Per il G20 L'italia non rientra tra i 7 paesi "sistemici"
Sono Stati Uniti, Giappone, Germania, Francia, Gran Bretagna, Cina e India, secondo i ministri delle finanze del G20 e i governatori delle banche centrali, le sette economie "sistemiche" che fanno da ago della bilancia e che possono determinare degli squilibri nella crescita mondiale. Ognuna di esse rappresenta più del 4 percento del PIL mondiale. Tra queste l'Italia non figura.
Alla fine della riunione a Washington, lo scorso 15 marzo, i ministri hanno trovato un accordo sulla metodologia che permetterà di individuare quegli aspetti delle politiche economiche in grado di minacciare una crescita mondiale sostenibile, equilibrata e durevole. Tale metodo si avvale sulla serie di indicatori economici selezionati lo scorso febbraio al summit di Parigi.
Tra questi troviamo: il debito e il deficit pubblici; il debito e il risparmio privato; e gli squilibri esterni che comprendono la bilancia commerciale, i flussi di investimento, tenendo in considerazione anche i tassi di cambio, oltre che le politiche fiscali e monetarie.
L'approccio statistico impiegato prende come riferimento il periodo 1990-2004, che storicamente ha preceduto l'accumulazione dei grandi squilibri dell'economia mondiale.
Ora tocca ai sette "nominati" analizzare le proprie politiche economiche e trovare delle soluzioni. Le misure di correzione saranno concertate in occasione della prossima riunione del G20 in ottobre, a Parigi e poi al summit di Cannes, a novembre.
L'accordo di Washington costituisce un passo ulteriore verso una crescita forte, durevole ed equilibrata in tutto il mondo (i cosiddetti "statements" di Pittsburgh). Gli obiettivi sono chiari: ridurre il deficit degli Usa, far sì che la Cina passi da una crescita trainata dalla esportazioni a una crescita spinta dalla domanda interna. Infine, aumentare i consumi nei paesi ricchi di risorse naturali ed energetiche.
A livello globale i membri del G20 si impegnano a fornire delle cifre più affidabili e aggiornate sullo stato della loro produzione di petrolio (per i paesi che ne possiedono) o sulle loro riserve.