Rome Investment Forum - attenzione a crediti deteriorati
Dal Rome Investment Forum 2016 è arrivato un invito ad affrontare in fretta il problema dell'aumento dei crediti deteriorati.
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La priorità per l’Europa e l’Italia, anche in vista del decreto sulle banche, è la gestione degli Npl (Non performing loans).
I crediti deteriorati cioè che gli istituti di credito hanno nei loro bilanci e che rischiano di inquinare di nuovo la nostra economia. L’ultima tavola rotonda del primo giorno del Rome Investment Forum 2016, organizzato dalla Federazione Banche Assicurazioni e Finanza (FEBAF), ha affrontato la questione degli scenari di rischio globali e del ruolo che la finanza può avere per contrastarli. Trovando il suo senso nelle parole di Adrian Blundell-Wignall, special advisor del segretario generale dell’Ocse sugli affari economici: “Sta passando il messaggio che le cose stanno migliorando, ma questo non mi trova d’accordo perché ci sono delle azioni che vanno fatte, seguendo una sequenza precisa”.
Il quadro generale è stato definito da Carlo Cottarelli, attualmente direttore esecutivo del Fondo monetario internazionale e, nel suo ultimo incarico italiano, ex commissario alla spending review. Per Cottarelli, “la situazione di contesto è che ci sono tassi di crescita che non possono essere definiti bassi, ad esempio nel 2016 la crescita globale è al 3,1%, ma questo avviene in un contesto di politiche monetarie estremamente espansive”. Questo stato di cose limita fortemente le azioni che possono essere fatte per dare una spinta ulteriore all’economia. Posto che non avrebbe senso continuare con le iniezioni di liquidità in maniera indefinita, “una seconda alternativa è abituarsi a una situazione di bassa crescita, aumentando la resilienza del sistema”. Oppure, c’è la terza via: quella delle riforme strutturali nei diversi Paesi.
Da sola la politica monetaria è condannata ad avere risultati parziali
Ed è qui che bisogna guardare, perché da sola la politica monetaria è condannata ad avere risultati parziali. Lo dimostra l’esperienza delle elezioni del presidente americano Donald Trump, come ha detto Bernard Spitz, presidente internazionale di Medef, la Confindustria francese, e di Ffa, la federazione delle assicurazioni transalpine: “Trump è riuscito dove le banche centrali hanno fallito: ha dato una scossa all’economia che, per la prima volta da anni, non è stata monetaria ma politica. La politica, allora, in qualche caso può offrire una soluzione all’impotenza dell’economia”. Anche se, come ha spiegato Rony Hamaui, chairman di Assifact, bisogna guardare al populismo con molta attenzione. Perché è vero che nel breve può offrire risposte che appaiono efficaci, ma “nel lungo periodo porta molti problemi”, come un innalzamento eccessivo dei tassi di interesse o difficoltà in termini di diritti e democrazia.
Torniamo, allora, al discorso di Blundell-Wignall: in questo contesto di difficoltà ci sono dei problemi oggettivi e delle azioni che vanno prese. In Europa c’è “un grande ammontare di non performing loans”, le curve degli Npl stanno salendo: quindi, la priorità di azione deve essere il contrasto al fenomeno dei crediti deteriorati. “Bisogna seguire un ordine che prevede quattro passaggi: occuparsi degli asset problematici, ricapitalizzare le banche in difficoltà, riordinare il quadro regolatorio, separare le attività ad alto rischio da quelle ordinarie”. Una lista della spesa utile anche al Governo, in vista del prossimo decreto che affronterà proprio la questione delle banche.