L’Unione Europea riuscirà davvero a ridurre le emissioni del 55% entro il 2030?
Secondo la Corte dei Conti europea c’è il rischio che gli obiettivi climatici ed energetici che Bruxelles si è data con il pacchetto Fit for 55 non vengano effettivamente centrati. Tra i motivi c’entra anche il Covid-19.
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L’Unione Europea ha raggiunto gli obiettivi per il 2020 in materia di clima e di energia in parte grazie a fattori esterni, come gli effetti della pandemia di Covid-19, che hanno contribuito a ridurre le emissioni.
Entro il 2030 l’obiettivo fissato dall’UE è tagliare le emissioni di gas a effetto serra del 55% rispetto ai livelli del 1990. Obiettivo fissato nel pacchetto Fit for 55 ma che, secondo una relazione pubblicata dalla Corte dei conti europea, potrebbe non essere raggiunto, dato che ben pochi segnali indicano che le azioni intraprese per conseguire i target per il 2030 saranno sufficienti.
Quanto ha influito la pandemia nel centrare gli obiettivi climatici e energetici 2020?
Molto, secondo gli auditor della Corte. Aver centrato nell’ottobre 2022 i target climatici fissati per il 2020 non è stato un successo dovuto solo all’azione per il clima dell’UE. Molto probabilmente, anzi, l’UE non avrebbe raggiunto l’obiettivo di efficienza energetica per il 2020 senza la riduzione dei consumi energetici indotta dalla crisi finanziaria del 2009 e dalla pandemia di Covid-19. Nonostante ciò, la valutazione dell’UE sulla propria performance verde non indica chiaramente qual è l’impatto dei fattori esterni.
Non solo. Gli auditor hanno anche riscontrato una scarsa trasparenza riguardo alle modalità con cui gli Stati membri dell’UE hanno raggiunto i rispettivi obiettivi nazionali vincolanti grazie ai meccanismi di flessibilità: alcuni paesi non hanno contribuito come previsto e hanno utilizzato altri mezzi per raggiungere gli obiettivi, come l’acquisto di quote di emissioni o di energie rinnovabili da altri Stati membri che avevano ampiamente superato i propri obiettivi.
Gli auditor hanno trovato informazioni limitate sui costi effettivi sostenuti dal bilancio dell’UE, dai bilanci nazionali e dal settore privato per raggiungere gli obiettivi e attuare le azioni che hanno avuto successo. È quindi difficile per i cittadini e i portatori di interesse stabilire se l’UE abbia conseguito complessivamente i propri obiettivi con un buon rapporto costi/efficacia e trarre insegnamenti su come raggiungere i prossimi obiettivi per il 2030.
“Occorre maggiore trasparenza riguardo alla performance delle azioni attuate dall’UE e dagli Stati membri in materia di clima e di energia”, ha dichiarato Joëlle Elvinger, il membro della Corte dei conti europea responsabile dell’audit. “Riteniamo inoltre che si debba tener conto di tutte le emissioni di gas a effetto serra causate dall’UE, comprese quelle prodotte dagli scambi commerciali e dal trasporto aereo e marittimo internazionale. Tanto più che l’UE si è impegnata ad essere leader mondiale nella transizione verso la neutralità climatica”.
Gli auditor confermano che l’UE si posiziona bene rispetto ad altri paesi industrializzati nella riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. Tuttavia, non contabilizza tutte le sue emissioni, che sarebbero maggiori di circa un decimo se si tenesse conto anche di quelle prodotte dagli scambi commerciali e dal trasporto aereo e marittimo internazionale.
Servono più informazioni sui finanziamenti per il clima
Guardando al futuro, la Corte dei Conti è preoccupata soprattutto dall’assenza di segnali che siano messi a disposizione sufficienti finanziamenti per raggiungere gli obiettivi più ambiziosi stabiliti per il 2030, in particolare da parte del settore privato che dovrebbe contribuire in misura significativa.
La Commissione ha anche segnalato che i paesi dell’UE mancano collettivamente di ambizione nel perseguire l’obiettivo dell’efficienza energetica per il 2030, dato che il corrispondente obiettivo per il 2020 si è già rivelato il più difficile da raggiungere.
Alcune proposte miranti a rendere ancora più ambiziosi gli obiettivi per il 2030 (in particolare, le proposte contenute nel Fit for 55 e nel pacchetto REPowerEU) accresceranno ulteriormente il fabbisogno di finanziamenti. Queste proposte si basano inoltre su ipotesi che non tengono sufficientemente conto di problemi noti (come la dipendenza energetica dalla Russia) oppure, come precedenti audit hanno mostrato, su previsioni che poi non si concretizzano secondo le attese (ad esempio, il fatto che gli Stati membri attuino integralmente le politiche esistenti).
Foto di Rudy and Peter Skitterians da Pixabay