Clausola 40% PNRR: 15 miliardi della quota Sud a rischio di finire altrove
Il rispetto del vincolo che riserva al Mezzogiorno almeno il 40% delle risorse PNRR allocabili territorialmente è tutt'altro che assicurato: la riserva Sud per ora è soprattutto frutto di stime e molto dipenderà dai bandi ancora da attivare e dai meccanismi di salvaguardia che le amministrazioni titolari dei fondi metteranno in campo per blindarne la destinazione.
Come fare in modo che al Sud vada il 40% dei fondi PNRR
L'obiettivo di Next Generation EU di sostenere la ripresa post pandemia affrontando i divari territoriali viene declinato nel Piano nazionale di ripresa e resilienza dell'Italia attraverso l’impegno a destinare almeno il 40% delle risorse allocabili territorialmente al Mezzogiorno.
La seconda relazione del Dipartimento delle Politiche di coesione, che sintetizza i risultati dell'attività di verifica di questo impegno al 30 giugno 2022, conferma il quadro già emerso dal primo report: sulla carta la gran parte delle Amministrazioni sta rispettando il vincolo normativo di destinare il 40% risorse al Mezzogiorno, ma la quantificazione della quota Sud risulta influenzata dal peso di interventi la cui destinazione territoriale è frutto di stime operate dalle amministrazioni di riferimento, su cui pesa l'incertezza di misure non ancora attivate o di procedure competitive che vedono una ridotta capacità di assorbimento da parte delle regioni meridionali.
Senza meccanismi di salvaguardia, quota Sud PNRR a rischio
Al 30 giugno 2022, si legge nel rapporto del Dipartimento, la quota di risorse PNRR destinate al Sud risulta pari a 74,8 miliardi di euro, il 40,8% del totale, incidenza che scende al 40,7% con riferimento alla sola componente di risorse 'territorializzabili'. Mettendo insieme le risorse del PNRR e quelle del Fondo Complementare al Recovery, la quota Sud vale invece 86,4 miliardi.
Se però si analizza più in dettaglio la composizione delle risorse considerate come destinate al Mezzogiorno, emerge che su 86,4 miliardi:
- una quota del 22,9% deriva da stime effettuate dalle amministrazioni,
- il 18,1% da atti di riparto territoriale,
- l’1,1% da informazioni desumibili da istruttorie in corso,
- il 12,8% da proiezioni sul totale di dati parziali,
- il 45,1% da dati relativi a progetti effettivamente identificati.
L'ultimo dato, quello sul peso dei progetti identificati, rappresenta un elemento informativo solido e segnala sia una maggiore incidenza delle misure attivate (la cui quota è passata, per le risorse destinate al Mezzogiorno, dal 28,8% di gennaio al 45,1% di giugno) sia una migliore quantificazione della riserva Sud.
I rischi già evidenziati nella prima relazione del Dipartimento sono però confermati dalla nuova analisi, perchè oltre 47 degli 86,4 miliardi di euro considerati come destinati al Mezzogiorno si riferiscono a procedure di carattere competitivo o semi competitivo gestite a livello nazionale per le quali il grado di partecipazione e successo delle regioni meridionali non è assicurato.
Ancora una volta, quindi, il Dipartimento per le politiche di coesione parla di un possibile “trade-off tra efficienza allocativa ed equità perequativa (in questo caso territoriale), con la possibile conseguenza che la necessità di raggiungimento degli obiettivi di realizzazione (milestone e target) previsti nel PNRR possa confliggere con l’effettiva applicazione della clausola territoriale”.
A preoccupare sono soprattuto due tipologie di procedure, classificate come a rischio alto e medio-alto: le prime sono procedure già attivate, ma prive di destinazione territoriale delle risorse; le seconde sono procedure che hanno un vincolo di destinazione territoriale delle risorse al Mezzogiorno, ma che non è associato a clausole di salvaguardia o a disposizioni di allocazione su base nazionale in caso di mancato assorbimento della riserva. Nella prima fattispecie rientrano, al 30 giugno 2022, 13 procedure per un volume di risorse attivate pari a 2 miliardi di euro e per una quota Mezzogiorno pari a 782,9 milioni di euro, quasi interamente associati a “stima”; nella seconda si contano 82 procedure, per un volume di risorse attivate pari a 34,5 miliardi e per una quota Sud pari a 14,2 miliardi di euro. In tutto, quindi, circa 15 miliardi di euro già considerati come destinati alle regioni meridionali potrebbero andare ad altri territori.
Il Dipartimento raccomanda quindi massima attenzione “alle misure ancora da attivare (37,2 miliardi di euro) e alle risorse derivanti da economie o residui non impegnati”. E chiede di “garantire l’introduzione di adeguate misure di salvaguardia della quota Mezzogiorno in modo da compensare eventuali esiti inferiori alle attese delle misure già attivate”. A cominciare dalla riapertura dei termini dei bandi per consentire la presentazione di nuove proposte progettuali, come accaduto nel caso dell’avviso per Progetti faro di economia circolare del Ministero della Transizione Ecologica e del bando Asili nido del Ministero dell’Istruzione.
Per approfondire: Come blindare i fondi PNRR per il Sud e dare risposte agli scontenti del Nord
Consulta la seconda relazione del Dipartimento Coesione sulla clausola del 40% PNRR