Decreto ristori: fino al 15 gennaio 2021 si possono richiedere i contributi a fondo perduto
Dal 20 novembre si possono inviare le richieste di accesso agli aiuti previsti dal decreto Ristori 1 e Ristori bis. Possono presentare domanda coloro che non hanno avuto accesso automatico ai contributi a fondo perduto, vale a dire chi non aveva fatto richiesta di accesso ai contributi previsti dal decreto Rilancio o non rispettava i requisiti previsti.
> Tutte le misure previste dal decreto Ristori
Dopo aver superato a fatica il lockdown primaverile, la seconda ondata trova stremate le imprese più piccole. Il decreto Ristori (dl 137-2020 pubblicato in Gazzetta ufficiale il 28 ottobre) e il decreto Ristori bis, accorpati durante l’esame in corso nelle commissioni competenti del Senato, intendono indennizzare le categorie più colpite dalle restrizioni imposte per frenare l'aumento dei contagi e dall’ultimo Dpcm.
Tra questi bar, pasticcerie, palestre, piscine, ma anche alberghi, discoteche e le sale gioco. Qui la lista completa delle imprese che riceveranno i ristori.
Come funziona il ristoro a fondo perduto
Chi aveva già presentato domanda di accesso ai contributi a fondo perduto previsti dal decreto Rilancio ha diritto al ristoro in automatico e ha già iniziato a ricevere l'accredito direttamente sul conto corrente.
In base ai dati forniti il 7 novembre dall'Agenzia delle Entrate, si tratta di una somma di circa 1 miliardo di euro, accreditata in automatico a 211.488 imprese.
Come presentare domanda per i contributi a fondo perduto
Chi invece non aveva fatto richiesta di accesso al sostegno a fondo perduto o non rispettava i requisiti previsti (come nel caso delle aziende con un volume di affari superiore a 5 milioni), deve presentare domanda all’Agenzia delle Entrate dal 20 novembre al 15 gennaio.
In un provvedimento firmato dal direttore dell’Agenzia Ernesto Maria Ruffini è stato approvato il modello “Istanza per il riconoscimento del contributo a fondo perduto decreti ristori e ristori bis” per l’indennizzo degli operatori colpiti dalla chiusura delle attività, con le relative istruzioni di compilazione.
L’istanza deve essere predisposta e inviata in modalità elettronica, tramite le procedure rese disponibili dall’Agenzia, per i contribuenti che non avevano presentato l’istanza al precedente contributo previsto dal decreto “Rilancio”.
L'Agenzia delle Entrate ha predisposto anche una guida per illustrare agli operatori economici le modalità di erogazione e ogni aspetto relativo ai benefici previsti dai due decreti.
A chi vanno i contributi a fondo perduto del decreto Ristori: i codici Ateco
Sono quattro le fasce di aiuto individuate nel decreto Ristori:
- 100% delle somme già incassate con il dl Rilancio per gli esercizi e le attività costretti a chiudere alle 18 (pasticcerie o gelaterie);
- 150% per chi ha subito un danno parziale, come i ristoranti, che a pranzo sono aperti e la sera possono lavorare con il servizio di asporto;
- 200% per le categorie più danneggiate, vale a dire quelle attività costrette a chiudere: cinema, teatri, palestre, piscine, sale giochi, scommesse o bingo, centri termali, centri benessere e fiere;
- 400% per le attività chiuse ancor prima del Dpcm del 24 ottobre (sale da ballo e discoteche).
Ad esempio un ristorante che aveva ricevuto 2.600 euro dal contributo a fondo perduto previsto dal decreto Rilancio, con il nuovo meccanismo vedrà aumentare di 1,5 volte tale importo, arrivando fino a 4.000 euro.
La platea dei beneficiari includerà anche le imprese con fatturato maggiore di 5 milioni di euro (con un ristoro pari al 10% del calo del fatturato).
Ad identificare nel dettaglio la platea dei soggetti e delle attività ammesse al fondo perduto sono i codici Ateco contenuti nell'allegato 1 del decreto:
Il contributo spetta a condizione che l'ammontare del fatturato e dei corrispettivi del mese di aprile 2020 sia inferiore ai due terzi dell'ammontare del fatturato e dei corrispettivi del mese di aprile 2019. Ma anche in assenza dei requisiti di fatturato hanno diritto al contributo i soggetti beneficiari (che quindi rientrano nei codici ateco individuati) che hanno attivato la partita IVA a partire dal 1° gennaio 2019.
In ogni caso il contributo non può superare i 150mila euro.