Internazionalizzazione - decalogo per esportare e investire in Iran
Il vademecum di SACE con le 10 regole d'oro per le imprese italiane che vogliono fare business in Iran.
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Le sanzioni e l'accordo sul nucleare JCPOA
Per contrastare l'attività di arricchimento dell'uranio da parte dell'Iran, dal 2006 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato una serie di risoluzioni, progressivamente accompagnate da una serie di sanzioni di varia natura per convincere Teheran a fermare il suo programma nucleare. In particolare:
- dicembre 2006: divieto di import-export di macchinari sensibili all’uso nucleare e creazione di una black list;
- marzo 2007: divieto di vendita di armi e congelamento dei beni di società e individui;
- marzo 2008: inasprimento dell'embargo sia commerciale che finanziario;
- giugno 2010: estensione dei soggetti e delle società presenti nella black list;
- dicembre 2011: inasprimento delle sanzioni verso istituzioni finanziarie. Al regime di sanzioni aderiscono USA, Canada, Regno Unito e Ue.
Il 24 novembre 2013, a Ginevra, i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite - Stati Uniti, Russia, Cina, Regno Unito, Francia - più la Germania (i cosiddetti 5+1) hanno siglato con l’Iran il primo elemento di un accordo quadro in grado di portare, nel corso dei mesi a venire, alla negoziazione di un "accordo complessivo" sul tema del nucleare.
L'accordo di massima tra i 5+1 e l'Iran viene raggiunto ad aprile 2015, sempre a Ginevra, e formalizzato a luglio 2015, con la firma del Piano d'azione congiunto globale sul nucleare (Joint Comprehensive Plan of Action-JCPOA), che prevede la cancellazione graduale e monitorata delle sanzioni nei confronti dell'Iran a fronte di un deciso ridimensionamento dell'attività nucleare del Paese per almeno dieci anni.
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Ad ottobre 2015, a 90 giorni dalla sigla del JCPOA, come previsto dall'accordo è scattato l'Adotion Day, nel quale Ue e USA hanno adottato il quadro legislativo per la revoca delle sanzioni contro l'Iran.
Dopo che, a dicembre scorso, l'AIEA - l'Agenzia internazionale per l'energia atomica incaricata di monitorare il rispetto dell'intesa da parte di Teheran - ha confermato la piena attuazione dei principali impegni assunti dall’Iran, il 16 gennaio 2016 è poi stato dichiarato l’Implementation Day. A partire da quel giorno l'ONU e l'Ue hanno iniziato il ritiro di gran parte delle sanzioni, mentre gli Stati Uniti hanno sospeso gran parte delle sanzioni secondarie (ovvero quelle sanzioni applicabili dalle Autorità statunitensi nei confronti di qualsiasi persona, anche straniera, che consapevolmente abbia realizzato determinate transazioni commerciali con l'Iran nei settori bancario e finanziario, energetico, petrolchimico, navale, della cantieristica, dei trasporti, delle assicurazioni e riassicurazioni, dei software e metalli grezzi semilavorati, automobilistico e dei metalli preziosi).
Passati 8 anni dall’Adoption Day scatterà invece il Transition Day, che sarà raggiunto con la chiusura complessiva della verifica AIEA sull’esclusiva finalità civile del nucleare iraniano. Raggiunta questa data, l'Ue rimuoverà le sanzioni relative alla proliferazione militare, incluse quelle riguardanti lo sviluppo balistico. Cadranno inoltre le sanzioni su una serie di soggetti individuali. Il termine è attualmente fissato al 18 ottobre 2023, ma potrà essere anticipato alla pubblicazione di un report da parte del direttore generale dell’AIEA che accerti la finalità esclusivamente pacifica del programma nucleare iraniano e a risoluzione del Consiglio di Sicurezza ONU.
A due anni dal Transition Day sarà raggiunto il Termination Day, che costituisce l’atto finale del JCPOA. Una risoluzione del Consiglio di sicurezza ONU eliminerà tutte le sanzioni ancora vigenti e sospenderà il monitoraggio delle Nazioni Unite sul programma nucleare iraniano. L'Ue adotterà un provvedimento equivalente.
Il JCPOA, che sancisce di fatto il ritorno dell’Iran nel commercio internazionale, prevede comunque un meccanismo di tutela - la cosiddetta snapback clause - in base al quale sarà possibile reintrodurre le sanzioni nel caso in cui l’Iran violi gli accordi presi. Ad ogni modo, la reintroduzione delle misure non comprometterebbe i contratti siglati nel periodo di sospensione del regime sanzionatorio.
Le regole d'oro per fare business in Iran: il vademecum SACE
In concomitanza con la fine delle sanzioni nei confronti di Teheran, SACE ha realizzato un vademecum per i soggetti italiani interessati a fare business in Iran. In particolare, il gruppo assicurativo-finanziario specializzato nell'export credit ha stilato un decalogo contenente le 10 regole d'oro per "cogliere in modo efficace e tempestivo le migliori opportunità di business" nel Paese:
- controllare se la sospensione delle sanzioni si applica ai prodotti di proprio interesse,
- verificare che le controparti iraniane con cui si vuole fare business non siano incluse nella lista dei soggetti ancora sanzionati,
- monitorare le procedure normative e doganali,
- accertarsi delle modalità di pagamento permesse,
- verificare che i contratti rispettino gli standard e le clausole previste a livello nazionale e internazionale,
- seguire l'evoluzione del processo sanzionatorio,
- sfruttare il potenziale del Paese per internazionalizzare la propria attività,
- proteggere gli investimenti dal contesto normativo ancora opaco e farraginoso,
- promuovere il proprio business attraverso la partecipazione a missioni e fiere,
- conoscere il contesto operativo in continuo mutamento.
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Di seguito proponiamo una breve spiegazione di 4 delle 10 regole d'oro proposte da SACE, che riteniamo prioritarie per affacciarsi con consapevolezza sul mercato iraniano.
Controllare se la sospensione delle sanzioni si applica ai prodotti di proprio interesse
Prima di iniziare un'attività di business in Iran è importante verificare che il proprio settore/prodotto di interesse non sia ancora sotto embargo. A partire da gennaio, spiega SACE, non sono più sotto sanzione diversi settori dell’economia iraniana, “con cui pertanto è possibile riprendere attività commerciali”:
- finanziario, bancario e assicurativo,
- oil & gas e petrolchimico,
- shipping, cantieristica navale e trasporti,
- metalli, oro e altri metalli preziosi,
- software.
Al contrario, rimangono attive le sanzioni relative a:
- armi e tecnologia balistica,
- metalli e grafite,
- beni e software destinati all’industria nucleare,
- congelamento di asset e visti ed esclusione dall’operatività sul circuito SWIFT di alcune persone fisiche e giuridiche.
Infine, rimangono in vigore in Ue – così come negli Stati Uniti – alcune sanzioni non legate al programma nucleare, come quelle relative alle accuse di violazione dei diritti umani e di supporto al terrorismo internazionale.
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Verificare che le controparti iraniane non siano incluse nella lista dei soggetti ancora sanzionati
In linea generale, la riapertura dell'Iran, mette in guardia SACE, “richiederà inevitabilmente un processo di attenta selezione delle controparti”. Il prolungato regime sanzionatorio che ha escluso il Paese dai mercati internazionali, si legge nel vademecum, ha infatti incrementato la presenza economica dello Stato nell’economia iraniana e limitato la concorrenza interna delle imprese locali.
Il ritorno delle imprese estere in Iran, dunque, deve prevedere “un’attenta analisi della competitività e del merito di credito delle controparti locali”, oltre che “della loro capacità di generare margini per fare fronte agli impegni presi”.
Nel verificare l'affidabilità delle controparti iraniane, le imprese italiane devono inoltre considerare che il prolungarsi delle sanzioni ha aumentato i rischi di corruzione nel Paese e che non sono rari i fenomeni di riciclaggio di denaro illecito e di finanziamento del terrorismo internazionale.
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Monitorare le procedure normative e doganali
E' importante controllare e monitorare le procedure normative per capire se la merce che si vuole esportare in Iran rientri o meno nelle categorie proibite dall’ordinamento interno o dalle normative internazionali, oltre che per essere tempestivamente informati su eventuali variazioni nel sistema legislativo e doganale iraniano.
In generale, la legge di Teheran proibisce l’importazione di beni, quali:
- bevande alcoliche,
- beni per il gioco d’azzardo
- prodotti che vanno in contrasto con la moralità pubblica.
Per le merci appartenenti a settori ancora sottoposti a sanzioni - quali, spiega SACE, quelli “riconducibili direttamente e indirettamente alla proliferazione missilistica e nucleare”, i beni dual use (quelli, cioè, utilizzabili in applicazioni civili ma anche nella produzione, sviluppo e utilizzo di beni militari) e i metalli grafiti - rimane attivo il sistema di pre-autorizzazione per l’export da parte degli enti preposti (per l'Italia, i Ministeri degli Esteri, delle Finanze e dello Sviluppo Economico).
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Sfruttare il potenziale del Paese per internazionalizzare la propria attività
In Iran sono stati attivati diversi incentivi per attrarre gli investitori esteri. Nello specifico, il Paese offre:
- 14 zone economiche speciali,
- 7 zone franche,
- esenzioni fiscali per determinati settori,
- accordi di promozione degli investimenti (anche con l'Italia).
Una zona economica speciale (abbreviato: ZES; inglese: Special Economic Zone, SEZ) è una regione geografica dotata di una legislazione economica differente dalla legislazione in atto nella nazione di appartenenza. Le zone economiche speciali vengono solitamente create per attrarre maggiori investimenti stranieri.
Una zona franca (in inglese: Free Trade Zone, FTZ) è un'area geografica speciale in cui le merci possono essere sbarcate, trattate, fabbricate o modificate ed esportate senza l'intervento delle autorità doganali. Solo quando i beni sono trasferiti ai consumatori all'interno del Paese in cui la zona è situata diventano soggetti ai dazi doganali vigenti. Le zone di libero scambio sono organizzate intorno a grandi porti marittimi, aeroporti internazionali e frontiere nazionali.
Nei prossimi mesi, avvisa SACE, il governo di Teheran intende inoltre adottare nuove misure per attrarre le aziende estere interessate a investire in Iran, oltre che rafforzare il Foreign Investment Protection and Promotion Act (FIPPA), che rappresenta la normativa di riferimento per la protezione degli investimenti esteri. Sarà favorita, in particolare, la creazione di joint venture tra imprese estere e locali.