Coronavirus: turismo, si può ripartire grazie all'innovazione digitale
Un'offerta turistica che sappia guardare alle nuove modalità di turismo, grazie all'applicazione delle tecnologie innovative, e al tema della sostenibilità. È questa la possibile cura anti-Covid per il settore turistico, pesantemente colpito dalla pandemia di coronavirus e dalle misure che sono state introdotte per contenerne la diffusione.
> In manovra la proroga del bonus vacanze
A causa della forte incidenza negativa della pandemia sull'economica del turismo, gli attori dell'ecosistema nell'ultimo anno hanno cercato in diversi modi di proteggere il proprio business e i propri stakeholder, ma adesso queste azioni non sono più sufficienti a tamponare l'emorragia e ripartire.
È questo il punto di partenza dello studio, presentato a TTG Travel Experience nell'evento annuale in cui l'Osservatorio Innovazione Digitale nel Turismo della School of Management del Politecnico di Milano fa il punto sul valore del digitale dell'industria dei viaggi e i trend di innovazione dell'offerta di servizi turistici.
In questo contesto, sono tre le componenti fondamentali che potrebbero portare ad una riformulazione del concetto di "sistema turismo".
Puntare su neverending tourism, holiday working e sostenibilità
La prima è il cosiddetto "neverending tourism", un' alternativa che apre spazi per una ricostruzione dell'offerta nell'ottica di una estensione spazio-temporale dell'esperienza turistica sia fisica che digitale.
Tra le possibili leve di azione, destinazioni e operatori possono sfruttare le possibilità offerte dal digitale per proporre esperienze virtuali, visite guidate, corsi o altre attività esperienziali online che anticipino o prolunghino nel tempo l'esperienza turistica, grazie anche all'eCommerce di prodotti legati al viaggio. Diverse startup e operatori consolidati hanno già iniziato a lavorare in questa direzione con risultati incoraggianti.
Secondo trend rilevante è l'holiday working, ovvero la possibilità di lavorare per brevi o lunghi periodi da luoghi di vacanza. Il potenziale di mercato è importante: se in Italia nel 2019 solo il 5,7% degli occupati (1,3 milioni) utilizzava la propria abitazione come luogo di lavoro principale o secondario, le misure di lockdown hanno proiettato oltre quota 8,2 milioni il bacino di potenziali smart worker nel nostro Paese. Questo fenomeno è comune per un'ampia fetta di lavoratori a livello internazionale e - se ben indirizzato - potrebbe avere effetti positivi in termini sia di indotto turistico che di destagionalizzazione.
C'è poi il tema del turismo sostenibile. Con il Covid-19, infatti, un'amplificata attenzione ad aspetti come l'inquinamento e l'affollamento ha avuto e avrà ricadute importanti anche sul turismo, in quanto saranno premiate le destinazioni e le pratiche ritenute più sostenibili, sia da un punto di vista ambientale che sociale, accentuando un trend già in corso prima dell'emergenza. Anche di questa crescente richiesta di sostenibilità sarà importante tenere conto nel rivedere value proposition e business model di operatori e destinazioni.
> Coronavirus: CNEL e ANCI, proposte per rilanciare il settore turismo
Il Covid frena gli acquisti nel settore turismo
Dopo anni di forte crescita del settore, confermata anche nei primi mesi del 2020, la chiusura delle frontiere, le forti limitazioni alla mobilità e il divieto di assembramento hanno colpito a livello globale il settore. L'eCommerce travel degli operatori con sede in Italia è calato del 56% e sceso a un valore complessivo di 4,8 miliardi di euro.
"Il periodo estivo, in seguito all'allentamento delle misure, ha portato un po' di ossigeno al settore anche se non per tutti gli attori della filiera. L'ospitalità alberghiera, i trasporti di terra e di mare (via treno, bus, autonoleggi, traghetti) e le attrazioni hanno avuto qualche miglioramento negli indicatori del terzo trimestre, pur dovendo limitare gli accessi e il numero massimo di prenotazioni, riuscendo a mantenere mediamente il livello di fatturato in una forbice tra il 40% e il 60% rispetto al 2019. Lo stesso non si può dire per tour operator, crociere e trasporto aereo che hanno registrato perdite superiori al 70%", ha dichiarato Eleonora Lorenzini, Direttore dell'Osservatorio Innovazione Digitale nel Turismo.
La crisi, infatti, ha pesato su tutta la filiera ma in modo più grave sul turismo organizzato (tour operator e crociere, network e agenzie di viaggio), che hanno segnato perdite tra il 70 e il 90% rispetto all'anno precedente.
Tra i comparti in cui l'impatto è stato meno pesante, invece, vi è l'ospitalità extra-alberghiera, sebbene anche in questo caso siano necessari dei distinguo. Mentre nelle destinazioni open air il calo è stato contenuto (in media intorno al 25%), nelle metropoli e nelle città d'arte la sofferenza è stata molto maggiore.
Resta forte il desiderio di viaggiare degli italiani
Tuttavia l'emergenza sanitaria non sembra aver intaccato il desiderio di viaggiare. Secondo una recente ricerca, infatti, il 33% degli italiani sta ipotizzando di andare in vacanza a Natale. Ovviamente a crescere è la tendenza al "last minute" sul fronte delle prenotazioni, a causa della forte incertezza e dei cambiamenti repentini che riguardano l'apertura delle frontiere.
L'emergenza sanitaria potrebbe aver modificato i comportamenti dei turisti non solo nel breve periodo (con il forte ricorso alle prenotazioni sotto data) ma anche in modo strutturale. Gli operatori hanno, infatti, registrato un deciso aumento delle prenotazioni effettuate tramite canali digitali diretti. Il journey si fa quindi sempre più digitale e non solo prima del viaggio, ma anche durante l'esperienza, per il maggiore ricorso a soluzioni per limitare la necessità di contatto, primo tra tutti il self check-in.
Più complessa, invece, è la situazione relativa al business travel: la ripresa estiva tra fine giugno e luglio si è rivelata molto marginale (con volumi inferiori al 5% rispetto all'anno scorso ) e tra le aziende sembra prevalere l'atteggiamento prudenziale di limitare i viaggi non strettamente necessari, almeno fino alla metà del 2021. Le nuove modalità di lavoro potrebbero, inoltre, aver modificato in modo strutturale la propensione a viaggiare.
> Consulta il Report dell'Osservatorio Innovazione Digitale nel Turismo