Dagli stress test il destino delle banche europee
Conto alla rovescia per i responsi sugli stress test. Oggi pomeriggio, a mercati chiusi, saranno diffusi i risultati delle procedure di verifica sulla salute di 91 banche europee. L’obiettivo è dimostrare che questi istituti sono in grado di reggere un’eventuale crisi futura. Per l'Italia sono interessati Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps, Banco Popolare e Ubi. A seguire si pronunceranno le autorità nazionali dei singoli Paesi (nel nostro paese la Banca d'Italia) e il Committee of European Banking Supervisors (Cebs), che ha condotto l'operazione.
Finora la Germania è stato il paese più reticente nella diffusione delle informazioni. Nel mirino dei detrattori di questo strumento di verifica sono soprattutto l’esaustività, la severità e la trasparenza delle procedure.
Nello specifico è stato chiesto alle 91 banche di stimare se il loro indice patrimoniale Tier 1 possa scendere al di sotto del 6% in due scenari diversi: in caso di una nuova ricaduta dell’economia e in uno scenario ulteriormente aggravato da rischi sovrani. Gli istituti che oltrepassano quella soglia dovranno individuare una soluzione per affrontare una situazione simile.
Inevitabilmente i riflettori sono nuovamente puntati sulla Grecia e sulla Spagna. Secondo il principale quotidiano spagnolo sarebbero parecchie le banche iberiche ad aver fallito. Sulle 18 banche spagnole prese in considerazione dai test di resistenza alle crisi, un piccolo gruppo avrebbe bisogno di maggior capitale se le condizioni economiche peggiorassero significativamente e se si verificasse una crisi del debito sovrano in diversi Paesi. Tra le banche che hanno fallito gli stress test, secondo El Pais, ve ne sono anche alcune protagoniste di recenti fusioni. E negativi sarebbero anche i risultati di alcuni degli istituti che hanno già ricevuto finanziamenti dal fondo statale spagnolo per la ristrutturazione delle banche. Il quotidiano spagnolo precisa però che le banche che hanno ottenuto risultati negativi potranno continuare a svolgere la loro normale attività, almeno finché non si verificherà una crisi più grave di quella che è stata affrontata finora.
Nonostante i limiti metodologici di questo sistema di verifica (per esempio il focus incentrato sui bilanci delle banche e non sulle responsabilità al di fuori di essi), che rischia di non tenere conto delle specificità dei singoli paesi, gli effetti di rassicurazione nei confronti degli investitori dovrebbero essere positivi. Un’indagine di Goldman Sachs rivela che 10 banche europee non supereranno la prova.