Comunità energetiche: come sono stati utilizzati finora i fondi europei? E quanti ne arriveranno in futuro?
L’Italia sta utilizzando i fondi PNRR e i fondi strutturali della Politica di coesione per creare comunità energetiche? E a che punto siamo rispetto ad altri paesi europei? C’è una piattaforma che permette di rispondere in modo intuitivo a queste domande.
I bandi per le comunità energetiche rinnovabili
A realizzarla è REScoop.eu, la federazione europea delle cooperative energetiche cittadine, che ha creato uno strumento di monitoraggio dei finanziamenti europei dedicati alle comunità energetiche. Uno strumento che valuta se e come i fondi europei - in particolare i fondi PNRR, della Politica di Coesione e del Fondo per la modernizzazione - vengono utilizzati dagli Stati membri per sostenere le comunità energetiche.
Già a colpo d’occhio emerge un’Europa a più velocità, in cui convivono Paesi che non fanno menzione delle comunità energetiche nei loro programmi e Stati che prevedono una gamma completa di attività e attori coinvolti nello sviluppo delle CER.
L’Italia a che punto è? Si potrebbe dire nel mezzo. Non brilla in Europa quanto ad uso degli oltre 2 miliardi dal PNRR per le comunità energetiche rinnovabili e ciò principalmente per via delle lungaggini che si sono create fronte incentivi alle CER.
“Il decreto ministeriale che dovrebbe fissare la tariffa premio per l’energia condivisa avrebbe dovuto essere approvato nel giugno 2022 ma non è ancora in vigore, il che a sua volta impedisce l'attuazione dell'iniziativa specifica del Recovery Fund per le CER. Questa situazione sta causando grande incertezza per le comunità energetiche in fase di sviluppo”, si legge nella scheda dedicata all’Italia.
Andiamo meglio quanto a utilizzo dei fondi europei per lo sviluppo regionale.
“Nell'ambito della programmazione 2014-2020, la maggior parte dei Piani Operativi Regionali (POR) prevedeva l'incremento della quota di energia rinnovabile e l'attuazione di interventi di efficienza energetica”, ma non si parlava esplicitamente di comunità energetiche rinnovabili o le CER non erano citate “per mancanza di uno specifico ordinamento legislativo nazionale al momento della definizione dei piani”.
Le cose sono cambiate con l’attuale programmazione, quindi con i fondi europei 2021-27, che prevedono esplicitamente la costituzione di comunità energetiche rinnovabili e stanziano fondi ad hoc per promuoverle.
Un cambio di passo che pone l’Italia tra i paesi con le migliori performance nell’uso dei fondi strutturali per le comunità energetiche rinnovabili, come indicato nella scheda dedicata.
Nessuna menzione dell’Italia invece per quanto concerne la terza fonte di finanziamento monitorata dal tracker di Rescoop.eu, il Fondo per la modernizzazione, dal momento che lo strumento è rivolto solo a Bulgaria, Cechia, Croazia, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovacchia e Ungheria.
In arrivo nuovi fondi europei per le comunità energetiche?
Guardando al futuro, è probabile che la quantità di fondi europei dedicati alle CER vada aumentando negli anni. Lo si evince sfogliando sia la strategia europea per il solare sia il regolamento del Fondo sociale per il clima.
La prima, la strategia UE per l'energia solare, dà largo spazio alle comunità energetiche rinnovabili. L’iniziativa europea per i tetti solari impone infatti di creare almeno una comunità energetica in ogni Comune con più di 10.000 abitanti entro il 2025.
Il Fondo sociale per il clima è invece il nuovo strumento che dal 2026 sosterrà i piani dei Paesi UE volti a finanziare investimenti per la ristrutturazione degli edifici e la diffusione di trasporti a zero emissioni, anche investendo nelle CER. Nel caso dell'Italia, che avrà a disposizione 7 miliardi dal Fondo sociale clima, sarà possibile finanziare misure dedicate ai soggetti più fragili e, potenzialmente, proprio alle comunità energetiche dei cittadini e alle comunità di energia rinnovabile. Il regolamento invita infatti gli Stati membri a considerare tali comunità tra i beneficiari ammissibili al Fondo.