UE e Giappone: primi passi nel processo di abbattimento delle frontiere
Sabato 28 maggio, l’Unione Europea e il Giappone hanno avuto un incontro bilaterale a Bruxelles per lanciare un “pre-negoziato” in vista della firma del trattato di libero scambio. Le trattative vere e proprie inizieranno solo dopo questa fase preliminare, che si prevede possa durare dai 6 ai 9 mesi. Nel frattempo, la Commissione Europea ha preso l’impegno di ottenere un mandato da parte degli Stati membri per iniziare formalmente il dialogo.Il Giappone ha accettato di negoziare sulle questioni che, in passato, hanno sempre creato frizioni nei rapporti bilaterali con l’UE, incluse quelle sui confini privi di dazio, sugli investimenti esteri e sull’approvvigionamento pubblico.
Sebbene il paese asiatico imponga tasse basse sulle merci importate, il suo mercato continua ad essere molto chiuso a causa di una grande quantità di impedimenti legali. Altrettanto limitati risultano gli investimenti esteri, che sono i più bassi tra tutti i membri dell’Organisation for Economic Co-operation and Development (OECD). Secondo l’Istat, inoltre, tra il 2007 e il 2010 tali investimenti sono ulteriormente diminuiti di un miliardo e mezzo di euro.
All’interno dell’Unione Europea, la prospettiva di accedere ad un mercato blindato come quello giapponese produce pareri contrastanti. Da un lato vi è chi la vede come un traguardo agognato da tempo, dall’altro vi sono i protezionisti, da sempre scettici rispetto all’abbattimento delle frontiere.
Dopo l’accordo tra UE e Corea del Sud, avvenuto a dicembre 2010, il Giappone sente ancor di più l’urgenza di concordare con l’Europa un’intesa sul libero scambio al fine di contrastare la concorrenza di Seoul. Lo stesso Naoto Kan, primo ministro giapponese da giugno 2010, vede nell’accordo con l’UE un modo per aumentare il consenso politico, in forte caduta dopo il terremoto e lo tsunami del marzo scorso. Infine, un esito positivo delle trattative potrebbe alleggerire la crisi economica che ha colpito il paese negli ultimi mesi.
A dimostrazione di un impegno più concreto nella risoluzione delle questioni di mercato, il governo giapponese ha proposto Tokyo come sede del vertice annuale del Fondo monetario e della Banca mondiale per il 2012. In proposito, il ministro delle finanze Yoshihiko Noda ha dichiarato che questo sarebbe il modo più efficace per mostrare gli sforzi fatti dal paese a livello di ricostruzione e per ribadire l’importanza dell’Asia nel mercato globale.