Ipotesi finanziamenti per la formazione professionale fuori dalle regole sugli aiuti di Stato
Il ministro del Lavoro, Marina Calderone, avalla la proposta di Fondimpresa e si impegna a chiedere all'Europa di escludere i finanziamenti per la formazione dall'applicazione delle norme sugli aiuti di Stato.
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In considerazione della duplice transizione digitale ed ecologica che sta rivoluzionando il mercato del lavoro, investire nel capitale umano e nell'adeguamento delle competenze dei dipendenti diventa un imperativo per la competitività delle imprese. Da questo contesto nasce la proposta di Fondimpresa, il Fondo interprofessionale per la formazione continua dei lavoratori nato dall'accordo interconfederale sottoscritto da Confindustria, CGIL, CISL e UIL, di non considerare aiuti di Stato i finanziamenti della formazione e di trovare regole certe per tutti i fondi interprofessionali.
Una richiesta che la ministra del Lavoro Marina Calderone, intervenuta all'evento istituzionale 'Il Lavoro al Centro', organizzato dallo stesso Fondo per riflettere sul futuro del lavoro e celebrare l’Anno Europeo delle Competenze, si è detta intenzionata a sostenere in sede europea.
Finanziamenti per formazione fuori dalle regole sugli aiuti di Stato
Attualmente, l'utilizzo delle risorse versate dalle aziende ai Fondi interprofessionali è assoggettato alla normativa europea in materia di aiuti di Stato, che restringe il possibile contributo dei fondi pubblici a favore della singola impresa al fine di non provocare distorsioni alla concorrenza. Questo limite tra l'altro genera ritardi sulle tempistiche di approvazione dei piani formativi, causando a catena una minor utilità per il lavoratore e per l’impresa.
Per invertire questo trend, e incentivare anzi il sostegno alla formazione, Fondimpresa ha rivolto un appello ai rappresenti del Governo e alle istituzioni europee, affinché si possa non considerare più il finanziamento della formazione come aiuto di Stato.
"È paradossale che il finanziamento della formazione continua venga equiparato agli aiuti di Stato, visto che parliamo di risorse che derivano dalla contribuzione delle imprese. È inaccettabile che ci siano imprese che pur versando i contributi a Fondimpresa o agli altri fondi interprofessionali, si trovino poi nell’impossibilità di ricorrere agli stessi fondi qualora abbiano già superato i tetti di spesa previsti dalla normativa comunitaria. Non ha senso: danneggia le imprese e contraddice lo spirito con cui questi fondi sono nati", ha affermato il segretario confederale della Cisl Giorgio Graziani al convegno di Fondimpresa sui fondi interprofessionali.
Dello stesso parere anche il numero uno della Uil Pierpaolo Bombardieri, che ha dichiarato: "Quella di Fondimpresa, di valutare diversamente gli investimenti in formazione, ci sembra una buona idea perché quando si parla di sviluppo, questi investimenti non bisogna considerarli come debito, ma come un percorso che costruisce il futuro".
In conclusione, il presidente di Fondimpresa Aurelio Regina ha elencato tre punti fondamentali per "liberare le competenze: creare una cultura della formazione, premiando le aziende che investono in formazione virtuosa; superare vincoli normativi e burocratici anacronistici, chiedendo alle istituzioni europee di escludere la formazione dal novero degli aiuti di stato; garantire regole certe ed uguali per tutti i fondi interprofessionali, in collaborazione con il ministro Calderone".
Cosa sono e come funzionano i Fondi interprofessionali?
I Fondi Interprofessionali sono associazioni promosse dalle principali organizzazioni datoriali e sindacali che finanziano attività formative adeguate ai fabbisogni dei lavoratori occupati e al contesto di mercato delle aziende.
La Legge istitutiva n. 388/2000 stabilisce che siano alimentati dal versamento dello 0,30% delle retribuzioni soggette all’obbligo contributivo INPS, quale "assicurazione contro la disoccupazione involontaria".
Le aziende italiane possono aderire liberamente senza costi aggiuntivi a uno dei Fondi ad oggi attivi, e rinunciare in qualsiasi momento all'adesione o cambiare Fondo, anche trasferendo le somme accantonate e non spese nel Fondo di provenienza.
In seguito all’adesione è possibile presentare al Fondo prescelto, previa condivisione con le Parti Sociali costituenti, Piani Formativi composti da percorsi di qualificazione e riqualificazione delle competenze dei lavoratori, in sintonia con le strategie aziendali.
I finanziamenti dei Fondi Interprofessionali operano attraverso due principali modalità, utilizzabili dalle aziende o dagli operatori della formazione per la presentazione dei Piani Formativi: il Conto Formazione e l'Avviso.
Con il Conto Formazione, ogni singola azienda accantona una quota (generalmente sino all’80%) dei propri versamenti 0,30%, da utilizzare per la presentazione, anche in autonomia, di Piani Formativi aziendali o interaziendali.
L’Avviso opera secondo una logica mutualistica, e consente anche alle micro e piccole imprese di accedere a iniziative di formazione altrimenti difficilmente finanziabili - a causa dell’esiguità delle proprie risorse accantonate - con il Conto Formazione. L’Avviso utilizza procedure di evidenza pubblica e finanzia i Piani Formativi più meritevoli tra quelli presentati a gara da aziende o operatori della formazione.
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