Pmi europee: e' tempo di ridefinire la flexisecurity
Nel corso dell'evento le parti sociali hanno raggiunto un accordo quadro nel quale si impegnano a intraprendere azioni concrete per aiutare le categorie svantaggiate a entrare e a restare sul mercato del lavoro. Gli ambiti in cui prendere delle misure urgenti sono la formazione professionale, l’apprendistato, il recruitment, la trasparenza e l’informazione sulle competenze e i programmi formativi. D’altro canto le pmi europee hanno affermato che la priorità europea della flexisecurity deve essere ridefinita, se i dirigenti europei vogliono realmente uscire dalla crisi. “Non c’è tempo da perdere – ha dichiarato Liliale Volozinskis, responsabile Affari sociali dell’UEAPME, associazione rappresentativa delle pmi europee - Le pmi avvertono il bisogno urgente di ripensare i principi di flexisecurity e di adattarli alla crisi. Attualmente la metà dei lavoratori europei non ha nessun tipo di flessibilità all’interno del proprio contratto di lavoro, mentre l’altra metà ha un contratto troppo flessibile. Per questi ultimi non esiste alcuna sicurezza sul lavoro e il 2010 rappresenta un anno particolarmente a rischio.
In particolare è necessario incrementare e migliorare le attività formative per le pmi. In paesi come la Germania, ad esempio, dove sono stati messi in piedi dei programmi di lavoro a breve termine per evitare la disoccupazione di massa, è d’obbligo che i lavoratori siano capaci di combinare le ore di lavoro con un buon programma di formazione.
Senza questi miglioramenti qualitativi nell’UE si profila un lungo periodo di debolezza per il mercato del lavoro. Un'altra questione da affrontare è quella della transizione da un impiego all’altro. In tempo di crisi è fondamentale far sì che un lavoratore possa riqualificarsi attraverso un altro impiego anche all’interno della stessa azienda. La Francia in questo è rimasta piuttosto indietro, in quanto le misure di formazione e di transizione basate su programmi di lavoro a breve termine sono troppo complesse rispetto, ad esempio, a quelle attuate in Germania e in Austria, dove le parti sociali sono più reattive.
Oltre le singole posizioni, la creazione di posti di lavoro rappresenta la priorità numero uno per l’Unione Europea. Dopo il summit tripartitico il presidente della Commissione UE, José Manuel Barroso ha dichiarato: “ Non possiamo e non dobbiamo lasciare che la disoccupazione si trasformi in una disoccupazione a lungo termine e apra le porte all’esclusione sociale”.
(Alessandra Flora)