Economia verde - Eurostat e Symbola, Italia ai vertici in Ue
L’Italia al momento produce circa 102 miliardi di valore aggiunto associabile a tecnologie green, facendo meglio di Francia e Germania
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Il rapporto Greenitaly
Italia al vertice dell’economia verde in Europa. Lo dicono chiaramente i dati del rapporto Greenitaly della fondazione Symbola e quelli di Eurostat. Il green, attualmente, produce un valore aggiunto di circa 102 miliardi di euro ogni anno, una quota consistente del Pil. Questo porta fenomeni di grande rilevanza: per livello di occupazione verde, performance ambientali, capacità di gestione dei rifiuti e riduzione delle emissioni siamo ai vertici di tutte le classifiche europee. Superando, in molte situazioni, casi virtuosi come Francia e Germania.
Partendo dall’Italia, sono 372mila le imprese dell’industria e dei servizi che, tra il 2008 e il 2014, hanno investito in prodotti e tecnologie green o prevedono di farlo a breve. In pratica, se escludiamo l’agricoltura, si tratta di un’impresa su quattro, il 24,5%, per l’esattezza. Nel manifatturiero, addirittura, questa percentuale sale al 32 per cento. Si tratta di una tendenza che si sta rafforzando nel corso dell’ultimo periodo. Nel 2015 le aziende che hanno fatto questo tipo di investimenti sono 120mila, il 36% in più rispetto all’anno precedente. Anche grazie a misure come quelle del collegato ambientale.
I mercati esteri
Questo particolare dinamismo delle nostre aziende si associa a risultati molto positivi sui mercati esteri. Le imprese green, infatti, esportano fuori dall’Italia nel 18,9% dei casi, contro il 10,7% delle altre. Si tratta, in sostanza, di modelli di aziende più evolute. Soprattutto, tendono ad avere una presenza maggiore nei mercato extra-europei, come l’India, la Cina, il Sud Africa e l’Arabia Saudita.
La sostanza è che il valore aggiunto, espresso in termini nominali, generato dalla green economy nel 2014 è pari a 102 miliardi di euro, corrispondenti a circa il dieci per cento del nostro prodotto interno lordo. Dal punto di vista dei settori, questi risultati arrivano soprattutto dall’edilizia (31,1%), dall’agricoltura (19%), dall’industria (12%) e dai servizi (7,3%).
Dal punto di vista territoriale, il ruolo più rilevante viene giocato dal Nord del paese: la quota di valore aggiunto è pari a 11,0% per il Nord-ovest e 10,7% per il Nord-est. Nel Centro Italia la quota scende a 9,9%, mentre per il Sud fa segnare un 9,2 per cento. Anche se, in questo caso, bisogna tenere conto dell’esistenza di una grande parte di economia sommersa.
I numeri di Eurostat
Nella geografia europea questi numeri ci collocano su un livello molto alto. Il nostro sistema produttivo, infatti, esprime un livello di occupazione “verde” molto più elevato di altri paesi. Il 51% delle piccole e medie imprese italiane, infatti, ha almeno un green job, più che nel Regno Unito (37%), in Francia (32%) e in Germania (29%).
Discorso simile per le performance ambientali. Eurostat, infatti, stima che le imprese italiane, con 337 kg di materia prima per ogni milione di euro prodotto, non solo fanno molto meglio della media Ue (497 kg), ma si piazzano seconde tra quelle delle grandi economie comunitarie dopo le britanniche (293 kg), davanti a Francia (369), Spagna (373) e ben avanti alla Germania (461). Dinamica analoga per l’energia. Siamo secondi tra i grandi player europei, dietro al solo Regno Unito. Dalle 17 tonnellate di petrolio equivalente per milione di euro del 2008, siamo passati a 15: la Gran Bretagna ne brucia 12, la Francia 16, Spagna e Germania 18.
L’Italia fa molto bene anche nella riduzione dei rifiuti. Con 39 tonnellate per ogni milione di euro prodotto (5 in meno del 2008) siamo i più efficienti in Europa, di nuovo molto meglio della Germania (65 tonnellate). Stessa tendenza nella riduzione delle emissioni in atmosfera: secondi tra le cinque grandi economie comunitarie (113 tonnellate di CO2), dietro solo alla Francia (91 t, in questo caso favorita dal nucleare) e, ancora una volta, davanti alla Germania.