Cessione dei crediti e bonus edilizi: aumenta il deficit nel 2022
Dopo la riclassificazione del superbonus e del bonus facciate come crediti “pagabili” e quindi generatori immediati di spesa pubblica, l’Istat ha ricalcolato il rapporto deficit/Pil degli scorsi anni. Il risultato è che nel 2022 il deficit è salito di quasi il 3% rispetto a quanto calcolato prima, arrivando all’8%. Immediata la replica del MEF che tranquillizza i mercati e parla di “misure non replicabili”.
Lo stop alla cessione dei crediti
E’ questo in buona sostanza il riassunto di quanto successo nelle ultime 24 ore, dopo che l’Istat ha pubblicato il 1° marzo il Resoconto periodico sul PIL e sull’indebitamento delle Amministrazioni Pubbliche. Come ampiamente annunciato, infatti, all’interno del Resoconto sono arrivati anche i nuovi calcoli sull'effetto che il superbonus e il bonus facciate hanno avuto sull’economia italiana, a seguito dell’aggiornamento del Manual on Government deficit and debt (MGDD) 2022 di Eurostat che ha sostanzialmente cambiato le regole del gioco per la classificazione dei crediti d’imposta come non-payable (crediti non pagabili) e payable (crediti pagabili).
Per approfondire: Nel 2021 l'Italia interpella l'Eurostat sulla cessione del credito
Cosa sono i crediti pagabili e non pagabili e cos’è il rapporto deficit/Pil?
Per capire la questione, è bene fare chiarezza su alcuni concetti chiave. Il primo riguarda la differenza tra i crediti “pagabili” e i crediti “non pagabili”. In estrema sintesi:
- i crediti "pagabili” sono quei crediti d’imposta per i quali (per una serie di motivi) esiste una ragionevole certezza di essere utilizzati - nel corso del tempo - nella loro interezza, palesandosi quindi come “pagabili”. Ciò significa che un credito payable va registrato come spesa per la PA nell’anno di sostenimento della spesa agevolata, per un ammontare pari all’intero importo maturato;
- i crediti “non pagabili” sono invece quei crediti d’imposta per i quali si pongono dei limiti alla loro fruibilità. Ciò significa che il credito in questione va registrato nei conti pubblici come minore entrata tributaria e solo nel momento del suo utilizzo.
Ebbene, la presenza del meccanismo della “cessione del credito” (insieme a quello della possibilità di essere usati in compensazione con altri debiti fiscali) ha trasformato il superbonus e il bonus facciate da crediti “non pagabili” a crediti “pagabili”, visto che è stato sostanzialmente assicurato il fatto che il credito contratto con lo Stato sarà pagato. La conseguenza ultima di questa modifica è che i costi dei bonus vanno imputati nell’anno in cui è stata effettivamente sostenuta la spesa dell’investimento agevolato (e non più, come fatto finora, spalmati su più anni).
Considerando che gli anni di avvio dei lavori agevolati sono stati soprattutto il 2020, il 2021 e il 2022, il conto dei bonus edilizi per le casse pubbliche va registrato proprio in questi anni.
Qui entra in gioco la seconda definizione da avere ben chiara in mente e cioè il rapporto deficit/Pil, che è quello peggiorato dopo il cambio di classificazione dei bonus. Anche in questo caso in estrema sintesi:
- il deficit (detto anche disavanzo) rappresenta la differenza tra le entrate e le uscite dello Stato, quando le seconde (cioè le uscite) superano le prime (cioè le entrate);
- il Pil (Prodotto Interno Lordo) è il valore dei prodotti e servizi realizzati all'interno di uno Stato in un determinato arco di tempo, cioè - detto in altri termini - la ricchezza prodotta in un anno all’interno di uno Stato.
Il rapporto deficit/Pil fornisce pertanto la misura tra quanto lo Stato ha speso e incassato, in rapporto con la ricchezza prodotta complessivamente nel Paese (il Pil), diventando uno degli indicatori per capire lo stato di salute delle finanze pubbliche.
Effetto superbonus: peggiora il rapporto deficit/Pil
Detto ciò, visto che i costi del superbonus e del bonus facciate sono stati imputati soprattutto nel 2020, 2021 e 2022, le uscite per lo Stato registrate in quegli anni sono aumentate. Di conseguenza, è aumentato anche il deficit di quegli anni.
Il risultato ultimo certificato ieri dall’Istat è stato che nel 2022 il rapporto deficit/Pil italiano si è attestato all’8% contro le stime della Nadef del 5,6%.
Discorso analogo anche per gli anni 2020 e 2021, quando il deficit si è attestato al 9,7% del Pil (dal 9,5% stimato a settembre scorso) nel 2020 e al 9,0% (dal 7,2% stimato a settembre) nel 2021.
Il MEF: misure non replicabili nelle medesime forme
Come riporta l’agenzia di stampa Radiocor, subito dopo la pubblicazione del Resoconto dell’Istat, il ministero dell'Economia ha rilasciato una nota nella quale il MEF prende atto delle decisioni degli istituti di statistica indipendenti che mettono un punto fermo sulla vicenda contabile, i riflessi sul bilancio dei bonus edilizi e delle cessioni dei crediti introdotti a decorrere dal 2020.
Il Governo con trasparenza, coerenza e responsabilità è impegnato ad assicurare un'uscita sostenibile da misure non replicabili nelle medesime forme. La correzione delle norme sui bonus edilizi è stato l'indispensabile presupposto a tutela dei conti pubblici per il 2023, invertendo una tendenza negativa certificata oggi dall'Istat. Il Governo è al lavoro con tutti i soggetti interessati per risolvere il grave problema di liquidita' finanziaria delle imprese ereditato da imprudenti misure di cessione del credito non adeguatamente valutate nei loro impatti al momento della loro introduzione".