Giorgetti in audizione sul DFP 2025, il nuovo Documento di finanza pubblica
Il ministro dell'Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, ha illustrato alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, in seduta congiunta, i contenuti del Documento di finanza pubblica 2025, approvato il 9 aprile scorso dal Consiglio dei Ministri. Il DFP dovrà essere inviato alla Commissione europea entro fine mese, dopo aver passato l'esame del Parlamento, che è chiamato anche ad esprimersi sull'eventuale scostamento di bilancio per aumentare la spesa per la difesa in rapporto al PIL.
Piano strutturale di bilancio di medio termine: ok del Consiglio
Non si tratta più del DEF, ma di un documento di aggiornamento dei conti di finanza pubblica che manca dei contenuti programmatici tipici del Documento di economia e finanza, ha spiegato il titolare del MEF, Giancarlo Giorgetti.
La prima sezione, denominata "Relazione annuale sui progressi compiuti nel 2024" in accordo con le nuove disposizioni euro-unitarie che ne prevedono l’invio alla Commissione europea entro il 30 aprile di ogni anno, riporta le informazioni richieste dalla Commissione per la verifica del rispetto degli impegni che sono stati presi nel Piano (il Piano strutturale di bilancio di medio termine, ndr). La seconda sezione, "Analisi e tendenze della finanza pubblica", continua invece a fornire al Parlamento le informazioni sugli andamenti tendenziali a legislazione vigente - comprese quelle di maggior dettaglio sulla spesa per il pubblico impiego, la spesa sociale in denaro e la sanità - finora contenute nella seconda sezione del DEF, espressi sia in termini di cassa sia di competenza. Tale sezione riporta, inoltre, "un’indicazione delle risorse necessarie a finanziare le politiche in essere che il Governo intende confermare con la prossima legge di bilancio, al fine di identificare il perimetro delle misure e l’entità delle risorse non considerati negli andamenti tendenziali a legislazione vigente", ha spiegato il ministro.
Le previsioni del DFP 2025
Approvato a sei mesi dall’invio alle Camere del Piano strutturale di bilancio di medio termine (PSBMT) 2025-2029, il nuovo Documento di finanza pubblica (DFP) adempie agli obblighi previsti dalla nuova governance macroeconomica dell'Unione, che prevede la rendicontazione dei progressi compiuti attraverso l’invio alla Commissione europea di una relazione annuale, l'Annual Progress Report. Un documento adottato in una situazione globale molto complessa che ha riflessi sull'economia nazionale e rende difficili, “persino aleatorie”, le previsioni, non solo di lungo termine, ma anche a breve termine, come già precisato da Giorgetti in conferenza stampa a margine del CdM.
Dentro questo quadro di incertezza, il Governo ha deciso di adottare stime di crescita dimezzate rispetto alle precedenti previsioni, che stimavano per l'anno in corso una crescita dell'1,2%: la crescita del PIL reale è indicata per il 2025 allo 0,6%, per poi salire leggermente allo 0,8% nel 2026 e nel 2027.
Quanto al deficit, sebbene i dati di consuntivo per il 2024 mostrino un deficit in miglioramento oltre le previsioni del PSBMT e del DEF (al 3,4% del PIL, anziché al 3,8% previsto, rispettivamente, nel Piano e al 4,3% del Documento di economia e finanza), le previsioni del nuovo Documento sono caute, confermando il profilo di deficit previsto dal Piano struttuale di bilancio, cioé al 3,3% del PIL nel 2025 e in discesa al 2,8% nel 2026, in linea con l’obiettivo di uscire dalla procedura per disavanzo eccessivo. La dinamica andrebbe a consolidarsi con un’ulteriore riduzione nel 2027 (2,6%) e nel 2028 (2,3%).
Infine, quanto al rapporto debito/PIL, nel periodo oggetto del DFP, si prevede un andamento leggermente più basso di quello indicato nel Piano, con differenze che tendono ad azzerarsi nel corso del periodo stesso. La previsione è del 136,6% nel 2025, del 137,6% nel 2026 e del 137,4% nel 2027, “quando finalmente l'effetto di cassa dei crediti Superbonus tenderà a sgonfiarsi e a liberare il debito di questo fattore”, ha sottolineato Giorgetti.
Il Documento non tiene conto dell'imminente riprogrammazione del PNRR, prevista entro fine di maggio, per cui profilo temporale e ammontare della spesa risultano distribuiti come originariamente previsto, ha chiarito il ministro, confermando che "il riorientamento di questo tipo di spesa e la destinazione saranno anche eventualmente in funzione degli impatti della vicenda dazi".
Quanto alla spesa per la difesa, per ora il Governo mantiene l'andamento originario. "Riteniamo in base ai nostri criteri di contabilizzazione, che saranno discussi in sede Nato, di essere sostanzialmente in linea con la richiesta del 2% del PIL", ha detto Giorgetti. "L'aumentare dell'incidenza sul PIL della spesa in difesa implicherà di fare delle scelte che in questo momento non si ritiene di adottare e che saranno fatte nei tempi prescritti", ha aggiunto.
D'altra parte, il pressing della Commissione affinché gli Stati membri adottino entro fine aprile la clausola di salvaguardia nazionale rispetto agli indicatori del Patto per aumentare la spesa in difesa non può essere ignorato. In sede di risoluzione sul Documento di finanza pubblica, ha concluso quindi il ministro, "il Parlamento dovrà esprimersi sullo scostamento di bilancio", secondo la procedura costituzionalmente rafforzata di votazione nelle due Camere.
Novità: l'audizione di Giorgetti sul DFP 2025
Nell'ambito dell'attività conoscitiva preliminare all'esame del Documento di finanza pubblica 2025, Giorgetti è intervenuto il 17 aprile presso le commissioni congiunte 5ª (Bilancio) del Senato e V (Bilancio) della Camera per illustrare i contenuti del DFP.
Il ministro dell'Economia ha rivendicato la gestione prudente della finanza pubblica "che permette di confermare in questo Documento gli obiettivi di spesa netta e di riduzione del deficit e del debito stabiliti nel Piano dello scorso ottobre e attestare il miglioramento dei dati relativi al 2024" e che viene riconosciuta anche dai mercati finanziari e dalle agenzie di rating che "stanno migliorando il giudizio sul nostro Paese, come testimoniato dal recente upgrade effettuato da S&P, particolarmente rassicurante poiché si verifica in un contesto di rallentamento dell’economia globale".
In audizione Giorgetti ha confermato che l'Italia dovrebbe raggiungere quest'anno l’obiettivo del 2% del PIL destinato alla difesa, mentre le valutazioni su un ulteriore incremento delle spese per la difesa dovranno "considerare anche gli esiti delle interlocuzioni avviate a livello europeo circa gli strumenti di finanziamento e le flessibilità nell’ambito delle regole di bilancio". Strumenti che, tuttavia, il Governo giudica al momento non sufficientemente convenienti e su cui il ministro auspica ulteriori proposte da Bruxelles. Più in generale, pur rivendicando di essere l'autore della norma che ha inserito lo scostamento di bilancio in Costituzione, Giorgetti chiede cautela sul suo utilizzo: prima di prevedere spese supplementari, bisogna valutare perché e in cosa si spende.
Discorso analogo per l'eventuale spesa supplementare per misure in risposta ai dazi, che potrebbero però beneficiare anche di risorse PNRR: "come emerso anche dalle interlocuzioni con le parti sociali, nell’ambito della successiva riprogrammazione si potranno individuare risorse da destinare a imprese, lavoratori e settori più colpiti dalla guerra commerciale".
Fronte avanzamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza, la spesa si attestava a circa 66 miliardi a marzo 2025, circa il 34% del budget totale del PNRR e il 54% delle risorse ricevute finora dalla Commissione europea. Si prevede, però, "un sostanziale aumento della spesa dell’anno in corso e del prossimo, con il progressivo completamento degli investimenti e la chiusura dei numerosi cantieri aperti in tutta Italia" e, ha aggiunto Giorgetti, si ritiene "del tutto fisiologico che, indipendentemente dal conseguimento degli obiettivi e dei traguardi entro la fine del 2026, parte della spesa dovrà essere contabilizzata anche negli esercizi successivi".
SEZIONE I DFP – Relazione annuale sui progressi compiuti nel 2024