Il G20 vuole riportare fiducia sui mercati mondiali

EuroI governi devono rimettere ordine alle loro finanze pubbliche per riportare la calma sui mercati finanziari scossi dalla crisi di bilancio recentemente emersa in Europa. Ad affermarlo, lo scorso 5 giugno, i ministri delle Finanze del G20 che riunisce le prime venti potenze economiche mondiali.

In un comunicato pubblicato al termine di un summit di due giorni a Busan, Corea del Sud, si afferma di voler ristabilire la fiducia nei mercati ed impegnarsi a promuovere la ripresa economica mondiale.

Secondo il G20 – che si riunirà nuovamente il 26 e il 27 giugno 2010 - la ripresa dell’economia mondiale è più vicina di quanto si potesse pronosticare, anche se a ritmi diversi a seconda delle regioni e dei paesi che vengono presi in considerazione, ma la recente volatilità dei mercati finanziari ha indicato le nuove sfide che restano da affrontare.

Pur senza menzionare i problemi della zona euro, il comunicato del G20 afferma: “Gli ultimi eventi sottolineano l’importanza di rivitalizzare le finanze pubbliche e la necessità per i paesi di mettere in campo delle misure credibili in favore della crescita, ma anche di assicurare una stabilità di budget anche in funzione delle peculiarità nazionali”.

Continua il comunicato: “I paesi che hanno dovuto confrontarsi con le grandi sfide legate al bilancio devono accelerare il ritmo del processo di consolidamento. Apprezziamo le recenti dichiarazioni rilasciate da alcuni paesi che hanno deciso di ridurre il loro deficit nel 2010 e di rafforzare bilancio e istituzioni”.

L’euro ha sfiorato, i primi di giugno, il livello più basso nei confronti del dollaro negli ultimi dieci anni e l’Ungheria, a causa del suo debito pubblico, sembra seguire la china della Grecia, nonostante non abbia ancora adottato l’euro.

I ministri delle Finanze del G20 hanno inoltre “seppellito” l’ipotesi di creare una tassa bancaria mondiale. L’idea di questa tassa consisteva nella costituzione di un fondo di urgenza che potesse finanziare le future operazioni di salvatagggio del settore bancario. Ma quei paesi che non hanno conosciuto il fallimento bancario – il Canada, l’Australia, l’India e il Brasile – si sono opposti a questa proposta.

In una lettera ai suoi omologhi del G20, il segretario americano del Tesoro, Timothy Geithner, ha sottolineato che la messa in campo del piano di sostegno da 750 miliardi di euro deciso dall’Europa sarà in grado di limitare i rischi. Geithner, però, non si è risparmiato un altolà: per preservare il potenziale di crescita, le altre economie del pianeta dovranno compensare il calo del consumi americani, che dedicano una parte crescente delle loro entrate al risparmio. Un contesto simile a quello europeo e giapponese.

In un comunicato i ministri delle Finanze e principali banchieri mostrano di essersi messi d’accorso sul principio secondo cui toccherà alle banche accollarsi il costo dei piani di salvataggio e di recupero pilotati dai governi, qualora questi piani si rendano necessari. Un secco no, quindi, alla creazione di fondi d’urgenza preventivi finanziati da una tassa bancaria.