Fondi Ue 2014-2020: le strategie di Patrizia Minardi in Basilicata

Patrizia Minardi - fonte Regione BasilicataNei prossimi anni la Basilicata continuerà a puntare sul turismo e sulla cultura. Le infrastrutture verranno potenziate, ma senza stravolgere il patrimonio paesaggistico e la tradizione di questa terra. FASI.biz ha intervistato Patrizia Minardi, direttore dell’autorità di gestione regionale.

Minardi, può fare un bilancio della passata programmazione?

La Basilicata iniziò con il piede giusto la programmazione 2007-2013. Entrò nelle aree di “phasing out” nell'ottica di una programmazione integrata, per dare al territorio sia sviluppo che occupazione principalmente in tre settori: valorizzazione dei beni culturali e ambientali, assistenza socio-sanitaria e sviluppo urbano sostenibile. I progetti sono stati sviluppati attraverso delle efficaci sinergie tra pubblico e privato, valutando la capacità di rischio e di investimento delle imprese. Lo sviluppo dei territori, però, è stato caratterizzato da velocità diverse.

Può essere più precisa?

Nel raccordo tra turismo e cultura i risultati migliori sono stati riscontrati nella zona del Metapontino, nella fascia Ionica, a Matera e – sul versante Tirrenico - nell’area di Maratea.

Altri territori, invece, non sono ancora abbastanza maturi per mettere a fattore comune le loro potenzialità. In vista della nuova programmazione, si vuole capitalizzare quanto già realizzato in quella passata. In primis, i contenitori culturali messi a punto per la cittadinanza sul piano sociale e sanitario: laboratori, piccoli centri ospedalieri, parchi, strutture per il tempo libero e per l’aggregazione scolastica.

Capitalizzare ciò che si è fatto con il Fondo di Sviluppo Regionale significa gestire questi contenitori nella maniera più opportuna (ad esempio aprendoli, attraverso gli avvisi pubblici, ai privati).

Nella programmazione 2014-20 la Basilicata è la Regione con la distribuzione pro capite delle risorse europee più elevata d'Italia (ben 1.682 euro). In che modo potrà cogliere questa opportunità?

La quantità di fondi che arriva dall'Ue rappresenta un'arma a doppio taglio. Da un lato, sono uno spiraglio di speranza per programmare in modo opportuno, in base alle indicazioni fornite dai regolamenti europei. Dall'altro, avere tanti soldi a diposizione implica una capacità progettuale elevata, che oggi deve essere più vicina all'esecutività. Il territorio deve individuare delle priorità realizzabili e si deve sforzare di rispettare i cronoprogrammi, che richiedono spesso una gestione amministrativa faticosa.

Il tempo non è una variabile indipendente nella gestione dei fondi strutturali: rispettare i tempi significa non incagliarsi nell'inefficacia e nelle burocrazia. Inoltre è importante garantire pagamenti certi alle imprese.

Mentre nella scorsa programmazione rientrava nel phasing out, oggi la Basilicata è tornata tra le Regioni più svantaggiate.

L'uscita dalla Regioni del "phasing out" può rappresentare na nuova sfida. In realtà il phasing out era una condizione più statistica che reale: la crisi economica di questi anni, la riduzione dell'indotto di Melfi e la limitata dimensione delle imprese, soprattutto a conduzione familiare, non ci hanno permesso di fare questo salto.

In questa programmazione proveremo a correggere gli elementi critici che hanno caratterizzato molte Regioni europee, comel'impossibilità di rilanciare le imprese attraverso i fondi di garanzia, a causa del mancato accesso al credito. Molte imprese, infatti, non hanno avuto la forza di assumersi i rischi necessari per aumentare gli investimenti.

Oggi l'amministrazione deve ridare fiducia, tenendo sotto controllo il patto di stabilità, i debiti verso le imprese, ma anche trattenendo i giovani sul territorio e investendo in innovazione e ricerca. Tutto questo, però, deve essere realizzato nel rispetto della tradizione della nostra terra: dall'agroalimentare ai beni culturali, dalla qualità della vita alla valorizzazione di risorse naturali come l'acqua, il sole e il mare.

In che modo la Basilicata può colmare il gap infrastrutturale che la caratterizza, soprattutto dal punto di vista delle reti ferroviarie?

Nel corso della programmazione 2007-2013 abbiamo portato a termine tre interventi importanti:

  1. il rafforzamento del collegamento tra il Materano e la fascia Ionica, attraverso l'allargamento di una dorsale (la strada 175) che ha permesso ai lucani che abitano nelle aree interne di trascorrere le proprie vacanze sul mare della Basilicata. In passatom il turismo lucano era proiettato sulla Campania e sulla Puglia. Il risultato è che il traffico giornaliero medio su questa strada è aumentato del 46%, mentre il flusso turistico proveniente dalle aree interne è aumentato del 4%.
  2. il collegamento della Potenza-Melfi (la cosiddetta Oraziana) che permette di raggiungere più facilmente Melfi e una località meravigliosa come Monticchio.
  3. la riqualificazione del tratto ferroviario (circa 70 km, con l'impiego 12 milioni di fondi strutturali) che collega Matera all'aeroporto e alla stazione di Bari.

Questo certamente non può bastare, se pensiamo che la Salerno-Reggio Calabria è ancora da concludere. Abbiamo, inoltre, in programma il potenziamento dell'aeroporto di Pisticci per accogliere i voli charter e potenziare il flusso turistico verso Matera. In quella zona, grazie ai fondi europei, abbiamo sostenuto una rete di agriturismi proprio in quest'ottica.

Nella nuova programmazione pensiamo di realizzare infrastrutture "hard", ma soprattutto soft, come una rete leggera capace di valorizzare i centri ad alto contenuto storico, archeologico e culturale. Non solo Matera, quindi ma anche Melfi, Metaponto e Venosa, che possono avvalersi di una mobilità leggera, al servizio della fruibilità turistica e naturalistica.

Il turismo resterà la vostra punta di diamante?

Proponiamo un approccio esperienziale e multidimensionale. In Basilicata il turista può vivere un'esperienza unica, che si ispira al cinema (vedi l'isituzione della film commission), al gusto, al  ciclismo, al trekking e al mare.

Il "vantaggio" di ritornare tra le aree meno sviluppate consiste nell'accesso ai PON e ai progetti interregionali che si stanno sviluppando, ad esempio con l'alta velocità. Quest'ultima, ovviamente, non tocca nè Potenza, nè Matera, ma si avvicina  a Melfi, a Napoli e a Bari e può avere delle ricadute positive, seppure indirette, sulla nostra regione. 

Può parlarci del vostro nuovo percorso di certificazione delle competenze?

Abbiamo avviato questo importante  progetto con la SDA Bocconi perchè ci siamo resi conto della necessità di creare dei profili professionali certificati a livello europeo, in Italia, sulla programmazione e sulla gestione dei fondi strutturali. Bisogna rendere operativa la capacità amministrativa di chi lavora in questo ambito. Da parte della Basilicata c'è la volontà e l'impegno a innalzare la qualità della progettazione per non perdere neppure un euro. Iniziato nel dicembre 2013, il percorso formativo si concluderà a giugno di quest'anno.