convergenza - e presentare il portale OpenCoesione: una finestra sugli investimenti finora realizzati con le risorse della programmazione 2007-2013.
Il portale - lanciato a luglio - utilizza i dati di monitoraggio sull’uso dei fondi Ue aggiornati ogni due mesi dalla Commissione europea e li rende accessibili, scorporandoli progetto per progetto, e scaricabili anche per finalità commerciali.
Si tratta in totale di 14 miliardi di euro di cofinanziamenti comunitari, cui corrispondono oltre 15 miliardi di fondi statali e 12,6 miliardi di fondi regionali. Il portale informa sul numero di progetti avviati, sulla quantità di risorse allocate per ciascuno e sui pagamenti effettivamente erogati, su soggetti attutori e tempistiche.
Ma qual è lo stato dell’arte dei fondi strutturali 2007-2013?
Per il periodo di programmazione l’Italia dovrebbe ricevere complessivamente 29 miliardi di euro - contro i 27,4 miliardi del periodo 2000-2006 - per gli obiettivi “convergenza” - cioè per le regioni Campania, Puglia, Calabria, Sicilia e Basilicata -, “competitività regionale e occupazione” e “cooperazione territoriale europea”.
Secondo gli ultimi dati divulgati dal Ministero della Coesione territoriale, a livello complessivo, è stato speso il 26% della dotazione per il settennato, con punte negative del 22 e anche del 14% in alcune regioni del Mezzoiorno. Vanno meglio le regioni della competitività, con una spesa media del 35%, ma comunque inferiore a quella Ue che si attesta al 45%.
I problemi alla radice di questo ritardo sono molteplici: carenze amministrative e nella gestione degli audit, vincoli del Patto di stabilità, lungaggini nella fase di controllo delle certificazioni di pagamento - che diventano veri e propri negoziati nel caso di progetti di valore superiore a 50 milioni di euro, per cui è prevista la verifica puntuale della Commissione europea -, ma anche il fatto che la fine di una programmazione si sovrapponga all’inizio della successiva, determinando un ritardo inevitabile.
Un ritardo grave, ma colmabile se si considera la tendenza ad accelerare verso la fine del settennato - lo stesso si è verificato nella scorsa programmazione 2000-2006, di cui tra tre-quattro mesi la Commissione Ue completerà la valutazione complessiva, in cui l’Italia è riuscita a spendere il 100% dei fondi - e il fatto che le spese siano ammissibili fino al 2015.
"Il target di maggio è stato raggiunto", spiega Barca durante la presentazione di OpenCoesione, ricordando che una forte accelerazione è stata impressa con la decisione, alla fine del 2011, di riallocare parte delle risorse non spese - inizialmente 6,4 miliardi di euro, poi 8 miliardi - per gestirle direttamente finanziando interventi nelle regioni della convergenza. Interventi cofinanziati dall’Ue al 75% e dall’Italia al 25%. La strategia del governo, denominata Piano Azione Coesione, sta già dando i primi frutti: "per quanto riguarda i fondi dedicati all’istruzione, spiega il ministro, il 70% è stato già impegnato e si è iniziato a spendere".
Buoni risultati sta dando anche il progetto Messaggeri, aggiunge Barca: 1700 ricercatori italiani ma attivi all'estero si sono candidati per trascorrere un periodo di insegnamento in Italia e decine di dipartimenti universitari del Sud sono già interessati ad accoglierli.