Fondi europei: strumenti di diritto penale per frodi a danno del bilancio dell'Unione
Informazioni false per ricevere i fondi, denaro per ottenere l'aggiudicazione di un appalto pubblico. Sono solo alcuni dei casi di frode riguardanti le spese e le entrate dell'Unione che, in questi anni, sono stati denunciati dai vari Stati membri. Non aiutano, di certo, le differenze tra i vari ordinamenti giuridici nazionali nel tutelare il bilancio Ue, dalle interpretazioni di ciò che costituisce frode alle sanzioni previste, fino ai termini per effettuare le indagini e perseguire i reati. Ad invertire questa tendenza, la proposta odierna della Commissione europea di combattere gli autori di questi atti illeciti con strumenti di diritto penale, definendo, al contempo, un quadro normativo più armonizzato.
Il tasso di condanne nei casi di distrazione di fondi europei a fini illeciti va, infatti, dal 14% all'80% (con una media europea del 41%) a seconda dello Stato membro interessato.
Per migliorare, dunque, l'efficacia delle azioni giudiziarie a livello nazionale e garantirne l'applicazione uniforme in tutta l'Ue, la proposta della Commissione:
- introduce definizioni comuni del reato di frode e altri reati connessi, come la corruzione, l'appropriazione indebita di fondi, il riciclaggio di denaro e la turbativa di gare d'appalto pubblico che ledono il bilancio dell'Unione;
- prevede che gli Stati membri possano, per i casi più gravi, applicare una sanzione minima di sei mesi di pena detentiva e la confisca dei proventi di tali reati.
Algirdas Šemeta, commissario europeo per la Lotta antifrode, ha dichiarato: "L'attuale approccio alla tutela del bilancio dell'Unione in Europa è quanto mai disomogeneo. Gli autori delle frodi non dovrebbero potersi sottrarre all'azione penale e alle sanzioni semplicemente per la loro posizione geografica. Il denaro del contribuente europeo deve essere protetto energicamente in ogni Stato membro, ed è proprio in questa direzione che si muove la proposta".