Investimenti sovrastimati e addizionalità da dimostrare: cosa non ha funzionato nel FEIS
Nonostante il significativo sostegno alla ripresa degli investimenti dopo il crollo provocato dalla crisi finanziaria 2007-2028, secondo l'ultima relazione della Corte dei Conti europea, il Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS) - lo strumento cardine del Piano Juncker – non ha centrato i suoi obiettivi.
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In base alla relazione pubblicata oggi dalla Corte dei Conti, il Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS) non ha infatti raggiunto il target di 500 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi nell’economia reale entro il 2022, ma i suoi risultati sono stati sovrastimati dalla Commissione di 131 miliardi. In più, sottolineano i giudici di Lussembugo, in assenza di una valutazione ex post, la Commissione non è in grado di dimostrare che gli investimenti mobilitati grazie all'European Fund for Strategic Investment (EFSI) non sarebbero stati realizzati senza l’intervento del Fondo.
Un'analisi di estremo rilievo nel momento in cui si discute del potenziamento di InvestEU, che del FEIS è l'erede, e di come sfruttare meglio gli strumenti finanziari nel Bilancio UE 2028-2034 per massimizzare l'impatto dei fondi europei.
Investimenti FEIS sovrastimati di un quarto
Istituito nel 2015 come braccio operativo del Piano Juncker per gli investimenti, il FEIS nasce in risposta alla crisi finanziaria del 2007-2008, quando la spesa totale per investimenti era crollata in Europa di circa il 15%, ossia di circa 430 miliardi di euro, rispetto al picco raggiunto nel 2017.
L'obiettivo di Bruxelles era mobilitare 315 miliardi entro il primo semestre del 2018, a partire da 16 miliardi di euro provenienti dal bilancio dell’Unione e da 5 miliardi di euro di quota BEI, target poi portato a 500 miliardi di euro entro il 2022, elevando le garanzie a 26 miliardi di euro dal bilancio dell’UE e a 7,5 miliardi di euro di finanziamenti BEI.
Nel complesso, ha dichiarato Lefteris Christoforou, il membro della Corte responsabile dell’audit, “il FEIS ha contribuito in modo significativo a rispondere alla carenza di investimenti nell’UE e ha sostenuto molte attività di varia natura, dalla microfinanza ai grandi investimenti infrastrutturali”. Lo strumento, tuttavia, ha aggiunto Christoforou: “non ha raggiunto pienamente il volume di investimenti che si prefiggeva”.
I 503 miliardi di investimenti aggiuntivi dichiarati dalla Commissione europea alla fine del 2022 erano infatti sovrastimati - secondo la nuova relazione della Corte, che segue quella già pubblicata nel 2019 - di 131 miliardi di euro. Una sovrastima che i giudici di Lussemburgo imputano alle criticità nel modo in cui la Commissione e la BEI hanno ideato ed applicato la metodologia del moltiplicatore. “L’effetto moltiplicatore – spiega la Corte - è stato calcolato in parte considerando finanziamenti non ancora versati ai destinatari finali, attribuendo erroneamente al FEIS una quota di investimenti mobilitati da altri strumenti dell’UE e senza dedurre gli investimenti annullati”.
I rilievi però non si fermano qui. Secondo la Corte, la Commissione non è in grado di dimostrare l’addizionalità del FEIS, ossia il valore aggiunto per l’economia reale dato dal sostenere gli investimenti a maggior rischio che altrimenti non avrebbero potuto essere realizzati o che non lo sarebbero stati nella stessa misura, ad esempio attraverso le normali operazioni della BEI. Banche, fondi azionari e altri intermediari finanziari hanno valutato positivamente l’addizionalità del FEIS, affermando che aveva consentito maggiori volumi di investimento, aumentato i singoli investimenti ed attratto ulteriori investitori. Tuttavia, la Commissione non ha svolto un’analisi ex post dell’addizionalità, che avrebbe fornito elementi certi sull’entità degli investimenti aggiuntivi effettivamente attratti grazie ai fondi pubblici.
Ciò significa che, nonostante l’attività del FEIS sia stata coerente con gli obiettivi perseguiti e la Commissione e la BEI abbiano adeguatamente monitorato gli accantonamenti e i flussi finanziari connessi, il reale impatto dello strumento non risulta misurabile, non solo in termini di addizionalità, ma anche con riferimento al sostegno all’occupazione e alla crescita sostenibile, temi rispetto ai quali non sono stati previsti valori-obiettivo.
Infine, anche se sulla base dei dati effettivi alla fine del 2021 la Commissione si attendeva che il FEIS fosse quanto meno neutro in termini di bilancio, attualmente non sono disponibili stime sulle perdite o sulle eccedenze realizzate durante il periodo di vita dello strumento.
La raccomandazione della Corte, anche guardando all'operatività di InvestEU e al prossimo Quadro finanziario pluriennale, è a migliorare e rendere più trasparente la gestione dei programmi e degli strumenti che utilizzano garanzie di bilancio.