Cosa prevede la strategia nazionale per l’economia circolare

Strategia nazionale economia circolare - Foto di Sarah Chai da PexelsBenché rappresenti un settore di eccellenza per l’Italia, l’economia circolare non ha ancora una strategia cui fare riferimento. Chi opera nel settore chiede da tempo un quadro di riferimento e a fine giugno è arrivata l'attesa strategia nazionale per l'economia circolare prevista dal PNRR. Cosa prevede.

I bandi PNRR per l'economia circolare

Insieme al decreto per l'adozione della strategia per l'economia circolare, il Ministro per la Transizione Ecologica Cingolani ha firmato anche un altro decreto chiave per il settore, quello che segna l'approvazione del Programma nazionale per la gestione dei rifiuti.  

La data è in linea con quanto previsto dalle scadenze 2022 del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che fra le riforme pianificate nell’ambito della Missione 2, quella dedicata alla transizione green, prevede appunto il varo di un quadro strategico nazionale per rafforzare la coerenza e l'efficacia delle politiche di economia circolare. 

Perché è importante avere una strategia nazionale per l’economia circolare?

Innanzitutto perché un settore di spicco per il Paese non può non avere un quadro degli strumenti regolatori, finanziari e di governance necessari per crescere ulteriormente. 

Se l’Italia intende mantenere il ruolo di leadership in Europa non può non avere una strategia ben progettata.

Del resto, il potenziale di crescita è enorme: 100 miliardi di euro annui al 2030, ovvero il 4,5% del PIL nazionale nel 2019. E’ questo l’impatto che l’adozione di buone pratiche per l’economia circolare nell’industria potrebbe generare sull’economia, secondo quanto stimato dal Circular Economy Report 2021 presentato dall’Energy&Strategy Group – School of Management Politecnico di Milano.

Ma anche andando al di là della questione economica, il settore ha un potenziale anche strategico di primissimo piano in questo periodo storico.  

Il crescente aumento della domanda, il cambiamento climatico, la pandemia e la guerra in Ucraina hanno acceso i riflettori sulla crisi delle materie prime che, quando si trovano, hanno prezzi alle stelle. Come sottolineato dal quarto rapporto nazionale sull’economia circolare, la circolarità potrebbe rappresentare una soluzione al problema ma ancora non decolla. 

Anche alla luce di tale valore strategico, il piano italiano per l'economia circolare, oltre a prendere le misure del piano europeo, dovrà dialogare con altre politiche e strategie, come Transizione 4.0, il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima - PNIEC e le politiche di coesione attuate attraverso i Fondi strutturali e di investimento europei.

Che la necessità di una strategia nazionale ben congegnata sia condivisa ampiamente dagli stakeholders lo dimostrava già la vasta partecipazione alla consultazione pubblica lanciata a fine settembre 2021 dal MiTE. La lista dei partecipanti è lunga 3 pagine: privati, università, aziende e associazioni di categoria hanno inviato complessivamente 92 contributi suddivisi tra osservazioni generali, commenti puntuali sulle singole parti della Strategia e proposte operative. 

Cosa prevede la strategia nazionale per l’economia circolare

La strategia per l'economia circolare è un documento programmatico che individua le azioni, gli obiettivi e le misure che si intendono perseguire nella definizione delle politiche istituzionali volte ad assicurare un’effettiva transizione verso un’economia di tipo circolare.

L'obiettivo finale della strategia è definire nuovi strumenti amministrativi e fiscali per potenziare il mercato delle materie prime seconde, affinché siano competitive in termini di disponibilità, prestazioni e costi rispetto alle materie prime vergini.

Per centrare tali obiettivi la strategia ruota intorno a una serie di cardini: catena di acquisto dei materiali, con la previsione di Criteri Ambientali Minimi per gli acquisti verdi nella Pubblica Amministrazione; criteri per la cessazione della qualifica di rifiuto (End of Waste); responsabilità estesa del produttore e ruolo del consumatore, diffusione di pratiche di condivisione e di “prodotto come servizio”.

La Strategia, inoltre, costituisce uno strumento fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica e definisce una roadmap di azioni e di target misurabili da qui al 2035.

La strategia nazionale per l’economia circolare comprende nel dettaglio una serie di misure: 

  • un nuovo sistema di tracciabilità digitale dei rifiuti che dovrà sostenere da un lato lo sviluppo del mercato secondario delle materie prime (dando un quadro chiaro dell'approvvigionamento delle materie prime secondarie), dall'altro le autorità di controllo nella prevenzione e contrasto della gestione illecita dei rifiuti;
  • incentivi fiscali a sostegno delle attività di riciclo e utilizzo di materie prime secondarie;
  • una revisione del sistema di tassazione ambientale dei rifiuti al fine di rendere più conveniente il riciclaggio rispetto al conferimento in discarica sul territorio nazionale;
  • diritto al riutilizzo e alla riparazione;
  • riforma del sistema EPR (Extended Producer Responsibility) e dei Consorzi al fine di supportare il raggiungimento degli obiettivi comunitari attraverso la creazione di uno specifico organismo di vigilanza, sotto la presidenza del MITE, con l'obiettivo di monitorare il funzionamento e l'efficacia dei Consorzi;
  • supporto agli strumenti normativi esistenti: End of waste (nazionale e regionale), Criteri ambientali minimi (CAM) nell'ambito degli appalti pubblici verdi. Lo sviluppo/aggiornamento di EOW e CAM riguarderà in particolare l'edilizia, il tessile, la plastica, i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE);
  • sostegno al progetto di simbiosi industriale attraverso strumenti normativi e finanziari.

Il testo della strategia nazionale per l'economia circolare