Verso la manovra 2024. In attesa della Nadef, Meloni chiede coesione sulla linea del rigore
Mercoledì sera la premier Giorgia Meloni ha convocato a Palazzo Chigi i capigruppo di maggioranza per un primo confronto sulla manovra 2024, in vista della consegna del Documento programmatico di Bilancio alla Commissione europea, prevista entro il 15 ottobre. Un'occasione per chiarire ancora una volta agli alleati di Governo che la legge di bilancio 2024 dovrà essere ispirata alla massima prudenza e al contenimento della spesa pubblica.
Crescita in calo e ritorno del Patto di stabilità: spazi stretti per la manovra 2024
Già in occasione del primo Consiglio dei Ministri dopo la pausa estiva Meloni era intervenuta per indicare la rotta ai membri del Governo sulla prossima legge di bilancio: una manovra di rigore, ma anche una manovra politica, perchè finanziata da tagli che dovranno colpire soprattutto le misure più estranee al programma di centro-destra e perchè volta a concentrare le (poche) risorse sugli interventi considerati prioritari dall'Esecutivo.
Durante il confronto di mercoledì sera con i capigruppo di maggioranza Meloni ha ribadito il concetto, con alcune parole d'ordine coerenti con i messaggi delle ultime settimane: "compattezza" e concordia di fronte ai "tentativi di sabotaggio", anche evitando dichiarazioni pubbliche che dividono il fronte, "realismo" e prudenza nelle richieste per la manovra, a fronte di un quadro che giorno dopo giorno si delinea sempre più preoccupante. Lo stato dei conti pubblici e il deteriorarsi delle prospettive di crescita non consentono "voli pindarici" e l'incertezza sul futuro del quadro di governance macroeconomica UE impone ancora maggiore cautela. Senza un accordo sulla riforma del Patto di stabilità e crescita, infatti, dal 2024 torneranno in vigore le vecchie regole e l'Italia dovrà intraprendere un severo percorso di risanamento delle proprie finanze.
Assente al vertice il titolare dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, che però - assicura Meloni - parteciperà al prossimo incontro, presumibilmente la prossima settimana e comunque prima dell'approvazione della Nota di aggiornamento al Def (Nadef) attesa entro il 27 settembre.
Tagli “politici” alla spesa per una manovra di austerity
“La prossima legge di bilancio dovrà essere, come è stata quella dello scorso anno, seria, per supportare la crescita, aiutare le fasce più deboli, dare slancio a chi produce e mettere soldi in tasca a famiglie e imprese”, aveva dichiarato Giorgia Meloni già in apertura del CdM di fine agosto, rilanciando l'invito rivolto dal ministro Giorgetti ai colleghi a scandagliare i capitoli di spesa in cerca di misure da tagliare per dirottare i fondi su nuove misure.
“Quello che vi chiedo di fare non è una semplice spending review o un elenco di voci da tagliare, è importante ma sarebbe riduttivo chiedervelo, ma di far tornare il più possibile la politica”, aveva precisato Meloni. Nel mirino ci sono le misure non condivise politicamente dal Governo, primo tra tutti “il disastro del Superbonus 110%”, cui si deve, secondo la premier, “la più grande truffa ai danni dello Stato”, con irregolarità quantificate in 12 miliardi di euro e un costo, nonostante i tagli, di circa 3,5 miliardi al mese.
Superbonus che in manovra dovrebbe entrare con un'ulteriore stretta per ridurne il peso sulle finanze pubbliche (in tutto 100 miliardi di euro, di cui solo 20 già pagati, come ricordato da Giorgetti al Forum Abrosetti di Cernobbio), ma anche con modifiche volte a salvare i condomini con lavori già avviati ma non conclusi entro la fine dell'anno, prevedendo una proroga - si parla di tre mesi - a fronte di un avanzamento dei lavori pari almeno al 60-70%. Sul tavolo anche un intervento per garantire la cessione del credito per i reddti più bassi in una partita in cui, a far quadrare i conti, potrebbe forse contribuire la revisione dei criteri Eurostat per il calcolo dell'impatto dei crediti di imposta sul deficit, che consentirebbe di imputare il disavanzo interamente sull’anno di riconoscimento dell'incentivo.
Al netto del Superbonus, l'unico intervento corposo che la legge di Bilancio 2024 potrà permettersi sembra essere la conferma del taglio del cuneo fiscale, anche se non è ancora chiaro se per un anno o per soli sei mesi, cui potrebbero aggiungersi benefici fiscali per premi produttività, tredicesime e fringe beneficit per aumentare il potere di acquisto. C'è poi il capitolo del sostegno alla natalità, in cui potrebbe entrare un incentivo alle assunzioni di madri con tre figli, e, nonostante le speranze del Governo di evitare una nuova tornata di aiuti contro il caro energia, in linea con le raccomandazioni UE a razionalizzare la spesa per queste misure, la risalita dei prezzi rende plausibile anche un intervento per alleggerire le bollette, almeno per i redditi più bassi, e una qualche forma di bonus carburanti per gli automobilisti. Anche se bonus automobilisti e caro bollette, in realtà, dovrebbero trovare attenzione già prima della manovra, in vista della scadenza a fine mese degli aiuti in vigore, incluso il bonus sociale.
Per approfondire: Bonus energia per famiglie e imprese: il Governo valuta una proroga
Fuori dal radar della legge di Bilancio, invece, tutte le principali promesse elettorali della coalizione di centro-destra, dall'abolizione della Fornero all'aumento delle pensioni minime a mille euro, passando per la flat tax, rinviate nelle ultime dichiarazioni a un orizzonte di legislatura.
Il problema delle coperture, già chiaro in partenza, alla luce della situazione dei conti pubblici italiani, si è aggravato nelle ultime settimane con il peggioramento delle previsioni economiche e le preoccupazioni per la recessione in Germania. Scenari foschi che lunedì dovrebbero essere confermati anche dalle nuove stime della Commissione europea.
I piani iniziali dell'Esecutivo potrebbero essere ridimensionati, non tanto fronte previsioni di crescita del PIL - che il Governo sembrebbe intenzionato a confermare all'1% quest'anno e all'1,5% nel 2024 - ma per quanto riguarda il deficit, che dovrebbe salire almeno dal 4,5 al 5%. La Nota di aggiornamento al Def (Nadef) darà il quadro preciso degli spazi disponibili, anche alla luce dei risultati della ricognizione sui possibili tagli alle spese e alle misure in capo ai Ministeri avviata con scadenza 10 settembre. Tagli che alimentano i malumori tra i membri del Governo, tanto che anche i 500 milioni di euro per il potenziamento del personale amministrativo impiegato, a livello nazionale e regionale, nella gestione dei fondi delle Politiche di Coesione - previsti nel decreto Sud oggi in CdM - stanno generando ulteriore malcontento. Decreto che, tra l'altro, nelle ultime ore ha acceso lo scontro tra il ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNNR, Raffaele Fitto, e il titolare del MEF Giorgetti, a causa del tentativo di sottrarre la competenza sull'importante partita della programmazione del Fondo sviluppo e coesione (FSC) al Ministero dell'Economia, che poi ha preteso la riscrittura del testo.
Sul tutto pesa poi l'incognita del negoziato sulla riforma del Patto di stabilità e crescita, che riprenderà a settembre con la riunione informale in programma in Spagna tra i ministri delle Finanze dell'UE a metà mese. La clausola di salvaguardia che ha disattivato il Patto per consentire il finanziamento degli aiuti in risposta alla pandemia, e poi durante la crisi energetica, scade infatti a fine anno. Senza un accordo in sede UE sulla nuova governance macroeconomica, dal 1° gennaio si tornerà alle vecchie regole, che imporrebbero all'Italia di accelerare il percorso di risanamento di bilancio con tagli - severi e orizzontali - alla spesa.
Per approfondire: Negoziati in salita sulla riforma del Patto di stabilità