Il futuro del Green Deal e della politica industriale europea nel discorso sullo Stato dell'Unione
Nel suo ultimo discorso sullo Stato dell’Unione prima delle elezioni europee, Ursula von der Leyen ribadisce la centralità del Green Deal e cerca di dettare la rotta della politica industriale dell’UE proponendo di potenziare i finanziamenti europei per l’energia e le tecnologie chiave. Ma per farlo la presidente della Commissione europea avanza una richiesta al Parlamento: “la proposta di bilancio sia approvata in tempi rapidi”.
STEP, la piattaforma per le tecnologie strategiche
Lo State of the Union di quest’anno serve a Ursula von der Leyen per tirare le somme di quanto finora e a ribadire la bontà delle strategie adottate dalla Commissione da lei presieduta. Primo tra tutti il Green Deal, la cui attuazione pratica rischia, secondo alcuni, di arenarsi. Dopo che Frans Timmermans ha lasciato il posto da commissario responsabile del piano ambientale ed energetico europeo per candidarsi alle elezioni olandesi, i dubbi sul futuro del Green Deal sono sempre più pressanti nei corridoi di Bruxelles.
Come da attese, quindi, nel SOTEU non poteva mancare una rassicurazione in tal senso:
“Quattro anni fa abbiamo risposto alle sfide della Storia con il Green Deal europeo”, un piano che “è scaturito dalla necessità di proteggere il nostro pianeta, ma è stato concepito anche come un'opportunità per preservare la nostra prosperità futura”. E, sottolinea ancora Ursula von Der Leyen, “abbiamo trasformato l'agenda per il clima in un'agenda economica” e “abbiamo dato un segnale chiaro della direzione da prendere per gli investimenti e l'innovazione”.
Segnali, aggiunge la presidente dell’Esecutivo UE, cui l’industria ha risposto con convinzione “confermando che modernizzazione e decarbonizzazione possono andare di pari passo”. Per questo, rassicura von der Leyen, “ora che entriamo nella prossima fase del Green Deal europeo, c'è una cosa che non cambierà mai: continueremo a sostenere l'industria europea durante questa transizione”.
La presidente della Commissione europea punta quindi dritta sul tema centrale del suo discorso: definire la rotta della strategia industriale europea.
“Abbiamo iniziato con un pacchetto di misure che comprende la normativa sull'industria a zero emissioni nette e quella sulle materie prime critiche. Con la nostra strategia industriale analizziamo i rischi e le esigenze di ciascun ecosistema coinvolto in questa transizione. Dobbiamo completare questo lavoro. E per questo dobbiamo sviluppare un approccio per ciascun ecosistema industriale. A partire da questo mese, terremo quindi una serie di dialoghi sulla transizione pulita con l'industria”.
Il primo esempio pratico lo fa guardando al settore energetico e in particolare all’industria eolica, che sta attraversando un periodo critico dovuto (tra le altre ragioni) all’inflazione che fa levitare i prezzi dei componenti e dei materiali necessari per costruire le pale eoliche, e all’aumento dei tassi di interesse che ha fatto lievitare i costi finanziari degli investimenti nei progetti eolici offshore a livello globale.
Un "insolito insieme di problemi”, come lo descrive von der Leyen che annuncia l’arrivo di un pacchetto europeo per l’energia eolica. Non dice ancora cosa ci sarà all’interno ma dà qualche anticipazione: “accelereremo ulteriormente le procedure di autorizzazione, miglioreremo i sistemi d'asta in tutta l'UE, ci concentreremo sulle competenze, sull'accesso ai finanziamenti e su catene di approvvigionamento stabili”.
Un approccio che vale per l’eolico ma che Bruxelles vuole estendere a tutti i settori e che va a braccetto con un altro punto focale del discorso sullo Stato dell’Unione, quello relativo agli approvvigionamenti e alle tecnologie critiche, indispensabili per la transizione energetica.
Se nello State of the Union dello scorso anno von der Leyen aveva annunciato la nascita di un fondo sovrano europeo per rafforzare l’autonomia strategica dell’UE, ora i piani di Bruxelles sono cambiati e il mirino punta su uno strumento che dovrebbe, almeno in linea teorica, anticipare il fondo sovrano. Si tratta di STEP, la piattaforma per rafforzare la produzione di tecnologie emergenti critiche, che la presidente della Commissione vorrebbe rafforzare.
Lo dice chiaramente nel suo discorso di oggi:
la “politica industriale europea richiede anche finanziamenti europei comuni. Per questo motivo, nell'ambito della proposta di revisione del bilancio, abbiamo lanciato la piattaforma STEP, con cui potremo incrementare, mobilitare e orientare i fondi dell'UE per investire in qualsiasi tipo di prodotto: dalla microelettronica all'informatica quantistica fino all'intelligenza artificiale, come pure dalle biotecnologie alle tecnologie pulite”.
Ma affinché STEP sia rafforzato servono risorse, per questo la numero uno della Commissione chiede che “la proposta di bilancio sia approvata in tempi rapidi”.
Oltre ai soldi servono alleati, soprattutto davanti a strozzature lungo le catene di approvvigionamento globali come quelle dovute alle restrizioni sulle esportazioni dalla Cina di gallio e germanio, elementi essenziali per produrre semiconduttori e pannelli solari. Ursula von der Leyen ne approfitta quindi per ribadire l’importanza di alleati strategici come gli Stati Uniti, Giappone e Australia e per sottolineare la disponibilità dell’Unione Europea a collaborare con un numero sempre maggiore di Paesi.
Allo stesso tempo, per salvaguardare la competitività europea, Bruxelles si prepara a difendersi da pratiche distorsive del mercato. È il caso delle auto elettriche, un mercato potenzialmente florido per l’UE ma messo a rischio dalla Cina.Per questo, annuncia von der Leyen, la Commissione avvierà un'inchiesta antisovvenzioni per difendersi dal Dragone, che grazie alle ricche sovvenzioni statali mantiene i prezzi artificalmente bassi, drogando così il mercato.