Elkann (Fiat): le imprese europee reagiscano e si rinnovino
John Elkann, presidente della holding Exor e vicepresidente Fiat, coordina assieme ad Antoine Bernheim il forum delle imprese italo-francesi. Con questa funzione ha partecipato oggi a un summit all’Eliseo alla presenza di Nicolas Sarkozy e Silvio Berlusconi. Nelle stesse ore Exor ha pubblicato gli emolumenti dei suoi vertici, compreso quello del trentaquattrenne Elkann, pari a 1 milione di euro nel 2009. Il quotidiano finanziario “Les Echos” lo ha incontrato in occasione del suo soggiorno a Parigi. Pubblichiamo la traduzione di uno stralcio dell’intervista.
Un anno fa la Francia e l’Italia hanno siglato un accordo storico per il nucleare. Per le imprese quali sono i grandi temi del 2010?
I grandi temi restano il nucleare e la difesa. Al Forum delle Imprese Antoine Bernheim farà il punto sui rapporti economici tra le due sponde del Mediterraneo. Per quel che mi riguarda parlerò dei temi legati all’ambiente. Ora che la crisi si sta allontanando, le imprese devono innovare per impegnarsi nello sviluppo durevole. I problemi sono noti, ma nessuno ha una soluzione per raggiungere gli obiettivi sul clima fissati a Copenhagen. Tocca ai politici dare l’impulso, ma gli imprenditori devono agire.
La sostenibilità ambientale è un tema pertinente in questo periodo di ripresa lenta dell’economia?
Me ne sono reso conto recentemente a Chengzen. E’ la città cinese più innovativa nei settori dell’informatica, delle telecomunicazioni e delle tecnologie verdi. Posso assicurare che lì il numero dei brevetti legati all’ambiente è impressionante, grazie all’impulso della prossima esposizione universale che si svolgerà a Shanghai ad ottobre. I cinesi, così come gli americani lo furono un tempo, devono rappresentare un esempio per noi. E’ ora che bisogna agire ed inventare.
Il futuro dell’automobile passa per il motore elettrico?
Dipenderà dal modo in cui si produce l’elettricità. Se bisogna bruciare combustibile, il bilancio energetico sarebbe negativo in caso di veicoli pesanti. Alla Fiat abbiamo raggiunto ottimi risultati lavorando sui motori a combustione e sui veicoli leggeri.
Il ritorno al nucleare in Italia può risolvere questo dilemma?
Rappresenta probabilmente un passo nella buona direzione assieme allo sviluppo di fonti alternative, come il solare e l’eolico.
Per le imprese non è contraddittorio reclamare da un lato il sostegno all’innovazione e dall’altro un risanamento delle finanze pubbliche?
Bisogna chiaramente affrontare le questioni strutturali, come il costo delle amministrazioni, il peso del debito o il finanziamento delle pensioni. Tutto questo è prioritario, ma credo anche che gli Stati abbiano dei margini di manovra per investire nel futuro. In Italia, comunque, è da sottolineare il rigore con cui il governo ha gestito i conti pubblici negli ultimi mesi.
Temete un contagio della crisi greca in Italia?
Sfortunatamente la crisi greca ha rivelato le défaillances del sistema euro. Gli Stati membri si rendono conto troppo tardi che è indispensabile elaborare delle politiche economiche e fiscali.
Intravede dei segnali concreti di ripresa?
Mi sembra che gli Stati Uniti stiano andando bene grazie alle misure varate da Obama. Lo stesso discorso vale per i paesi emergenti. Dall’inizio dell’anno sono stato in Cina, in India e in Brasile, dove ho visto chiaramente dei segnali di crescita. In Europa la situazione ha smesso di peggiorare, ma per l’automobile, a livello di vendite, il 2010 sarà un anno peggiore rispetto al 2009. Il crollo dei mercati è in linea con le nostre attese, ma è difficile sapere a che livello si stabilizzeranno le vendite.
L’amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, parla spesso dei problemi dell’Europa.
L’industria automobilistica produce per i due terzi delle sue capacità. Gli investimenti aumentano soprattutto per ragioni legate alla sicurezza e all’ambiente. La divisione dei costi rappresenta un grande vantaggio economico, secondo una filosofia alla base dell’accordo tra Renault-Nissan et Daimler, ma anche tra Fiat e Chrysler.
L’aggressività dei costruttori cinesi vi fa temere la scomparsa di una parte dell’industria europea?
Il mercato cinese è il più grande al mondo per quanto riguarda le nuove vetture. E’ una realtà a cui dobbiamo adattarci.
Gli europei sono abbastanza presenti in Cina?
Salvo Volkswagen, che è la più presente in Cina e che va rafforzandosi in India grazie ad un accordo con Suzuki e salvo Fiat in Brasile, gli europei hanno delle posizioni insufficienti nei paesi emergenti. I risultati del 2009 provano che coloro che si sono posizionati in questi mercati hanno raggiunto i maggiori risultati rispetto a tutti gli altri. Ne ho discusso recentemente anche con Confindustria.
I grandi temi restano il nucleare e la difesa. Al Forum delle Imprese Antoine Bernheim farà il punto sui rapporti economici tra le due sponde del Mediterraneo. Per quel che mi riguarda parlerò dei temi legati all’ambiente. Ora che la crisi si sta allontanando, le imprese devono innovare per impegnarsi nello sviluppo durevole. I problemi sono noti, ma nessuno ha una soluzione per raggiungere gli obiettivi sul clima fissati a Copenhagen. Tocca ai politici dare l’impulso, ma gli imprenditori devono agire.
La sostenibilità ambientale è un tema pertinente in questo periodo di ripresa lenta dell’economia?
Me ne sono reso conto recentemente a Chengzen. E’ la città cinese più innovativa nei settori dell’informatica, delle telecomunicazioni e delle tecnologie verdi. Posso assicurare che lì il numero dei brevetti legati all’ambiente è impressionante, grazie all’impulso della prossima esposizione universale che si svolgerà a Shanghai ad ottobre. I cinesi, così come gli americani lo furono un tempo, devono rappresentare un esempio per noi. E’ ora che bisogna agire ed inventare.
Il futuro dell’automobile passa per il motore elettrico?
Dipenderà dal modo in cui si produce l’elettricità. Se bisogna bruciare combustibile, il bilancio energetico sarebbe negativo in caso di veicoli pesanti. Alla Fiat abbiamo raggiunto ottimi risultati lavorando sui motori a combustione e sui veicoli leggeri.
Il ritorno al nucleare in Italia può risolvere questo dilemma?
Rappresenta probabilmente un passo nella buona direzione assieme allo sviluppo di fonti alternative, come il solare e l’eolico.
Per le imprese non è contraddittorio reclamare da un lato il sostegno all’innovazione e dall’altro un risanamento delle finanze pubbliche?
Bisogna chiaramente affrontare le questioni strutturali, come il costo delle amministrazioni, il peso del debito o il finanziamento delle pensioni. Tutto questo è prioritario, ma credo anche che gli Stati abbiano dei margini di manovra per investire nel futuro. In Italia, comunque, è da sottolineare il rigore con cui il governo ha gestito i conti pubblici negli ultimi mesi.
Temete un contagio della crisi greca in Italia?
Sfortunatamente la crisi greca ha rivelato le défaillances del sistema euro. Gli Stati membri si rendono conto troppo tardi che è indispensabile elaborare delle politiche economiche e fiscali.
Intravede dei segnali concreti di ripresa?
Mi sembra che gli Stati Uniti stiano andando bene grazie alle misure varate da Obama. Lo stesso discorso vale per i paesi emergenti. Dall’inizio dell’anno sono stato in Cina, in India e in Brasile, dove ho visto chiaramente dei segnali di crescita. In Europa la situazione ha smesso di peggiorare, ma per l’automobile, a livello di vendite, il 2010 sarà un anno peggiore rispetto al 2009. Il crollo dei mercati è in linea con le nostre attese, ma è difficile sapere a che livello si stabilizzeranno le vendite.
L’amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, parla spesso dei problemi dell’Europa.
L’industria automobilistica produce per i due terzi delle sue capacità. Gli investimenti aumentano soprattutto per ragioni legate alla sicurezza e all’ambiente. La divisione dei costi rappresenta un grande vantaggio economico, secondo una filosofia alla base dell’accordo tra Renault-Nissan et Daimler, ma anche tra Fiat e Chrysler.
L’aggressività dei costruttori cinesi vi fa temere la scomparsa di una parte dell’industria europea?
Il mercato cinese è il più grande al mondo per quanto riguarda le nuove vetture. E’ una realtà a cui dobbiamo adattarci.
Gli europei sono abbastanza presenti in Cina?
Salvo Volkswagen, che è la più presente in Cina e che va rafforzandosi in India grazie ad un accordo con Suzuki e salvo Fiat in Brasile, gli europei hanno delle posizioni insufficienti nei paesi emergenti. I risultati del 2009 provano che coloro che si sono posizionati in questi mercati hanno raggiunto i maggiori risultati rispetto a tutti gli altri. Ne ho discusso recentemente anche con Confindustria.
La Fiat verrà quotata in Borsa?
La questione verrà trattata il 21 aprile, quando Fiat annuncerà il suo piano quinquennale.
(a cura di Alessandra Flora)