Incentivi rinnovabili – il parere dell'Autorita' per l'energia
Rivedere alcuni punti del decreto per incentivare le rinnovabili e pensare nuovi meccanismi incentivanti per il 2017. Il parere dell'Autorità per l'energia
Incentivi rinnovabili: il decreto del Ministero dello Sviluppo economico
Sostenere la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili attraverso la definizione di incentivi e modalità di accesso semplici, che promuovano l’efficacia, l’efficienza e la sostenibilità degli oneri di incentivazione nell'ambito degli obiettivi della Strategia energetica nazionale, nonché il graduale adattamento alle linee guida in materia di aiuti di Stato per l’energia e l’ambiente.
Questi gli obiettivi del decreto per gli incentivi alla produzione di energia da fonti rinnovabili diverse dal fotovoltaico. Testo che ha attraversato un lungo iter: dopo una prima bozza, criticata dalle associazioni del settore, il Mise ha messo a punto un secondo testo, inviato per parere ai Ministeri dell’Ambiente e delle Politiche Agricole. Una terza versione è stata a pubblicata a fine settebre sul sito del dicastero e trasmessa all'Autorità per l’energia elettrica il gas e il sistema idrico e alla Conferenza unificata per acquisire i relativi pareri.
Il parere dell'Autorità per l’energia: le criticità del decreto
Rivedere alcuni punti del testo ed eliminarne altri. L'Autorità per l'energia elettrica il gas e il sistema idrico formula le proprie osservazioni sul decreto per incentivare la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili diverse dal fotovoltaico.
Modifiche richieste, in primo luogo, per i meccanismi di accesso agli incentivi. Il testo messo a punto dal Mise prevede tre diverse procedure:
- accesso diretto per impianti di più piccola taglia (comunque non superiore a 250 kW), con soglie differenziate per fonte;
- iscrizione a registro per impianti di potenza fino a 5 MW, anche in alternativa all’accesso diretto per gli aventi diritto;
- accesso a seguito di partecipazione a procedure competitive di aste al ribasso per impianti di potenza superiore a 5 MW.
In questi ultimi due casi, nota l'Autorità, non viene consentito l’accesso agli incentivi nel caso di impianti per i quali i lavori di realizzazione vengono avviati prima del loro inserimento nelle nuove graduatorie finalizzate all’accesso agli incentivi, con l’unica eccezione degli impianti per i quali è già stata fatta richiesta di accesso agli incentivi ai sensi del decreto interministeriale 6 luglio 2012. Tuttavia, per preservare le iniziative già avviate, l'Autorità chiede la soppressione dell’articolo 4, commi 5 e 6, dello schema di decreto: sarebbe opportuno prevedere che il nuovo schema di decreto consenta l’accesso agli incentivi anche agli impianti per i quali i lavori di realizzazione vengono avviati prima del loro inserimento nelle nuove graduatorie.
Scendendo all'articolo 19 del testo, ci imbattiamo nella critica più forte formulata dall'Autorità. L'articolo in questione riguarda gli ex zuccherifici e prevede che tali impianti possano accedere agli incentivi previsti dal decreto interministeriale 18 dicembre 2008 (quindi ai certificati verdi), con un contingente incentivabile di 120,5 MW elettrici. L'Autorità propone di sopprimere l'articolo, ritenendo che possa comportare esiti inefficienti nella selezione degli investimenti da ammettere agli incentivi, con conseguente aumento degli oneri complessivi in capo alla collettività e una non efficiente allocazione delle risorse disponibili.
Infatti, gli ex zuccherifici, qualora di potenza superiore a 5 MW, non parteciperebbero alle procedure concorsuali previste, a parità di taglia, nel caso degli altri impianti di nuova realizzazione, continuando ad accedere a uno strumento incentivante non più applicabile.
Il parere propone inoltre di prevedere un incentivo più basso per chi utilizza componenti rigenerati rispetto ai nuovi.
Critica anche al punto dello schema di decreto che, riprendendo la struttura disciplinata dal decreto interministeriale 6 luglio 2012, prevede:
- nel caso di impianti fino a 500 kW, meccanismi incentivanti di tipo feed in tariff (al produttore viene ritirata l’energia elettrica prodotta e immessa in rete a una tariffa prestabilita, premiante rispetto al prezzo dell’energia sul mercato: l'energia elettrica è quindi nella disponibilità del GSE) riconosciuti alla produzione netta di energia elettrica immessa in rete e sono differenziati per fonte e potenza;
- nel caso di impianti di potenza superiore a 500 kW, meccanismi incentivanti di tipo feed in premium (premio che viene corrisposto ai produttori di energia per ogni MWh generato che si somma al prezzo dell’energia sul mercato), calcolati come differenza oraria tra la cosiddetta “tariffa base” (differenziata per fonte e potenza) e il prezzo zonale orario, e si sommano ai ricavi di vendita dell’energia elettrica che rimane nella disponibilità del produttore. Tali incentivi sono riconosciuti alla produzione netta di energia elettrica immessa in rete e possono essere applicati, su base volontaria, anche per gli impianti di taglia inferiore, in alternativa alla feed in tariff.
Eliminare la distinzione tra impianti sotto e sopra i 500 kW, è la proposta dell'Autorità, proponendo di calcolare il feed in premium tenendo conto anche delle differenze negative tra prezzo zonale orario e tariffa base.
Le proposte dell'Autorità per l’energia per il 2017
L’attuale schema di decreto interministeriale, si legge nel parere, verrà superato a decorrere dal 2017. Sarebbe quindi opportuno iniziare a valutare schemi incentivanti diversi da quelli che sono stati applicati fino ad oggi, più coerenti con l’evoluzione del sistema elettrico e le relative esigenze.
Ci vuole però un cambiamento di paradigma: alla luce della necessità che gli impianti alimentati da fonti rinnovabili, anche non programmabili, prestino servizi di rete e partecipino più attivamente al mercato elettrico, l'Autorità suggerisce di innovare gli schemi incentivanti affinché non si limitino a incentivare l’intera quantità di energia elettrica prodotta o immessa in rete indipendentemente dalle modalità di utilizzo degli impianti. Ad esempio, l’incentivo potrebbe prevedere una premialità correlata alla prestazione di servizi di rete, quali la riserva primaria, secondaria o terziaria, o, più in generale, alla fornitura di servizi di regolazione della frequenza e/o della tensione.
Photo credit: K.H.Reichert / Foter / CC BY-NC