Imprese: perche' investire nelle relazioni con l'Ucraina
L’Ucraina, che dopo la Russia è per estensione è la seconda nazione più grande d'Europa, riveste un ruolo di primo piano a livello internazionale, specialmente nel campo della lavorazione dei minerali ferrosi, il coke in particolare, di cui è il quinto esportatore mondiale (dopo Cina, Polonia, Russia e Giappone). Per rafforzare la relazioni tra l’Italia e l’ex repubblica sovietica sarà necessario puntare sull’“infrastrutturazione” del paese, soprattutto nel campo dei trasporti e dell’energia.
Resta fondamentale una normalizzazione dei rapporti di fornitura energetica provenienti dalla Russia, senza la quale difficilmente il paese potrà avviarsi su un sentiero di sviluppo stabile. La Russia è il primo partner commerciale dell'Ucraina e l'interscambio è salito nell'ultimo anno del 54%, superando i 25 miliardi di dollari. Nonostante le tensioni con il Cremlino a seguito della crisi russo-georgiana, Putin è riuscito a concludere nel mese di ottobre 2008 un accordo sul gas dalle condizioni più che favorevoli per l'Ucraina: in futuro, infatti, il prezzo del gas sarà determinato esclusivamente dall' andamento dei prezzi sui mercati internazionali.
Le condizioni complessive del paese sono tuttavia aggravate dalla forte instabilità interna, a seguito della rivoluzione arancione filooccidentale e alla crisi del governo guidato da Julia Timoshenko. La rivalità fra gli ex alleati, il presidente Viktor Iushenko e la Timoshenko stessa, ha affondato la coalizione democratica faticosamente creata dopo le elezioni dello scorso autunno e nessuno dei due è riuscito a trovare intese con la formazione di maggioranza relativa, il partito delle regioni del filo-russo Viktor Ianukovic. Yushchenko, distintosi durante l’ultimo conflitto russo-geogiano per le posizione oltranzista filo-Tbilisi, ha fissato per il 7 dicembre 2008 le prossime elezioni politiche anticipate. L'Ucraina torna così alle urne per eleggere, per la terza volta in soli tre anni, i deputati della Rada, il Parlamento.
Alla luce di questo scenario è evidente che le grandi azioni commerciali non possono essere prese in carico dalle sole imprese italiane, ma richiedono l’intervento diretto di tutto il Sistema Paese, che contemporaneamente dovrà adeguare le strutture logistiche ad un’eventuale intensificazione degli scambi da e per l’Ucraina. Secondo le rilevazioni dell’ISTAT, infatti, attualmente gran parte delle nostre importazioni da questo paese viaggia per nave: in questo caso i problemi sono legati alla congestione delle rotte tra Mar Nero e Mediterraneo (con un allungamento dei tempi di viaggio e quindi dei costi) e ai limiti dimensionali dei porti italiani (che impedisce di usare navi più capienti e quindi a minor costo unitario per la merce trasportata). Quasi del tutto assenti risultano le importazioni attraverso le strade ferrate, che invece, anche per il coinvolgimento dell’Ucraina nei progetti di sviluppo ferroviario a livello continentale, potrebbero costituire un’importante opportunità di facilitazione degli scambi.
Considerando i costi di trasporto, soprattutto per merci a basso valore unitario, le opportunità per le singole imprese sono legate soprattutto ai processi di internazionalizzazione più complessi, con un’apertura dei propri sistemi logistici di approvvigionamento e di produzione oltre i confini nazionali. Soprattutto nel settore della lavorazione dei minerali ferrosi, infatti, l’Ucraina appare già dotata di competenze specifiche, come testimonia la crescita delle nostre importazioni di prodotti sempre più a valle della filiera. La posizione geografica privilegiata fa sì che l’Ucraina diventi un’importante base produttiva e logistica per servire i mercati russo e turco, sempre più rilevanti per le esportazioni italiane.
Il mix delle strategie attuabili da parte delle imprese italiane per beneficiare della disponibilità in Ucraina di materie prime cruciali per l’approvvigionamento delle nostre filiere produttive appare quindi piuttosto complesso e necessiterebbe di una cabina di regia ad hoc in grado di ottimizzare gli sforzi promozionali di collaborazione industriale e di sostegno finanziario.
(Alessandra Flora)