Manovra: al via il riordino dell'ICE
Cronaca di una fine annunciata: anche quest'anno l'ICE è tra gli enti pubblici nel mirino del Governo. Se l'estate scorsa l'emendamento alla manovra fu ritirato all'ultimo minuto, questa volta lo scenario appare sostanzialmente mutato. Il decreto legge per la stabilizzazione finanziaria, approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 30 giugno, prevede infatti una riforma corposa dell'ente.
Il "riordino" dell'Istituto per il Commercio Estero, attualmente guidato dall'ambasciatore Umberto Vattani, classe 1938, rientra in un disegno politico più ampio, che da un lato risponde a esigenze di razionalizzazione e di taglio dei costi, dall'altro a logiche prettamente politiche e di immagine.
Tra i fautori della razionalizzazione c'è il ministro degli Esteri, Franco Frattini.
Per il titolare della Farnesina, intervistato dal Sole24Ore, la soppressione dell'ICE rappresenta l'armonizzazione di un sistema che andava riformato. La strada definitiva della soppressione è stata quindi preferita a quella di un'autoriforma interna, sostenuta invece dal ministero per lo Sviluppo economico Romani.
Frattini promette che il personale sarà salvaguardato e che passerà integralmente al ministero di via Veneto. Sul fronte dei risparmi, il Governo punta a recuperare un terzo del budget dell'ICE, pari a 60 milioni di euro. 20 milioni, quindi, che da investire nella promozione del Made in Italy.
Al posto dell'Ice, Frattini prospetta la creazione di uno sportello unico: "un'autostrada che collega l'Italia con ciascuno dei Paesi dove va il made in Italy", che "non può che essere la sede dell'ambasciata". La cabina di regia nazionale avrà sede a Roma. Resterà poi solo un altro ufficio a Milano, al posto degli attuali 14. Previsti accorpamenti per gli uffici all'estero.
Una posizione gradita a Confindustria, su cui recentemente è tornato anche il suo presidente, Emma Marcegaglia: "Ci piace quello che è stato deciso sull'ICE", ma, evidenzia che "non c'é nulla sui costi della politica. Noi ce lo aspettavamo".
Preoccupazione è stata espressa dal personale dell'Isituto di via Liszt a Roma. Secondo un comunicato diffuso dai dirigenti dell'ICE "il previsto scioglimento non risponde ad esigenze di contenimento della spesa e non rientra in un riordino del comparto nell'interesse del mondo delle imprese". "Non si comprende - concludono i dirigenti - la motivazione della necessità e dell'urgenza che sottendono all'inclusione di tale soppressione, anche perché la delega ricevuta dal governo per attuare il riassetto delle disposizioni vigenti in materia di internazionalizzazione delle imprese, prevedeva 18 mesi, per la complessità della materia".
Preoccupati anche i 107 vincitori dell'ultimo concorso bandito dall'ICE. Solo quattro di loro, finora, avrebbero preso servizio.
In un appello alle forze parlamentari, la rappresentanza sindacale dell'Ice (CGIL, CISL e UIL) afferma che "La trasformazione dell’Istituto in struttura del Ministero dello Sviluppo Economico, con relativa sotoposizione ai regolamenti di amministrazione e contabilità pubblica, non più civilistico-industriale, renderà del tutto impossibile lo svolgimento dell’attività promozionale a favore delle imprese e del Made in Italy".
Tra chi difende l'operato dell'Istituto c'è il neosindaco di Torino, Piero Fassino, secondo il quale si tratta di "una liquidazione vera e propria che non produrrà alcun significativo risparmio e invece indebolirà pericolosamente la proiezione del sistema Italia sui mercati esteri".
Senza esprimere un giudizio netto sulla riforma in questione, Rete imprese Italia chiede che il nuovo assetto dell'Ice disegnato dalla manovra riconosca un ruolo di effettiva partecipazione alle Pmi.
Sulla sorte dell'Ice deciderà il dibattito parlamentare. Il testo definitivo del decreto è stato trasmesso oggi al Quirinale.