Australia: un colossal per il Made in Italy
La missione in Australia si è svolta contestualmente all’annuncio di un ambizioso piano di investimenti da parte del governo di Canberra. Un piano che spazia dalla difesa, alle infrastrutture all’energia, dove il governo italiano ha sottoscritto intese operative che dovrebbero facilitare le imprese italiane. E proprio in Australia verrà realizzato il più grande radiotelescopio al mondo, un opera per oltre 2 miliardi di euro, che vedrà la partecipazione del nostro Istituto Nazionale di Astrofisica e di Finmeccanica. A siglare il memorandum d'intesa a Sidney con il ministro dell'Industria australiano Kim Carr è stato proprio il sottosegretario Urso.
“Nel settore della difesa”- ha spiegato Urso - sta per essere presentato un libro bianco con un piano federale di spesa decennale pari a 16,5 miliardi di euro. Ricca poi è la dotazione in tema di nuove infrastrutture, da realizzarsi nei prossimi quattro anni, che prevede una spesa federale di 23 miliardi di euro e altri 100 miliardi da parte dei singoli stati. A queste risorse, tutte pubbliche, vanno sommate anche quelle utili per realizzare progetti con il sistema "public private partnership". Tra questi ultimi si colloca l’ampliamento della metropolitana di Sydney che verrà effettuato in due tranches, rispettivamente per 3 e 6 miliardi di euro. E per tutti questi settori il governo australiano si attende collaborazioni concrete da parte delle imprese italiane”.
Un altro settore cruciale le imprese trasformatrici nostrane è quello delle materie prime. Su questo fronte, l’Australia è disponibile sia a fornire numerose commodities, sia a permettere investimenti italiani in questo settore. Tra le materie prime più interessanti uranio e carbone e quasi ogni tipo di metallo, oltre a un prodotto di tradizionale importazione per l’Italia come la lana. Per poter inserire le imprese italiane nell’opera di sfruttamento industriale delle materie prime, in cooperazione con imprese australiane Urso ha poi siglato un accordo con il Ministro delle risorse del Nuovo Galles del Sud, Ian Mcdonald. Questa intesa, cui collaborerà anche la Simest per la parte finanziaria, consentirà la creazione di nuove joint-venture. In questa area la Simest ha già realizzato 19 progetti di sostegno all’export con un impegno di circa 33 milioni di euro. Significative opportunità si registrano poi per l’export delle macchine utensili, la nostra voce più forte in Oceania.
Ma altrove, per iil Made in Italy non c'è di certo un letto di rose. Il primo trimestre del 2009, purtroppo, si é concluso con un andamento fortemente negativo per il commercio estero turco sia sul versante delle importazioni sia su quello delle esportazioni. E' quanto si evince dai dati predisposti dall'Ufficio Statistico Turco, rielaborati dall'Ufficio ICE di Istanbul, in base ai quali le importazioni sono diminuite del 41,8% (28,6 miliardi di dollari) rispetto al corrispondente periodo del 2008, mentre le esportazioni sono diminuite del 26% (24,5 miliardi).
Ma il libro nero – per dirla con lo scrittore turco Orhan Pamuk - deve arrivare. Le esportazioni italiane risultano in vistoso calo -49,5% (1,382 miliardi), come anche le importazioni dalla Turchia -39,2% (1,282 miliardi). Il saldo è attivo per il Made in Italy per 100 milioni di dollari. La quota di mercato dell'Italia è pari al 4,9% del totale delle importazioni della Turchia dal mondo.
(a cura di Alessandra Flora)