Crisi: un piano di garanzie parziali pubbliche per rilanciare gli investimenti
Un programma di garanzie statali parziali sui finanziamenti, con uno stanziamento di 50-70 miliardi di euro in tre anni, a sostegno dei settori con maggiori potenzialità di sviluppo. E' la proposta lanciata dal direttore generale di Unicredit Spa Roberto Nicastro, durante un'audizione in commissione Finanze della Camera sul tema degli strumenti fiscali e finanziari a sostegno della crescita.
Il punto di partenza della proposta di Nicastro è l'importanza dell'intervento pubblico per uscire dalla crisi: nel contesto della recessione, sottolinea il direttore generale di Unicredit, solo lo Stato è in grado di ripristinare 'fiducia collettiva'.
Quello che lo Stato può fare, continua Nicastro, è mettere in piedi un grade piano di garanzie pubbliche che, pur non eliminandolo del tutto, riduca il rischio per le banche e, allo stesso tempo, generi un effetto volano sugli investimenti, grazie alla leva finanziaria: mille euro di risorse statali possono mobilitare fino a 20mila euro di prestiti, sottolinea Nicastro.
L'idea è quello di uno stanziamento compreso tra 50 e 70 miliardi in tre anni per garantire nuovi finanziamenti a favore di settori quali turismo, costruzioni, efficienza energetica, start-up, con particolare attenzione per giovani e studenti, e in generale dei comparti con propensione all'export.
Per la gestione esistono già strutture cui ricorrere, dal Fondo centrale di garanzia per le pmi alla Sace, passando per il sistema dei consorzi fidi.
L'impatto sul debito pubblico, assicura Nicastro, sarebbe limitato: anche se l'Italia ha un debito pubblico esplicito molto alto, le stime del Fondo monetario internazionale e della Commissione europea giudicano contenuto il peso delle passività potenziali legate a impegni futuri come le pensioni.
Il nostro debito pubblico implicito "è il più basso tra i paesi europei, pari al 28% del Pil, mentre la Germania arriva al 109% del Pil", osserva Nicastro, e il piano di garanzie pubbliche parziali "non comporterebbe impatti elevati sulla posizione debitoria del Paese".