Solo tecnici nel governo Draghi, per la credibilità dei politici
Il PIL nel 2020 è sceso quasi del 10%, a marzo scade il divieto di licenziamento, la pandemia tra vaccini e varianti avrà almeno fino all'anno prossimo ancora effetti devastanti sull'economia mondiale e peggiori su quella del nostro Paese, causa la mancanza di serie riforme che l'UE ci raccomanda ormai da anni ma che non riusciamo a fare.
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In questo scenario servono competenze, credibilità e capacità di esecuzione di altissimo livello per governare seriamente e scongiurare quel fallimento che fino ad oggi solo la Banca Centrale Europea ci ha evitato, attraverso l'acquisto massivo dei nostri titoli di debito pubblico.
Il cambiamento che attraversa questo terzo millennio - tra globalizzazione, digitalizzazione e pandemia - ha portata ancora non interamente prevedibile, e per affrontarlo non si può lasciare nulla al caso, servono un sistema con governance, persone e procedure in grado di reagire velocemente, soprattutto quando le crisi sono gravi.
Oggi non c'è più tempo per scontri e negoziati su quali posti del Governo dovranno essere occupati da esponenti dei partiti. L'obiettivo è chiaro e non declinabile secondo le diverse ideologie: ripresa economica forte, stabile e duratura.
Le risorse finanziarie le abbiamo grazie all'Unione Europea. Ora c'è anche una persona, Mario Draghi, a cui è stato affidato il difficile compito di governare, riformare e pianificare la spesa di quelle risorse. Per farlo dovrà affiancarsi persone altrettanto competenti e credibili.
E' opportuno che queste persone siano tutti "tecnici", non solo per evitare quel mercato di poltrone cui di solito si assiste nella formazione dei governi, ma per garantire efficiente ed efficace azione esecutiva e, soprattutto, perché la fiducia del Parlamento possa essere piena e rivolta al supremo obiettivo di salvaguardia dell'economia, piuttosto che a singoli nomi, spesso risultati di meschine negoziazioni.
Draghi non potrà raggiungere il difficile obiettivo se non sarà messo in grado di lavorare, se non potrà creare una squadra adeguata alle esigenze del Paese, se non avrà ampio sostegno parlamentare.
La messa in sicurezza del Paese è necessaria oggi, o domani l'alternativa è il processo che ha subito la Grecia, con sacrifici che però i cittadini non sarebbero più in grado di affrontare.
È giunto il momento che i politici se ne rendano conto, che si comportino di conseguenza, risparmiandoci per un po' inutili slogan che non creano posti di lavoro. Diano spazio a chi ha saputo dimostrare determinazione e coraggio nel perseguire il salvataggio dell'Euro e dell'economia del vecchio continente.
Un passo indietro oggi non è delegimittazione della volontà popolare, ma l'unico modo per recuperare la loro credibilità perduta e raccogliere, domani, di nuovo consensi.