Corte Conti Ue boccia strumenti finanziamento per microimprese

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I due strumenti messi a disposizione dall'Ue non sono in grado di supportare una domanda di finanziamenti da 12 miliardi all'anno 

Costi di gestione troppo alti, poca attenzione alle esigenze reali degli operatori e una strumentazione poco efficace. La Corte dei conti europea ha passato agli infrarossi i programmi dedicati dall’Ue alle microimprese. E i risultati dell’analisi sono tutt’altro che positivi: il grosso delle risorse passa dal Fondo sociale europeo che, però, è costruito in modo da avere un impatto parecchio limitato sull’economia. Va meglio l’altro pilastro della politica europea: lo Strumento europeo per il microcredito. Ma le sue disponibilità finanziarie sono ancora troppo ridotte di fronte a una domanda di credito che vale 12 miliardi di euro all’anno a livello comunitario.

Il contesto generale

Partiamo dal quadro generale. Il supporto dell’Ue alle microimprese arriva attraverso due fonti: il Fondo sociale europeo e lo Strumento europeo per il microcredito denominato Epmf. Il primo agisce principalmente attraverso bandi, il secondo viene utilizzato dal Fondo europeo per gli investimenti. Questi due pilastri cercano di rispondere a una domanda di microcredito che vale circa 12 miliardi di euro ogni anno, superando di molto quello che le banche e gli altri soggetti che si occupano di finanza sono in grado di garantire. La Corte dei conti europea, allora, ha cercato di capire se questo assetto sta rispondendo alle reali esigenze degli operatori, fornendogli il supporto di cui hanno bisogno.

I difetti del Fondo sociale

Partendo dal Fondo sociale, questo punta a favorire l’occupazione ma, allo stesso tempo, a migliorare la tendenza alla mobilità, facilitando l’adattamento a contesti sociali diversi da quello del paese di origine. Le risorse a sua disposizione sono molto ampie: nel periodo 2007-2013 c’erano 2,4 miliardi di euro per il solo capitolo dedicato alle start up e all’autoimpiego, con circa 680 milioni per il supporto alle microimprese.

Programmazione debole

Sul fronte del Fondo sociale, spiega però l’analisi, “ci sono debolezze nella programmazione e nella struttura di supporto alle imprese, oltre a una mancanza di un monitoraggio sufficiente e affidabile delle performance”. Addirittura, la Commissione e i paesi membri non hanno informazioni dettagliate sui costi amministrativi di ogni Stato per ciascuna tipologia di finanziamento. Problemi che “hanno un impatto negativo sull’efficacia del supporto ai bisogni delle imprese”.

Nessuna analisi delle esigenze del settore

Nello specifico, lo studio della Corte mostra come “le autorità di gestione del Fondo sociale non hanno condotto un’analisi dei bisogni specifici delle microimprese prima di allocare le loro risorse, determinando l’uso più appropriato dei loro fondi”. Questo ha generato uno scarso impatto, testimoniato anche da un altro elemento: i progetti finanziati dal Fondo sociale nella grande maggioranza dei casi non hanno raccolto risorse di privati.

Il caso della Calabria

Senza contare il tema dei costi di gestione che, in diversi casi, sono troppo alti. La Corte dei conti cita il caso di un progetto avviato in Calabria per il quale è stato caricato un costo del 7,8%, di parecchio superiore al tetto fissato dalle norme europee al 4 per cento. “Un costo di gestione troppo alto porta meno risorse nelle casse delle imprese”, spiega l’analisi.

Il bilancio dell'Epmf

L’Epmf, invece, ha meno disponibilità: tra il 2010 e il 2013 ha erogato prestazioni per 203 milioni di euro, divisi a metà tra il bilancio dell’Ue e quello della Bei. Il grosso (178 milioni) è servito per i prestiti. Secondo il documento, però, funziona meglio. Nello specifico, “è riuscito ad attrarre fondi privati addizionali, a differenza del Fondo sociale europeo”. Nonostante questo, le cifre riservate dal bilancio europeo a questo strumento sono ancora molto limitate, se confrontate con il plafond del Fse.

Ridisegnare il Fondo sociale europeo

Per migliorare la situazione, spiega la Corte nelle conclusioni, “la Commissione, insieme agli Stati membri, dovrebbe disegnare un sistema di supporto finanziario per le microimprese che vogliono accedere al Fse e, in aggiunta, dovrebbe fissare dei criteri di selezione che puntino a raggiungere le persone più vulnerabili e in posizioni di svantaggio rispetto al mercato del credito tradizionale”. Oltre ad aumentare il plafond a disposizione dello Strumento per il microcredito.

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