Strasburgo - stop ai fondi UE per chi viola lo Stato di diritto
Strasburgo approva un progetto di legge per sospendere i fondi europei ai Paesi che interferiscono con i tribunali o non contrastano frode e corruzione. Ma è improbabile che il Consiglio approvi.
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Bloccare l’erogazione dei fondi europei per i Paesi che non rispettano lo Stato di diritto. E’ un progetto di legge importante e ambizioso quello approvato a larga maggioranza dal Parlamento europeo, ma che rischia di infrangersi contro il muro del Consiglio.
Quando si rischierebbe lo stop dei fondi UE
Spetterà alla Commissione europea valutare le "carenze generalizzate per quanto riguarda lo Stato di diritto" e decidere le misure da attuare, che potrebbero includere la sospensione dei pagamenti del bilancio UE o la riduzione dei prefinanziamenti.
E nello svolgere questo compito sarà assistita da un gruppo di esperti indipendenti specializzati in diritto costituzionale e questioni finanziarie, composto da un esperto nominato dal Parlamento nazionale di ciascuno Stato membro e da cinque nominati dal Parlamento europeo.
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La Commissione potrà stabilire che lo Stato di diritto è minacciato qualora siano compromessi uno o più dei seguenti elementi:
- il corretto funzionamento delle autorità dello Stato membro preposte ad eseguire il bilancio dell'Unione,
- la corretta operatività delle autorità preposte al controllo finanziario,
- adeguate indagini nella repressione delle frodi - incluse le frodi fiscali - corruzione o altre violazioni che riguardano l’esecuzione del bilancio dell'Unione,
- il controllo giurisdizionale da parte di organi giurisdizionali indipendenti,
- il recupero di fondi indebitamente versati,
- la prevenzione e la repressione dell'evasione fiscale e della concorrenza fiscale,
- la collaborazione con l'Ufficio europeo per la lotta antifrode e, se lo Stato membro interessato vi aderisce, con la Procura europea.
Ok lo stop, purché non ci rimettano i beneficiari finali
A seconda della portata delle carenze e della procedura di gestione di bilancio, la Commissione può decidere su una o più misure, tra cui:
- la sospensione degli impegni,
- l'interruzione dei termini di pagamento,
- la riduzione dei prefinanziamenti,
- la sospensione dei pagamenti.
Il Governo dovrebbe comunque attuare il rispettivo programma o fondo dell'UE ed effettuare i pagamenti ai beneficiari finali, come i ricercatori o le organizzazioni della società civile. La Commissione dovrebbe inoltre occuparsi di assistere i beneficiari e fare in modo che essi ricevano gli importi dovuti.
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Palazzo Berlaymont dovrebbe poi presentare una proposta di storno al Parlamento e ai ministri dell'UE per trasferire nella riserva di bilancio un importo corrispondente al valore delle misure proposte.
La decisione prenderebbe effetto dopo quattro settimane, a meno che il Parlamento, deliberando a maggioranza dei voti espressi, o il Consiglio, deliberando a maggioranza qualificata (in modo che nessuno Stato membro possa bloccare una decisione), la modifichino o la respingano. Una volta che la Commissione avrà stabilito che i disavanzi sono stati eliminati, l'importo sarà sbloccato con la stessa procedura.
Una volta che lo Stato membro avrà rimediato alle carenze individuate dalla Commissione europea, il Parlamento e i ministri dell'UE potranno sbloccare i fondi.
La discussione in Consiglio sarà molto difficile
La plenaria ha approvato la relazione con 397 voti favorevoli, 158 contrari e 69 astensioni. La proposta di regolamento sulla tutela del bilancio dell'Unione in caso di carenze generalizzate riguardanti lo Stato di diritto negli Stati membri è parte integrante del pacchetto di bilancio UE 2021-2027.
I deputati sono ora pronti ad avviare i negoziati con i ministri UE sulla formulazione definitiva del regolamento. Il Consiglio non ha ancora adottato la propria posizione, ma c’è da attendersi un muro contro muro, come sottolinea l'ex capo di gabinetto della commissaria alle politiche regionali, Nicola De Michelis: “L'idea della Commissione a mio parere è giusta: se lo Stato di diritto non è rispettato e questo conduce a delle situazioni in cui il controllo delle risorse europee non è garantito”.
E conclude: “Il Parlamento ha votato a larga maggioranza a favore della proposta, ma la discussione in Consiglio sarà estremamente difficile, così com'è difficile dire quale sarà il risultato finale, perché sul Quadro finanziario pluriennale deve esserci l'unanimità fra gli Stati membri”.