Bankitalia: private placement, opportunita' di finanziamento per le imprese

Banca d'ItaliaUn paper della Banca d'Italia fa il punto sulle caratteristiche dei collocamenti privati di debito (private placement) e sugli ostacoli alla diffusione di questa modalità di finanziamento in Europa e in particolare in Italia.

Private placement

Nell'ambito del pacchetto per la creazione dell'Unione dei mercati dei capitali la Commissione europea ha proposto anche alcune misure per favorire lo sviluppo di un mercato europeo dei collocamenti privati di debito (private placement) in modo da stimolare il ricorso delle imprese al mercato obbligazionario.

Al momento non vi è una definizione unitaria di private placement: negli Usa, spiega infatti il paper di Bankitalia, l'espressione vale per qualsiasi titolo di debito che non sia oggetto di un’offerta pubblica di collocamento e quindi non registrato presso la Security Exchange Commission (SEC), mentre in Europa si applica a qualsiasi strumento di debito diverso dal prestito bancario che sia esente dall’obbligo del prospetto informativo imposto dalla direttiva Ue sui collocamenti pubblici.

In linea generale, lo studio a cura di Nicola Branzoli e Giovanni Guazzarotti definisce il private placement come uno strumento di finanziamento intermedio tra il prestito bancario e l’offerta pubblica di obbligazioni, che viene collocato attraverso un’offerta privata fatta a un gruppo ristretto di investitori qualificati, quali compagnie di assicurazione e fondi pensione. Un intermediario finanziario, detto arranger, ha il compito di trovare i potenziali investitori e di gestire il processo di emissione.

Vantaggi per le imprese

Secondo Branzoli e Guazzarotti, il private placement è più vantaggioso dell’obbligazione pubblica in virtù:

  • dei minori costi di emissione,
  • della maggiore flessibilità nella determinazione dei covenants del contratto, cioè delle clausole a tutela dei creditori,
  • dei volumi inferiori di debito collocato per singola emissione;
  • della minore liquidità dei titoli,
  • delle minori asimmetrie informative tra investitori e imprese.

Se invece lo si confronta con il prestito bancario, i costi di emissione risultano superiori, ma il beneficio è dato dal fatto che il private placement permette finanziamenti di dimensioni maggiori.

Diffusione e dimensione dei mercati dei private placement

Le dimensioni dei mercati dei private placement sono ancora contenute, soprattutto nei Paesi dell'Europa continentale che hanno sviluppato questi strumenti più tardi rispetto a quelli anglosassoni. Anche negli Stati Uniti, tuttavia, i private placement rappresentano solo il 4% delle emissioni obbligazionarie delle imprese, per un ammontare di circa 50 miliardi di dollari nel 2014.

Negli Usa i fondi provengono soprattutto da compagnie di assicurazioni statunitensi e canadesi e le emissioni riguardano prevalentemente società estere, di cui il 20% dal Regno Unito. Le imprese inglesi sono infatti tra le principali emittenti di private placement, in buona parte sul mercato statunitense, mentre i collocamenti sul mercato inglese nel 2014 sono stati pari a 7,7 miliardi di euro.

Per quanto riguarda i mercati dell'Europa continentale, lo studio si sofferma su quello francese, denominato Euro Private placement (Euro PP), che dal suo sviluppo nel 2012 è arrivato a collocare 10 miliardi di euro, e su quello tedesco degli Schuldschein, sottolineando però che si tratta di collocazioni che hanno la forma contrattuale del prestito, sottoscritti in buona parte dalle banche e con scadenze piuttosto brevi.

Quanto all'Italia, Branzoli e Guazzarotti contano 207 titoli esenti dal prospetto informativo richiesto dalla Consob per i collocamenti pubblici tra il 2012 e il 2014, di durata superiore a un anno (per escludere le cambiali finanziarie) e con un importo minimo di 300mila euro (per escludere i collocamenti molto piccoli). Si tratta per il 90% di titoli non quotati, emessi per il 76% da imprese di piccola e media dimensione. L'importo medio delle emissioni è pari a circa 3,4 milioni, per un valore complessivo di 3,9 miliardi di euro.

L'importo medio sale per i titoli con prospetto informativo (5,8 milioni di euro), mentre scende in questo caso la partecipazione delle PMI (55%). Quanto ai minibond, dalla loro introduzione nel 2012 alla fine del 2014, le emissioni sono state 73, per un valore complessivo di 7 miliardi. I collocamenti privati effettuati da imprese italiane sui mercati esteri si sono fermati, nel periodo considerato, a quota 36, ma con un importo medio di circa 50 milioni.

Inesistenti, invece, i collocamenti privati sotto forma di prestito, dal momento che solo con il decreto Competitività l'erogazione diretta di credito è stata prevista, per le sole imprese non finanziarie, anche da parte di assicurazioni, fondi comuni e veicoli di cartolarizzazione.

Prospettive

Posto che “il mercato dei private placement non rappresenta una fonte di finanziamento sostitutiva del credito bancario o dei mercati regolamentati” e che “ha dimensioni contenute anche nei Paesi dove è più sviluppato”, secondo gli autori del paper lo sviluppo di un mercato europeo dei private placement potrebbe migliorare le opportunità di finanziamento delle imprese Ue, sostenendo la crescita delle realtà di medie dimensioni in modo che possano accedere successivamente al mercato pubblico.

Quattro le condizioni per lo sviluppo di questi strumenti:

  • la domanda degli investitori,
  • l’accesso alle informazioni di bilancio,
  • l’offerta di servizi legali e finanziari specializzati,
  • l’armonizzazione della normativa e delle prassi di mercato.

Domanda

Un primo limite alla diffusione del private placement in Europa e in Italia è rappresentato dalla scarsa presenza di investitori non bancari interessati a tali attività e dal limitato sviluppo dell’industria del risparmio gestito, soprattutto nel comparto assicurativo e previdenziale.

Due le strade indicate dal paper per fare fronte a questa situazione: da una parte, quella della crescita dimensionale degli intermediari non bancari, in modo che possano dotarsi di strutture per l’analisi finanziaria e il controllo dei rischi degli investimenti; dall'altra, la creazione di fondi specializzati in titoli non quotati e prestiti alle imprese, come il fondo di fondi istituito dal Fondo italiano d’investimento per gli strumenti di debito, quotati e non, emessi da PMI.

Trasparenza

Per quanto riguarda l'accesso degli investitori alle informazioni di bilancio e sulla qualità del credito delle imprese, lo studio propone:

  • l’armonizzazione delle centrali dei rischi nazionali o l’eventuale varo di una centrale dei rischi europea;
  • la ricerca di un maggiore grado di standardizzazione e di trasparenza delle informazioni sulle PMI;
  • la creazione di un banca dati europea che raccolga e armonizzi le principali informazioni di bilancio delle imprese, in particolare di quelle di minore dimensione.

Servizi

Il paper sottolinea anche l'importanza del ruolo degli arranger e la necessità che le banche europee, attualmente impegnate prevalentemente nell’erogazione diretta di credito, sviluppino altri servizi, dall'analisi finanziaria alla scrittura dei contratti.

Normativa

Infine, lo studio sollecita il superamento dell'attuale frammentazione a livello normativo e delle prassi di investimento. Nel corso dell'anno la Commissione europea valuterà l'opportunità di avviare iniziative per una maggiore omogeneità delle norme Ue, in particolare per quanto riguarda:

  • l’armonizzazione delle regole contabili e la produzione di informazioni standardizzate sulla qualità creditizia delle PMI;
  • la definizione di un quadro regolamentare unitario e coerente per i diversi strumenti di cartolarizzazione,
  • la revisione della direttiva sul prospetto per ridurre gli oneri amministrativi a carico delle imprese che intendono quotare i propri titoli in mercati non regolamentati;
  • misure per sostenere la diffusione dei fondi di investimento europei a lungo termine (ELTIF).

Alcune iniziative per promuovere una documentazione standard sono già state avviate, ad esempio dalla Loan Market Association per i collocamenti privati nel mercato inglese e dall'Euro PP Working Group per il mercato francese, e potrebbero essere adeguate alle esigenze dei singoli Paesi europei, Italia compresa.

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Il mercato dei private placement per il finanziamento delle imprese

photo credit: Lalupa