Jérôme Kerviel, capro espiatorio del sistema bancario francese
Tre anni di prigione, 4,9 miliardi di euro di risarcimento più interessi. La pesante condanna inflitta in Francia all'ex trader di Societé Générale, Jérôme Kerviel, è sconvolgente. Una sentenza irragionevole - sostengono giornalisti e blogger quasi all'unisono - stravagante, surreale, inaccettabile, servita sostanzialmente a individuare un capro espiatorio. L'opinione pubblica è piuttosto compatta e parla della "vittoria dell'ipocrisia con il colletto bianco", di un sistema di controllo opaco, disconnesso dalla realtà".
Bisogna ricordare che, nonostante il giudizio sembri severo, gli ordinamenti giuridici stranieri si sono rivelati, in passato, ancora più duri con i "rogue trader", condannati anche a sette anni di reclusione.
E' comprensibile però lo slancio di spontanea empatia verso un giovane che non ha sottratto un euro e la cui colpa principale è quella di aver fatto perdere del denaro ad una banca. Comprensibile anche l'irritazione che si prova nell'osservare la verginità con cui Societé Generale è uscita apparentemente da questa vicenda.
In realtà non è così. Da un lato la banca è stata condannata pesantemente dalla commissione bancaria per le mancanze nel sistema di controllo. Ma è soprattutto la sua reputazione all'estero ad averci rimesso. Prima dell'"affaire Kerviel", infatti, Societé Generale era l'unica banca francese a rivaleggiare con i competitor anglosassoni nelle attività di mercato.
Infine, tutta la gerarchia al di sopra del trader ha dovuto lasciare l'istituto, incluso il suo presidente, Daniel Bouton, incalzato dalle pressioni dell'Eliseo.
Il tribunale di Parigi, come in precedenza i giudici istruttori Renaud Van Ruymbeke e Françoise Desset - noti per la scarsa stima nei confronti dei banchieri - si è limitato a far rispettare la legge, nonostante molti avrebbero voluto trasformare il caso in un processo alla finanza impazzita e ai bonus "a go-go".
La giustizia ha riconosciuto in Société Générale la vittima di questo caso. Le azioni di Kerviel hanno pertanto messo in pericolo la banca e le 140 mila persone in essa impiegate.
La giustizia francese non ha ritenuto credibile la teoria - pur interessante - secondo cui Kerviel avrebbe beneficiato della complicità o comunque della condiscendenza della sua gerarchia. Secondo la sentenza, fino a prova contraria, il mestiere del trader non è illegale, segue delle regole, i suoi doveri e una deontologia. Kerviel, inoltre, avrebbe irritato la giustizia con il suo cinismo e la sua ingannevole impassibilità. Nondimeno la difesa avrebbe portato avanti l'immagine di un individuo alla ricerca dell'anonimato in palese contrasto con l'eco dei media strenuamente rincorsa dal trader.
Nell'emettere la sentenza la giustizia non si è fatta influenzare dai sentimenti dell'opinione pubblica. Sarebbe questa una valida ragione per ritenerla iniqua?
"Ho ingoiato la pillola - racconta l'ex trader di trentatré anni - ma sono comunque abbattuto dal peso della condanna e dalle responsabilità che il giudice mi ha addossato. Credo che mi abbiano voluto far pagare per tutti gli altri e che in questo modo abbiano voluto salvare Societé Générale". Continua Kerviel: " Ho sempre ammesso le mie responsabilità, ma vorrei che anche gli altri lo facessero. Per il momento sono l'unico a pagare". Kerviel ha aggiunto che continuerà a lavorare come consulente nel settore informatico e che si dedicherà nuovamente al suo dossier penale.
Sul suo blog personale, il giornalista del quotidiano Le Monde, Pascale Robert-Diard, afferma che SocGen non dovrebbe reclamare il risarcimento e gli interessi che Kerviel è tenuto a versare. Qualora la condanna fosse confermata in appello, la banca dovrà decidere se obbligarlo al risarcimento. Il reporter, infatti, definisce Kerviel "un soldato sacrificato per salvare la banca".
Il portavoce del governo francese, Luc Chatel, ha invitato informalmente la banca a fare "un gesto" a favore di Kerviel, alludendo alla possibilità di non esigere il risarcimento esorbitante - pari a quasi 5 miliardi di euro - che costringerebbe il giovane ad un'esistenza piuttosto grama.