UE - Antonio Tajani nuovo presidente del Parlamento europeo

Intervista al presidente del CIME Pier Virgilio Dastoli sull'elezione di Antonio Tajani alla presidenza del Parlamento europeo.

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L'elezione di Antonio Tajani alla presidenza del Parlamento europeo non cambierà i rapporti tra Italia e Ue, ma le scelte espresse dai gruppi politici del PE in questa occasione potrebbero essere il preludio di nuovi equilibri all'interno dell'Assemblea di Strasburgo. Per il presidente del Consiglio italiano del Movimento europeo (CIME) Pier Virgilio Dastoli la decisione degli euroscettici di rimanere ai margini e la rottura della coalizione tra popolari (PPE) e socialisti (S&D) sono fatti politici cui guardare con attenzione.

Già commissario europeo, prima ai Trasporti, poi all'Industria, Antonio Tajani ricopriva la carica di vicepresidente del Parlamento europeo. Il rappresentante del Partito popolare europeo (PPE) ha conquistato la presidenza dell'Assemblea di Strasburgo con 351 voti nel ballottaggio con il candidato S&D Gianni Pittella (282 voti), grazie al sostegno dei liberali dell'ALDE, che hanno ritirato la candidatura del capogruppo Guy Verhofstadt, e dei conservatori.

Gli altri candidati alla guida del PE erano Eleonora Forenza per la sinistra unitaria, Laurentiu Rebega, per gli euroscettici di Marine Le Pen, Helga Stevens del gruppo dei conservatori e riformisti europei e l'eurodeputata verde Jean Lambert.

“Sarò il presidente di tutti, rispetterò tutti i deputati, tutti i gruppi politici. Potete contare sulla mia totale disponibilità”, ha assicurato Tajani al termine delle votazioni, aggiungendo un pensiero alle vittime del terrorismo e del terremoto in Centro Italia. Terremoto che questa mattina è tornato a colpire l'Italia e su cui il neo presidente del PE ha assicurato di essere "in costante contatto con le autorità italiane che si stanno occupando della situazione".

Presidente Dastoli, cosa significa avere un italiano alla guida del Parlamento europeo, si aspetta dei cambiamenti nei rapporti tra Roma e Bruxelles?

Il risultato è sicuramente positivo, dal momento che si tratta del primo presidente italiano da quando è stata introdotta l'elezione diretta. Allo stesso tempo occorre ricordare che il presidente del Parlamento europeo non rappresenta l'interesse del proprio Paese, sarebbe scorretto e immagino che Tajani non lo farà, per cui per quanto riguarda i rapporti tra Italia ed Europa non possiamo pensare che possa agire nei confronti delle istituzioni Ue.

Detto questo, sappiamo che esistono due linee economiche, una che insiste sull'austerità e sul rigore che hanno provocato molti danni in questi anni e una che chiede un cambio di marcia nelle politiche europee, sostenuta più volte anche da Tajani. Quello che Tajani potrà fare, sempre entro i limiti che la sua carica gli impone, è porre l'accento su questo aspetto.

Tra i motivi per cui l'ALDE ha deciso di sostenere la candidatura di Tajani ci sarebbe la convergenza su una serie di temi, tra cui quello della riforma del sistema delle risorse proprie per aumentare il bilancio dell'Unione, un dossier decisivo in vista del negoziato sul prossimo Quadro finanziario pluriennale. Si aspetta degli effetti in questo senso?

Anche rispetto a questo tema il presidente del Parlamento europeo non ha un ruolo. Credo che la visione di questa carica sia condizionata dal fatto che il presidente uscente Martin Schulz sia andato oltre le prerogative della sua funzione - che è quella di garantire una gestione efficace del Parlamento e il rispetto delle regole - attribuendosi un ruolo politico non previsto.

Il presidente è lo speaker del Parlamento europeo e può intervenire in circostanze precise, ad esempio quando introduce le riunioni del Consiglio europeo, ma sempre esprimendo la posizione del Parlamento europeo e mai a titolo personale. In ogni caso, il tema della riforma del sistema delle risorse proprie non è una prerogativa dell'ALDE, del PPE o dei conservatori, dal momento che sulla necessità di avere più risorse vi è una maggioranza molto più ampia di quella che ha condotto all'elezione di Tajani, che vede da tempo su queste posizioni i socialisti, i verdi e una parte della sinistra.

Al termine delle votazioni il candidato S&D Gianni Pittella ha detto che non ci sarà più una grande coalizione tra i grandi gruppi. Pensa che si stiano creando nuovi equilibri al Parlamento europeo?

Questa elezione ha mostrato innanzitutto che i gruppi euroscettici, quello che fa capo a Nigel Farage, in cui rientra anche il M5S, e quello che fa capo a Marine Le Pen, che comprende anche la Lega di Matteo Salvini, si sono autoesclusi dalla gestione politica del PE. Questa decisione di mettersi ai margini può essere letta da una parte come un fatto positivo, ma allo stesso tempo rende evidente come l'adesione al gruppo di Farage degli eurodeputati del M5S, presentata come un fatto tecnico, diventi ora un fatto politico.

Bisogna poi chiedersi se questa nuova maggioranza sia occasionale e limitata all'elezione del presidente del Parlamento o se vi sia un cambio delle alleanze o una rottura della grande coalizione che si era creata a inizio legislatura. Se così fosse, c'è da capire se ne seguirà un indebolimento dei rapporti di fiducia tra il PE e il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker e se i socialisti vorranno aprire un discorso sui rapporti con la Commissione europea.

Io credo che così non sarà, ma che il modo di lavorare potrebbe d'ora in poi funzionare in maniera diversa, per cui ci saranno provvedimenti sui quali i socialisti non andranno sempre alla ricerca del compromesso con i popolari e i liberali, ma si esprimeranno in maniera più conforme alle loro posizioni. Da questo processo potrebbe derivare una dialettica molto positiva per il lavoro del Parlamento europeo.

Who's who: overview of the people in charge of Parliament

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