Agenzia Coesione: Dg Regio, modello da esportare
Agenzia per la coesione territoriale sotto osservazione. E’ quanto spiega il vicecapo di gabinetto del commissario europeo per le Politiche regionali Hahn, Nicola De Michelis.
Il modello italiano potrebbe essere replicato in altri paesi. Nicola De Michelis, vicecapo di gabinetto del commissario europeo con delega alle Politiche regionali Johannes Hahn svela un retroscena sulla creazione della nuova struttura, che dovrà vigilare sulla spesa dei fondi europei a partire dal 2014. “Il commissario Hahn è stato molto presente nella nascita della nuova Agenzia per la coesione territoriale in Italia”.
Come nasce l'Agenzia
L’Agenzia per la coesione territoriale è la struttura immaginata dall’ex ministro Fabrizio Barca per la prima volta durante il Governo Monti. Secondo il disegno originario dovrà avere due compiti: vigilare sull’andamento della spesa dei fondi europei e, soprattutto, assistere quegli enti locali che non sono così bravi a impegnare il loro denaro. “Uno strumento propulsivo”, come lo ha definito l’attuale ministro Carlo Trigilia, che dopo una lunga gestazione sta partendo soltanto in queste settimane. L’Agenzia, infatti, è stata formalmente istituita con il decreto sulla pubblica amministrazione dello scorso ottobre. E, con la legge di Stabilità, è stata anche dotata di personale: sono 120 le assunzioni che la manovra ha disposto per riempire i ranghi della struttura, che potrà arrivare fino a 200 elementi, in base alla sua dotazione organica. “Unità altamente qualificate” nella materia dei fondi strutturali, che avranno il compito di perseguire i due obiettivi per i quali è nata l’Agenzia.
Apripista a livello europeo
Il modello nato in queste settimane in Italia è oggetto di stretta osservazione da parte di Bruxelles. Lo spiega ancora De Michelis: “E’ la prima volta che si utilizza un sistema di questo tipo in un paese europeo”. Il vicecapo di gabinetto si sofferma sui motivi per i quali è nata l’Agenzia: “L’Italia è caratterizzata da una centralizzazione molto marcata della gestione dei fondi. Se non c’è un forte coordinamento e un’azione di monitoraggio a livello nazionale, il rischio che le risorse vadano disperse è molto alto”. Quindi, il ruolo del plotone di esperti sarà rendere più fluido l’attuale sistema. Ma non è detto che quello che funziona in Italia vada bene anche altrove. “Osserviamo l’azione dell’Agenzia e ci aspettiamo risultati importanti. Anche se non è scontato che il sistema sia replicabile in altri paesi”.
Il peso dell'Italia nell'Ue
Parole che risaltano se si osserva il peso del nostro paese nella geografia dei fondi strutturali. Per Bruxelles il ruolo dell’Italia resta, infatti, fondamentale anche nel prossimo periodo di programmazione. Nel periodo 2014-2020 saremo il secondo paese per ammontare di risorse ricevute (32,8 miliardi di euro), dietro soltanto alla Polonia, che percepirà ben 77,5 miliardi. Alle nostre spalle ci sono la Spagna (28,5 miliardi), la Romania (22,9 miliardi), la Repubblica ceca e l’Ungheria (21,9 miliardi), il Portogallo (21,4). La Germania incasserà poco più di 19 miliardi di euro, mentre la Francia si fermerà a 15,8 miliardi totali.