EU Funding Forum: Intelligenza Artificiale, gli impatti sul mondo del lavoro e della formazione

Evento FASI "Formazione e Occupazione nell'era dell'Intelligenza Artificiale"In vista del prossimo bilancio pluriennale dell'Unione Europea, è fondamentale misurare, analizzare e comprendere quale impatto avrà l'Intelligenza Artificiale nel mercato del lavoro e nel mondo della formazione, per poter pianificare interventi efficaci per imprese e pubblica amministrazione.

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Un po' come accaduto con l'avvento del primo computer o di internet, si può dire che l'Intelligenza Artificiale (AI) rappresenti la nuova tecnologia 'disruptive' che sta trasformando molto rapidamente il mercato del lavoro, creando nuove professionalità ma allo stesso tempo generando incognite rilevanti sul futuro di molti ruoli all’interno delle aziende e delle PA.

È questo il tema cardine di cui si è dibattuto nel corso dell'evento "Formazione e Occupazione nell'era dell'Intelligenza Artificiale", organizzato a Roma il 27 febbraio dalle istituzioni europee e FASI nel più ampio contesto dell'EU Funding Forum.

Da sempre l'Europa ha profuso il proprio impegno per promuovere la formazione professionale attraverso il Fondo Sociale Europeo Plus (FSE+): il più antico strumento e il principale fondo UE per sostenere l’occupazione e la crescita professionale dei cittadini europei. Adesso, il "cambiamento epocale" provocato dall'AI, ha spiegato il responsabile relazioni istituzionali dell'Ufficio del Parlamento Europeo in Italia, Fabrizio Spada, porta ad una naturale riflessione sugli impatti potenzialmente imprevedibili che questo strumento avrà in più settori e sulla conseguente necessità di "un quadro normativo etico, sicuro e che possa tutelare i dati degli utenti europei". 

Opinione condivisa anche da Vittorio Calaprice, analista politico della Commissione Europea, che ha evidenziato l'importanza dell'AI Act come "bussola" in questa fase di profondo cambiamento e "punto di equilibrio nello sviluppo di un ecosistema europeo di eccellenza - che include dati, supercomputer, tecnologie quantistiche, 5G, cloud, data center e Spazio - e fiducia nell'intelligenza artificiale", e capace di tenere conto dei valori fondamentali dell'Europa. In questo contesto, quindi, l'Europa deve "abbracciare l'AI come strumento di accelerazione per le imprese in vari settori", garantendo al contempo un ambiente sicuro e trasparente per i dati. 

Frassinetti, il mondo della scuola abbraccia l'AI

A proposito di Istruzione, Paola Frassinetti, Sottosegretario di Stato Ministero dell’Istruzione e del Merito, ha evidenziato che il mondo della scuola, dall'infanzia fino ai diciottenni, "si differenzia rispetto a quello delle imprese" e "si approccia alla trasformazione dell'intelligenza artificiale tenendo conto della velocizzazione dei processi e del rapporto insegnante-studente".

Come specificato nel documento Strategia Italiana per l'Intelligenza Artificiale 2024-2026, "la Formazione è una delle quattro direttrici fondamentali" per creare un ambiente in cui l’IA possa svilupparsi in modo sicuro, etico e inclusivo, massimizzando i benefici e minimizzando i potenziali effetti avversi. 

Considerando la complessità della questione, il dicastero è già a lavoro per "bilanciare i rischi che sottendono le trasformazioni digitali con le nuove opportunità lavorative". In questo senso, infatti, "sono stati investiti oltre 600 milioni di euro per le materie STEM", al fine di colmare il divario di genere e incentivare le ragazze a intraprendere facoltà scientifico-tecnologiche. Inoltre, il Ministero ha stanziato "450 milioni per la formazione dei docenti sulla transizione digitale, oltre a 2,1 miliardi per la digitalizzazione delle scuole, trasformando 100 mila aule in ambienti innovativi".

Inoltre, il MIM:

  • "lavora per garantire un uso consapevole dell'intelligenza artificiale nella scuola", collaborando con il garante per la protezione dei dati personali e monitorando i risultati attraverso la piattaforma unica introdotta nel 2023, che ha una sezione dedicata alla sperimentazione dell'IA nelle scuole;
  • nella riforma dei programmi scolastici, ha previsto l'insegnamento dell'informatica fin dalle scuole primarie per abituare i bambini al linguaggio base della disciplina;
  • ha firmato un protocollo per promuovere l'educazione informatica sulla cybersicurezza a scuola, creando opportunità lavorative connesse all'uso dei sistemi digitali e investendo sulla prevenzione del cyberbullismo e sulla cittadinanza digitale.

A proposito di prossimi step, Frassinetti ha sottolineato la volontà di regolamentare l'IA nel mondo scolastico, ma anche la spinta a valorizzare le diversità con una didattica personalizzata, per poter sia scoprire e promuovere i talenti, sia aiutare i più fragili.

In conclusione, quindi, si è posto l'accento sull'importanza di continuare a trovare risorse finanziarie per sostenere la formazione nel sistema scolastico, con gli insegnanti come punto di riferimento.

Torselli, i temi del dossier sulla sovranità digitale

In base ai dati dell'Eurobarometro dello scorso 13 febbraio, il 60% degli intervistati in Europa vede l'intelligenza artificiale nel mondo del lavoro come un elemento positivo. Un'evidenza importante, a fronte di un 39% delle aziende UE che prevede un aumento della forza lavoro grazie all'IA, mentre il 29% teme una riduzione dell'impiego. In questo contesto, l'Italia, leader nel settore della produzione, dell'artigianato e della manifattura, potrebbe subire un maggior disimpiego, con il 64% delle fasi produttive potenzialmente sostituibili dall'IA.

Partendo da questa indagine, Francesco Torselli, Commissione ITRE – Parlamento Europeo, ha ragionato proprio sul ruolo dell'IA nella formazione e nell'occupazione, introducendo in qualità di relatore ombra il dossier sulla sovranità digitale che dovrebbe essere presentato il prossimo 18 marzo.

In questo documento si affronteranno i "due macro-temi della proprietà dei dati e della proprietà dell'hardware" ossia delle infrastrutture delle reti. Torselli ha proposto di introdurre altre due aree di interesse che sono "la protezione degli utenti più deboli e il superamento del divario infrastrutturale", evidenziando la presenza di aree grigie in Europa senza copertura digitale adeguata.

Sempre in base all'indagine UE, "dal 2016 ad oggi c'è stato un incremento del 124% delle persone che hanno acquisito dimestichezza con l'IA in Europa". Tuttavia, "il 42% della popolazione è ancora a competenza zero in questo campo". Risulta quindi evidente la rilevanza della formazione e dell'istruzione, settori in cui è necessario investire "per evitare un disastro lavorativo".

IA e Formazione: risultati e strategie future del FSE+  

Con la recente presentazione della Bussola per la competitività - basata sul Rapporto Draghi e sul Rapporto Letta - è chiaro che l'IA sia una delle priorità della Commissione europea. Tuttavia, ha spiegato Chiara Riondino, Capo Unità Futuro del lavoro, occupazione giovanile dell’Esecutivo UE, "non può esserci competitività senza coesione sociale nel lungo termine".

Considerando come sfide principali "la riqualificazione professionale e la distribuzione equa dei benefici tra regioni, cittadini, imprese e lavoratori", i principi centrali negli interventi di Bruxelles saranno: il controllo umano, l'istruzione, la formazione, lo sviluppo delle competenze (non solo digitali) e il dialogo sociale.

Guardando ai fondi, come affermato in apertura da Spada, "il Fondo Sociale Europeo interviene in misura sostanziale nel campo delle competenze e delle occupazioni digitali, con misure che "in Italia rappresentano oltre 2 miliardi di euro nella programmazione 2021-2027, pari a oltre il 14% della dotazione complessiva per il paese". Parallelamente, "c'è stato un grandissimo apporto del dispositivo per la ripresa e la resilienza, che ha importato centinaia di miliardi destinati all'Italia per uscire dalla crisi causata dal COVID-19".

Un altro esempio virtuoso in Italia è il Fondo nuove competenze che è uno strumento pubblico "cofinanziato dal FSE+, che permette alle imprese di adeguare le competenze dei lavoratori, destinando parte dell'orario di lavoro alla formazione". Con questa iniziativa, ha sottolineato Massimo Temussi, D.G. delle Politiche attive del lavoro – Ministero del lavoro, "sono stati stanziati 800 milioni di euro per la formazione continua nelle imprese, con 715 mila addetti coinvolti prevalentemente in formazione digitale. Restando sul tema FNC, "la maggior parte delle risorse è stata destinata a innovation e transizioni gemelle, digitale e green, fortemente richieste dal mondo produttivo".

"Nonostante il massimo dell'occupazione negli ultimi 20 anni e la disoccupazione più bassa dal 2008, in Italia si registra un mismatch crescente tra domanda e offerta di lavoro, con centinaia di migliaia di posizioni vacanti non coperte da curricula idonei". Un gap di competenze "che costa circa il 3% del PIL". Partendo da questi dati, Temussi ha posto l'accento sulle potenzialità dell'intelligenza artificiale per semplificare e accorciare i processi, in particolare quelli di matching tra domanda e offerta di lavoro. A tal proposito, infatti, "è stata creata una piattaforma, chiamata SIISL (Sistema Informativo per l'inclusione Sociale e Lavorativa), che mette in correlazione pubblico e privato per le vacancy, i servizi sociali dei comuni e gli enti di formazione".

Secondo Chiara Giacomantonio, Direttrice Amministrazione, funzionamento e vigilanza – AgID, l'IA può essere un'opportunità per il mondo del lavoro, in quanto può liberare capitale umano da attività ripetitive, permettendo il suo impiego in altri settori e nell'autoformazione. Senza dubbio l'AI può creare differenze se non è accessibile a tutti. Per questo motivo i fondi europei come l'FSE+ dovrebbero intervenire per eliminare una serie di divari:

  • il divario di genere, spingendo le donne verso le discipline STEM;
  • il divario di competenze, offrendo formazione anche alle persone più anziane che non sono nativi digitali;
  • il divario territoriale dovuto alla mancanza di infrastrutture digitali adeguate in diverse aree del paese; 
  • il divario nella PA, che deve affrontare la transizione digitale e l'utilizzo dei sistemi di intelligenza artificiale;
  • il divario nelle imprese, dato che le piccole e medie realtà non hanno le stesse opportunità delle grandi aziende nell'investimento in IA.

Gli impatti dell'AI su imprese e PA

Come già detto in premessa, l'AI non ha solo impatti sul mondo dell'Istruzione e su quello della Ricerca, ma anche nel campo del Lavoro e della Pubblica amministrazione.

Coma ha evidenziato Valter Quercioli, Presidente nazionale di Federmanager, l'organizzazione del lavoro sta cambiando, passando "da un'interazione prevalentemente umana a un ambiente di lavoro ibrido" dove persone e macchine cooperano. Per questo motivo, oggi è necessario "convincere i lavoratori a utilizzare le nuove tecnologie", per far si che questi si fidino degli output creati dalle macchine e assicurarsi che vedano i vantaggi nell'utilizzo delle nuove tecnologie. Per far ciò, "i manager devono diventare psicologi, motivatori e coach per favorire l'adozione dell'IA". Un cambio di passo per il quale sarebbe necessario "attivare delle linee di finanziamento per la formazione del management industriale nelle aziende".

A proposito di pubblica amministrazione, Francesco Monaco, Direttore Ufficio Fondi Europei – IFEL, ha evidenziato il ruolo dei Comuni nell'implementazione dell'intelligenza artificiale e sull'utilizzo dei fondi europei. In particolare "su 23 miliardi di euro del FSE+ 2014-2020 destinati a occupazione, formazione e inclusione sociale, le risorse destinate ai Comuni riguardano il 2% del totale (458 mila euro per 9076 progetti), per un importo di 1,5 miliardi di euro (6,5% del fondo), comprese le azioni di inclusione sociale. La quota di risorse che i Comuni investono sulla formazione è ancora minore, circa l'1,4% (73 progetti)". Lo stesso Monaco, ha inoltre ricordato che "il tag digitale fissato nel PNRR è stato superato, raggiungendo il 21,6%". Dai sistemi di relazione risulta che "le risorse assegnate ai Comuni dopo la programmazione PNRR ammontano a circa 27 miliardi di euro, di cui 12 miliardi direzionati verso il digitale".

Lavorare meno, lavorare tutti, lavorare meglio 

La paura dell'intelligenza artificiale nel mondo del lavoro è un "tema ricorrente", ha precisato Paolo De Nardis, Presidente Istituto Studi Politici San Pio V,  che si presenta "ogni volta che c'è un'innovazione tecnologica". In realtà questo timore è ingiustificato considerando che, "sin dal modello fordista" il cambiamento ha comportato nuove possibilità e "razionalizzazione nel mondo del lavoro". Senza dubbio "il lavoro ripetitivo verrà assorbito dall'IA", ma "la forza lavoro risparmiata può essere impiegata in altro", ad esempio in attività che hanno un tasso elevato di creatività. De Nardis, quindi, propone di ripensare il lavoro, "lavorando meno e lavorando tutti, con un'ottica nuova".

Allo stesso tempo, ha evidenziato Andrea Orlandini, Presidente del Board Scientifico – AIxIA, l'AI deve essere uno strumento per "lavorare meglio", ossia migliorare le condizioni di lavoro, sia fisiche che cognitive. Inoltre, questa tecnologia può fare in modo "di ridistribuire il reddito", evitando che solo chi ha già accesso alle tecnologie ne tragga vantaggio, ampliando così il divario sociale. A proposito di investimenti, Orlandini aspica che l'Europa e l'Italia possano stanziare "maggiori risorse nella ricerca di base come volano per avere impatto, ma anche nel trasferimento tecnologico".

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