L’EIC Accelerator e STEP: quel travaso di fondi Horizon che non convince del tutto
Il funzionamento di STEP (Strategic Technologies for Europe Platform) per il finanziamento delle tecnologie critiche, prevede il coinvolgimento anche dello European Innovation Council (EIC), il programma UE che sostiene l’innovazione. Tale coinvolgimento passa però per un travaso di fondi dal Pillar II di Horizon Europe (che funziona molto bene) all’EIC (che invece ha alcune criticità), suscitando diverse perplessità tra gli addetti ai lavori.
Che cos'è STEP e come sostiene le tecnologie critiche del futuro
Anche se il tema è sicuramente molto tecnico, le sue conseguenze sono in realtà molto concrete. Da un lato, infatti, si tratta di supportare la corsa dell’UE per assicurarsi la leadership in alcune delle tecnologie chiave del futuro su cui si baserà sempre più la competitività dei sistemi industriali; dall’altro si tira in ballo Horizon Europe, il più grande programma europeo per la ricerca.
Il tutto prende forma all’interno del dibattito per la revisione del budget UE 2021-2027, una coperta che rischia di essere troppo corta, tirata com’è dalle sempre più numerose emergenze che si accavallano dentro e fuori i confini dell’UE.
STEP e la proposta di un nuovo comparto dell’’EIC Accelerator
Andiamo con ordine. Lanciata a giugno 2023 dalla Commissione UE, la Strategic Technologies for Europe Platform (STEP) ha l'obiettivo di sostenere gli investimenti europei nelle tecnologie critiche, chiamando a raccolta una serie di strumenti e programmi già esistenti come InvestEU, l’Innovation Fund, lo European Defence Fund e (appunto) Horizon Europe.
Fallito il tentativo di creare un vero e proprio Fondo sovrano per queste tecnologie, Bruxelles ha ripiegato su una proposta più conservativa che si poggia su strumenti esistenti adattandoli alle finalità della nuova Piattaforma, prevedendo alcune iniezioni di risorse aggiuntive e la riprogrammazione di molte di quelle esistenti.
E’ il caso soprattutto di Horizon Europe, al cui interno opera lo European Innovation Council (EIC) che - nei piani della Commissione - sarà chiamato a giocare un ruolo importante all’interno di STEP.
Sperimentato per la prima volta come azione pilota all’interno del settennato 2014-2020, lo European Innovation Council ha raggiunto la sua maturità e l’attuale forma dentro Horizon Europe. Il nuovo programma UE per la ricerca ha infatti previsto per la prima volta un pilastro ad hoc (il terzo) dedicato esclusivamente all’innovazione e suddiviso in tre comparti. Uno di loro è, appunto, lo European Innovation Council che, con un budget di 10 miliardi, punta a sostenere l’innovazione prodotta soprattutto startup e PMI, con particolare attenzione per le innovazioni pionieristiche (breakthrough), dirompenti (disruptive) e a contenuto estremamente avanzato (deep-tech) che potrebbero potenzialmente diventare innovazioni creatrici di mercato.
Per far ciò, l’EIC prevede tre schemi di finanziamento, incluso l’EIC Accelerator. Si tratta di uno schema pensato per aziende, start-up e spin-off che trattano innovazioni scientifiche o tecnologiche deep tech e che, in quanto tali, necessitano di finanziamenti significativi per un lungo periodo di tempo, prima che possano essere generati rendimenti. A loro, l’EIC Accelerator offre forme di finanziamento misto (soprattutto sovvenzioni a fondo perduto e strumenti di equity diretto o quasi-equity, prestiti convertibili) per supportare il market uptake, lo scaling up e il deployment delle innovazioni.
Ebbene, in tale contesto, la proposta su STEP prevede la creazione di un nuovo comparto STEP dell’EIC Accelerator, per fornire un “sostegno al solo capitale proprio alle PMI ad alto rischio non idonee al finanziamento bancario, comprese le start-up (...), potenziando le innovazioni pionieristiche nel settore delle tecnologie critiche sostenute dalla STEP”, si legge nella proposta UE. L’obiettivo è dunque quello di mobilitare investimenti privati, giocando di sponda con i finanziamenti complementari che potranno essere forniti dalla BEI e/o dagli Stati membri e sfruttando le numerose possibilità di sostenere il finanziamento del rischio ai sensi delle norme in materia di aiuti di Stato.
A questi, si aggiunge inoltre la complementarità che dovrebbe essere garantita anche con InvestEU, visto che l’EIC Accelerator dovrebbe investire solo in imprese con un profilo di rischio di investimento complementare a quello del sostegno InvetsEU.
Per mettere in pratica questo disegno, la Commissione prevede di assegnare all’EIC 2,6 miliardi di euro in più, di cui però solo 500 milioni costituiti da risorse “fresche”. Il resto dovrebbe arrivare dal secondo pilastro di Horizon Europe (800 milioni), dal ripescaggio di fondi per la ricerca non utilizzati (1,2 miliardi) e dall'uso dei rientri (100 milioni).
STEP: il travaso di fondi dal Pillar II di Horizon Europe all’EIC non piace molto
Ed è qui che si è avuta una levata di scudi da parte dei rappresentanti del mondo della ricerca e dell’innovazione. Lo spostamento di 800 milioni di euro dal secondo pilastro di Horizon Europe all’EIC è stato infatti definito da un'Associazione come EARTO (European Association of Research and Technology Organisations) "inaccettabile" e “controproducente”.
Nel suo paper di fine settembre, infatti, EARTO scrive: “il Pilastro II è il modello per un’eccellente ricerca collaborativa europea con un sostanziale significato di assorbimento da parte del mercato. Fornisce condizioni ottimali affinché i partner in tutta Europa e all’interno delle comunità nazionali possano riunirsi e portare avanti un’eccellente ricerca applicata”. Si tratta, sottolinea l'Associazione, di un Pilastro con “una consolidata esperienza di significativi contributi di RS&I” proprio “agli obiettivi politici che STEP intende sostenere”.
Di contro, prosegue il paper, “l’EIC è afflitto da vari problemi che ne ostacolano l’attuazione”, soprattutto sul fronte della proprietà intellettuale.
In tale contesto, conclude EARTO, “un taglio generalizzato del bilancio nel II Pilastro invierebbe un segnale sbagliato e rallenterebbe di fatto e potenzialmente impedirebbe lo sviluppo e l’adozione da parte del mercato delle tecnologie chiave. Non ci si può aspettare alcun effetto cumulativo positivo attraverso un taglio del bilancio del II Pilastro”.
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