Le proposte di Assocamerestero per sostenere l’export

Le proposte di Assocamerestero per l'export: Photocredit: Eleonora Attolini da Pixabay Tutelare l’export italiano è indispensabile per garantire una ripresa economica e limitare i danni causati dalla pandemia. Per sostenere l'internazionalizzazione delle imprese in un mondo segnato dal Coronavirus, scendono in campo anche le Camere di commercio italiane all’estero (CCIE). Ecco cosa propongono.

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Mentre alla Farnesina si chiudono i tavoli di lavoro per il sostegno al Made in Italy e il Governo, nei vari decreti, stanzia risorse per sostenere l’internazionalizzazione del sistema produttiva italiano, l’Associazione delle camere di commercio italiane all’estero (Assocamerestero) invia un dossier al Senato, indicando il ruolo che le CCIE possono svolgere per presidiare i mercati esteri e sostenere la penetrazione di nuovi.

Quanto pesa il Coronavirus sull’export 

Le stime del Fondo Monetario Internazionale (FMI) sul Pil globale non sono rassicuranti. Per l’Eurozona si calcola che il Pil scenderà del 7,5%, con l’Italia che si intesta il triste primato del -9,1% (assieme alla Grecia che precipita al 10%).

Ma le previsioni non sono rosee neanche per i principali mercati delle nostre esportazioni. Secondo il FMI, infatti, la Germania perderà il 7%, la Francia il 7,2%, la Spagna l’8% e gli Stati Uniti il 5,9%. 

Parliamo di paesi che, sommati assieme, rappresentano quasi il 40% delle vendite all’estero delle aziende italiane, soprattutto quelle di piccole e medie dimensioni.

Ciò nonostante le imprese internazionalizzate restano comunque quelle che, in prospettiva, dovrebbero avere maggiori anticorpi per resistere all’impatto della crisi. I dati presenti nel dossier di Assocamerestero, infatti,  affermano che a fronte di un calo medio del fatturato che rischia di attestarsi sul 19%, le imprese che hanno una maggiore presenza e diversificazione sui mercati internazionali (ma che hanno anche una media di 50 dipendenti) potrebbero fermarsi al -9% del crollo del fatturato.

Dati che - seppur atroci - confermano ancora una volta che l’internazionalizzazione rende più forti le imprese, anche durante una pandemia. Il sostegno all’export, quindi, si rileva come una scelta obbligata, resa ancora più urgente dal prossimo collasso delle nostre imprese.

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Cosa fanno le Camere di commercio all’estero

Con una rete di 79 camere, presenti in 56 paesi e con 68mila imprese servite, la rete del sistema camerale italiano all’estero può rivestire un ruolo importante per la tenuta dei livelli di internazionalizzazione del Paese.

Si tratta di una rete che seppur privata (le CCIE sono infatti associazioni private a base imprenditoriale, costituite all’estero per lo sviluppo dei processi di internazionalizzazione delle PMI) lavora in stretta sinergia con il sistema diplomatico-consolare e con quello camerale italiano (che invece è pubblico).

Ma la loro natura privatistica, collegata con uno stallo delle dinamiche di mercato, sta avendo un impatto anche sull'operatività delle Camere, proprio nel momento in cui queste potrebbero svolgere un ruolo importante per sostenere l’export italiano.

Le proposte di Assocamerestero

Una situazione che porta Assocamerestero a chiedere al Governo un intervento di supporto alla rete, affinché possa continuare a sostenere le imprese italiane nel loro percorso di internazionalizzazione, reso ancora più urgente dalla pandemia.

In tale contesto le CCIE si candidano ad assumere un ruolo sinergico rispetto alle azioni che saranno messe in campo da altri player (a cominciare dall’ICE).

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Secondo Assocamerestero, infatti, le CCIE possono essere alleati fondamentali per la messa in atto di tutta una serie di azioni di internazionalizzazione che in questa fase risultano cruciali. Parliamo di:

  • Assicurare una capillare azione di comunicazione sulle specifiche caratteristiche del prodotto italiano;
  • Mantenere le reti di sub-fornitura, dall’Italia verso l’estero e dall’estero verso l’Italia, consolidando partnership produttive e commerciali con le imprese estere, accordi con le diverse forme di distribuzione, attutendo gli effetti che derivano dall’indebolimento delle catene globali del valore;
  • Favorire forme e modalità innovative di promozione e di relazione tra imprese;
  • Favorire un riposizionamento delle imprese italiane sul mercato estero anche collaborando alla selezione e formazione di personale specifico;
  • Favorire una migliore conoscenza del nostro Paese all’estero.

In particolare, considerando le misure che il Governo sta adottando per sostenere l’export, le CCIE puntano anzitutto ad essere coinvolte nelle campagne straordinarie di promozione del Made in Italy, facendo leva sul “Progetto True Italian Taste” per la promozione dell’agroalimentare italiano, in azione da quattro anni e che ha già realizzato 300 eventi in tutto il mondo.

Ma le CCIE si candidando anche ad essere destinatarie di un Programma Straordinario di Intervento per le PMI, capace di assicurare il mantenimento di contatti e collegamenti imprenditoriali e fornire una corretta informazione, soprattutto a vantaggio della competitività delle imprese di minori dimensioni. Un servizio indispensabile da erogare - in particolare sul duplice versante del collegamento tra imprenditoria estera locale e imprenditoria italiana - e che secondo Assocamerestero nessun altro soggetto potrebbe fornire.

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Photocredit: Eleonora Attolini da Pixabay