Finanziamenti start up - D-Orbit, il business dei rifiuti spaziali

Intervista a Luca Rossettini, amministratore delegato di D-Orbit, la start up specializzata nel recupero dei “rifiuti spaziali”

D-Orbit

 

Arrestare l’aumento sistematico della concentrazione di oggetti che ruotano incontrollati nello spazio, promuovendo un futuro sostenibile e redditizio per l’industria spaziale. Questa la missione di D-Orbit, la start up comasca inserita fra le 100 aziende più innovative e promettenti al mondo. L'amministratore delegato Luca Rossettini spiega com'è nata e quali sono le prospettive future della società.

Aggiornamento: D-Orbit ha ottenuto un finanziamento di 2 milioni di euro nell'ambito della terza scadenza intermedia dello SME Instrument, fase 2 di Horizon 2020

Quando e com'è nata l'idea di D-Orbit?

Ero arrivato a qualificarmi tra i primi 200 aspiranti astronauti europei, sperando di poter esplorare l’ultima frontiera. Nonostante quell’opportunità non sia diventata concreta, non mi sono arreso: nello spazio ci sarei andato in un modo o un altro. Con l’aumento incontrollato di oggetti abbandonati nello spazio, mi son ben presto reso conto che per realizzare il mio sogno, qualcuno doveva pensare a diminuire l’accumulo di detriti che cominciano ad appesantire in modo critico le orbite intorno alla terra.

Grazie al programma Fulbright Best, nel 2009 sono partito per la California, dove ho sviluppato il primo piano di business, seguendo dei corsi intensivi alla Santa Clara University, a Stanford e UC Berkeley. Sono entrato in contatto con varie aziende del settore presentando il progetto D-Orbit e ricevendo primi feedback positivi. Dopo una breve esperienza in Nasa sono rientrato in Italia, e nel 2011 grazie ad un investimento seed di TTVenture della Fondazione Cariplo, e con la collaborazione di altri giovani ingegneri, tra cui Renato Panesi (anche lui borsista Fulbright), Thomas Panozzo e Giuseppe Tussiwand, ho fondato D-Orbit in Italia.

La startup è stata inserita nella Red Herring Top 100 Global Competition. Cos'ha segnato il successo della società?

D-Orbit oggi sta ancora cavalcando verso il successo. Ma sicuramente il lavoro svolto e la passione di tutta la squadra, la vera essenza di D-Orbit, sono stati fondamentali per ricevere questa conferma della nostra determinazione nel portare innovazione a un’industria così importante come quella dello spazio, che ha un impatto enorme sulla vita di tutti i giorni e che dev'essere gestita in modo da poter sostenere la crescita di tutte le attività umane.

In fase iniziale avete usufruito di strumenti agevolativi? E avete riscontrato difficoltà nel reperimento di finanziamenti?

Iniziare questa attività in Europa, e in Italia in particolare, non è stato facile. Abbiamo però trovato sin da subito delle persone, esperti del settore, che hanno visto la possibilità di successo insita nel nostro business e che ci hanno aiutato a muovere i primi passi. Ci siamo quindi subito messi alla ricerca di capitale di rischio piuttosto che agevolazioni o aiuti pubblici: avevamo un’urgenza di iniziare e sviluppare il nostro business che chiaramente il lento percorso di supporto alla ricerca e sviluppo tipico dei finanziamenti pubblici non poteva garantire.

Con la crescita poi della consapevolezza, nel nostro Paese, che il fenomeno start up avrebbe potuto portare dei vantaggi per tutti, sono stati creati degli strumenti che avrebbero permesso a noi - e a tutte le altre aziende innovative in crescita in Italia - di accelerare e crescere. Ad esempio la legge 662/96, che favorisce l’accesso al credito bancario delle piccole e medie imprese, competizioni a livello nazionale che ci hanno permesso di farci notare e crescere in reputazione, e supporto locale allo sviluppo di parte della nostra tecnologia. Attualmente D-Orbit è uno dei primi casi in Italia ad avere utilizzato strumenti finanziari partecipativi.

Sicuramente sono dei primi passi, ma la direzione intrapresa dalle istituzioni è chiara. Sono convinto che un corretto e proficuo dialogo con i decision makers politici ed istituzionali si potrà costruire un ambiente estremamente favorevole per la crescita di aziende innovative, tale da rendere il nostro Paese uno dei posti più convenienti dove sviluppare alta tecnologia in futuro.

Quali le difficoltà riscontrate nell'accesso al Fondo Centrale di Garanzia per le PMI, quali gli ostacoli incontrati?

Quando ho letto della possibilità di accedere ad un finanziamento garantito, che avrebbe permesso di assumere nuove persone senza per questo dover “vendere” pezzi della società, ho subito visto una grande opportunità per noi. E, come per ogni obiettivo che ci poniamo in azienda, abbiamo deciso di puntare in alto, richiedendo il massimo ammontare possibile, circa 2,5 milioni di euro.

Abbiamo subito trovato in Unicredit il partner ideale: sin dall’inizio il management ci ha aiutato ad elaborare e sottoporre la richiesta. Purtroppo ci sono stati alcuni eventi che hanno ritardato la procedura: ad esempio, dopo alcuni mesi dalla sottomissione della domanda, abbiamo scoperto che il Regolamento Ue 651/2014 (che dichiara alcune categorie di aiuti compatibili con il mercato interno, ndr) non era stato ancora recepito dal Governo, impedendoci di fatto di poter portare avanti la domanda di finanziamento. Questo ci ha costretto a dividere quindi il finanziamento in due parti utilizzando la disponibilità in regime de minimis della società, di fatto prosciugando l’ammontare di potenziali finanziamenti di ricerca e sviluppo in de minimis a cui la società potrà avere accesso nei prossimi tre anni. Un altro stop poteva essere la richiesta del certificato antimafia, ma alla fine anche questo è arrivato nei tempi prestabiliti.

Avete da poco chiuso un nuovo round di investimenti per un valore di circa 1,83 milioni di euro da Club degli investitori, TTVenture, Como Venture e alcuni imprenditori dell’area comasca. Come verranno impiegate tali risorse?

D-Orbit sta passando attraverso una fase estremamente positiva: stiamo ricevendo diverse richieste di offerte e le opportunità si stanno moltiplicando. Inoltre l’azienda si è ormai posizionata, a livello globale, come leader di sistemi di “pulizia” spaziale. Per riuscire ora a continuare a mantenere il ritmo e continuare a crescere, sempre verso una prospettiva globale, abbiamo bisogno di ottimi cervelli sia in campo tecnico che commerciale. I nuovi investitori hanno subito capito che entrare ora nella compagine sociale porterà a breve un alto ritorno economico e non hanno esitato ad investire.

Inoltre continua la missione D-SAT, creata dall’azienda, che vedrà lanciato in orbita a fine 2016 il primo satellite al mondo che verrà rimosso in modo diretto e sicuro da un dispositivo indipendente. Il satellite è costruito interamente entro le mura della società e rappresenterà un vero e proprio breakthrough tecnologico per il settore spaziale. Quindi D-Orbit, con questo investimento, aumenterà di dimensioni, soprattutto in Italia, e accelererà verso un posizionamento globale nel mercato.

Quante persone lavorano per D-Orbit?

Eravamo 10 all’inizio del 2014, e siamo ora 30 persone, in crescita. Siamo presenti in Italia, Portogallo e Stati Uniti.