Imprese: con la direttiva UE addio ritardi nei pagamenti

euroMomento storico per le pmi europee. E’ giunto finalmente il semaforo verde dell’Europarlamento per la nuova direttiva contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali che - secondo la Cgia di Mestre - soltanto in Italia ammonterebbero a 10 miliardi di euro. Una vittoria per le imprese, che finalmente vedranno saldate in tempo le fatture, sia dai privati che dalla PA.

Il rinvio nei pagamenti rappresenta infatti una delle piaghe dell'economia europea, all'origine di un fallimento su quattro per le aziende e della perdita di circa 450 mila posti di lavoro l'anno.

Per capire l’entità del danno per le Pmi, basti pensare che in tutta l’UE la perdita sui crediti ha raggiunto 300 miliardi di euro, l’equivalente del debito nazionale della Grecia. Un problema che riguarda soprattutto le Pubbliche Amministrazioni. Finora, secondo la media europea, le amministrazioni pubbliche pagano le loro fatture dopo 65 giorni, con circa 10 giorni di ritardo rispetto al settore privato. In alcuni paesi, tuttavia, le fatture vengono saldate dopo più di tre mesi.

La norma dovrà essere recepita negli ordinamenti nazionali entro 24 mesi dalla sua adozione.
In base alle nuove disposizioni:

  • gli enti pubblici devono pagare entro 30 giorni (o - solo in circostanze del tutto eccezionali - entro 60 giorni) i beni ed i servizi che hanno acquistato dalle imprese.
  • le imprese devono regolare le fatture entro 60 giorni, a meno che non abbiano espressamente concordato altrimenti e ciò non costituisca una condizione manifestamente iniqua.
  • le imprese hanno il diritto di esigere il pagamento degli interessi di mora e di ottenere altresì un importo fisso minimo di €40 a titolo d’indennizzo dei costi di recupero del credito. Esse potranno comunque esigere anche il rimborso di tutti i costi ragionevoli incorsi a tal fine.
  • il tasso di legge applicabile agli interessi di mora viene aumentato e portato ad almeno 8 punti percentuali al disopra di quello di riferimento della Banca centrale europea. Non è consentito agli enti pubblici fissare tassi inferiori per gli interessi di mora.
  • per le imprese diventa più facile contestare in tribunale termini e pratiche manifestamente inique.
  • viene garantita una maggiore trasparenza: gli Stati membri saranno infatti tenuti a pubblicare i tassi applicabili agli interessi di mora, rendendoli così più accessibili per le imprese.
  • gli Stati membri vengono incoraggiati a redigere codici di pagamento rapido
  • gli Stati membri hanno la facoltà di mantenere o adottare leggi e regolamenti contenenti disposizioni più favorevoli ai creditori rispetto a quelle stabilite dalla direttiva.