Elezioni comunali: doppia preferenza per chi vota una donna
Chi decide di votare per una donna alle elezioni comunali potrà esprimere due preferenze. Lo prevede un disegno di legge, presentato dal ministro Carfagna e approvato dall’ultimo Consiglio dei ministri, che mira ad assicurare le pari opportunità nell’elezione dei consigli comunali e a garantire l’equilibrio di genere nella costituzione delle commissioni dei concorsi per l’accesso al lavoro nella pubblica amministrazione.
Attualmente, infatti, nel 32% dei Comuni sono presenti esclusivamente assessori di sesso maschile.
Quando la legge sarà approvata si potranno esprimere due preferenze - e non soltanto una – nel caso si decida di votare una donna oltre che un uomo, o viceversa. Chi dovesse dare entrambi i voti a due uomini vedrà annullarsi la seconda preferenza. La norma però non sarà valida per la tornata amministrativa di maggio, a causa della lunghezza dell’iter parlamentare che il testo dovrà affrontare.
Il testo (che sarà reso pubblico nei prossimi giorni) obbliga inoltre le pubbliche amministrazioni a dare un’adeguata rappresentanza alle donne nelle giunte ed inoltre impone l'obbligo di riservare il 33% dei posti al genere sottorappresentato nelle liste.
Per Mara Carfagna: "La libertà di voto dell'elettore resta quindi invariata e viene, anzi, ampliata di un'opportunità, aggiuntiva e facoltativa: non si prevede, infatti, una quota di genere, frutto di un automatismo. Si tratta, piuttosto, di una norma antidiscriminatoria volta a realizzare un principio di parità formalmente sancito, ma non adeguatamente compiuto".
Il ddl è stato accolto in modo bipartisan. Secondo Roberta Agostani, portavoce della conferenza delle donne del Pd "è un fatto positivo che dal ministro Carfagna, nell'ambito di un governo davvero poco amico delle donne, sia arrivato almeno un tentativo di rimediare al problema dello squilibrio della rappresentanza femminile. La proposta del ministro per la pari opportunità si pone nel solco delle proposte e le battaglie del Partito Democratico".
Questo, invece, il commento di Enrico Letta, vicesegretario del Partito Democratico: "il ddl è un segnale di apertura in direzione delle pari opportunità. Un segnale che però stride, nel merito e nella tempistica, con le recenti nomine fatte dal governo, con le quali si sono tenute le donne fuori dai Cda delle imprese partecipate, con l'eloquente eccezione di Maria Grazia Siliquini, designata per ben meno nobili motivi".
La dichiarazione di Letta va contestualizzata nel quadro delle polemiche che hanno accompagnato la designazione Maria Grazia Siliquini nel board delle Poste Italiane. Nei giorni scorsi, infatti, alcuni membri dell’opposizione hanno messo in relazione la nomina della deputata (che attualmente fa parte del gruppo parlamentare di Iniziativa Responsabile) con la scelta di lasciare Futuro e Libertà per votare la fiducia a Berlusconi.