Imprenditori cercasi
16 Maggio 2016 19:00
Circolo del Ministero Affari Esteri
Il Think Tank Trinità dei Monti organizza un incontro di confronto e discussione sul tema strategico dell’Imprenditorialità in Italia.
Interverrà il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti, che insieme a Pierluigi Testa e alla Dr.ssa Magda Bianco di Bankitalia delineeranno lo scenario di uno dei problemi più importanti del nostro Paese, la mancanza di imprenditorialità, soprattutto innovativa, nonostante il cospicuo numero di partite IVA.
Ne parleranno con il Prof. Sandro Trento autore del libro "Imprenditori cercasi" edito da Il Mulino. Modera l'incontro Roberto Manìa di Repubblica. L'evento sarà un’importante occasione di incontro e confronto anche con alcuni imprenditori presenti all’evento.
Comunicato Stampa Post Evento
“Talento e Innovazione, sono le chiavi del successo dell’Imprenditorialità italiana e il punto di partenza per la ripresa della nostra Economia”
“Nel 2012 è stata fatta una manovra assolutamente necessaria, il “Salva Italia”. Quell’operazione è stata sicuramente dura, senza la quale avremmo sicuramente perso il nostro paese”
“l’Europa non può continuare ad essere - come da almeno ormai undici anni - un’area che fa da freno alla crescita mondiale. C’è una mancanza di protagonismo dell’Europa”
Il Think Tank Trinità dei Monti ha avuto il piacere e l’onore di ospitare ieri, lunedì 16 Maggio, nella cornice del Circolo del Ministero degli Affari Esteri, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti per una serata di dibattito e discussione sul tema dell’Imprenditorialità in Italia. Al suo fianco, con la moderazione di Roberto Mania di Repubblica, gli interlocutori, il padrone di casa, il Presidente del Think Tank Pierluigi Testa, e gli ospiti, la Dr.ssa Magda Bianco di Bankitalia e il Prof. Sandro Trento, autore del libro “Imprenditori cercasi”.
Il Presidente del think tank Pierluigi Testa ha fatto gli onori di casa descrivendo come l’imprenditoria oggi si trovi ad affrontare un contesto esterno sempre più competitivo, in cui un mercato sempre più globale genera opportunità da un lato e costituisce allo stesso tempo una minaccia per l’impresa, laddove non si conseguano sempre più alti standard di innovazione.
Oltre al mercato globale, la sfida che affronta l’Italia è anche quella del digital divide e di una industria manifatturiera che nei prossimi dieci anni potrebbe non essere più competitiva.
Pierluigi Testa ha, infine, evidenziato come occorra un nuovo sistema formativo il cui paradigma non sia quello di incentivare la preparazione alla sola conoscenza, un sistema che faccia prevalere i profili educativi “simmetrici”, ma lasci la libertà alle persone di sbagliare, di esplorare le soluzioni, di scoprire l’errore come elemento di apprendimento necessario e che veda nell’immaginazione del futuro un driver della preparazione stessa.
Il Prof. Sandro Trento ha passato in rassegna gli argomenti trattati dal libro.
Roberto Mania ha fatto presente come il libro rompa numerosi tabù, tra cui il fatto che l’Italia sia stata la terra che ha prodotto una importante imprenditoria e che ora non riesce più a far emergere.
È intervenuta, qiundi, la dr.ssa Magda Bianco, Capo del Servizio Tutela dei Clienti e Antiriciclaggio Bankitalia, che ha spiegato le tre aree di responsabilità che incidono sullo sviluppo di una classe imprenditoriale - sia replicativa che innovativa:
- Convenienza ad essere imprenditori, ovvero la possibilità di appropriarsi dei benefici di un’attività imprenditoriale.
- Competenze che dipendono sia dal contesto che dalle responsabilità individuali degli imprenditori
- Attitudine al rischio che è fondamentale nella capacità imprenditoriale innovativa.
Secondo la dr.ssa Bianco il sistema educativo è ancora troppo orientato alla conoscenza e non alla competenza.
Quale il rapporto tra Università e imprenditoria?
Sandro Trento ha sottolineato come ci sia oggi ci sia molta letteratura sulle Enterpreneurial University, istituti che puntano sull’insegnamento di un metodo di affrontare i problemi di pensare e di prendere le decisioni. Questo approccio comincia a farsi strada anche dentro le Università italiane, tra cui quella di Trento, in cui gli studenti vengono esposti a situazioni imprenditoriali.
Il Sottosegretario De Vincenti, che si è mostrato particolarmente disponibile al confronto e al dialogo con i presenti, ha dato la sua lettura politica e istituzionale sul tema.
In particolare, ha affermato la necessità di meglio comprendere il contesto in cui si sono trovate le imprese, la sfida di fronte a cui si sono poste, le difficoltà che hanno incontrato nel rispondere a quella sfida.
Prima di dare le colpe all’imprenditoria sulla mancata innovazione, ammesso che ne abbia, occorre appurare se l’impresa abbia le caratteristiche strutturali per sostenere la crescita dell’economia italiana. Negli ultimi 35 anni sono cambiate molte cose.
Utile sarebbe un confronto tra le caratteristiche tra l’imprenditoria italiana degli anni ‘50 del secolo scroso e quelle della prima parte del nuovo millennio. Cosa è cambiato? Il regime di politica economica, segnato nel dopoguerra da una scommessa sull’ ”età dell’oro dell’Occidente”.
L’intonazione della politica economica era “scommettete cari imprenditori sui vostri investimenti produttivi perchè avranno ritorni”. Tali intonazioni sono giunte alle colonne di Ercole, quando ad esempio le partecipazioni statali - cosi decisive per la crescita italiana - sono state rovinate negli anni ’70-’80, la crescita ne è risultata cosi’ compromessa nelle sue potenzialità.
L’imprenditoria italiana ha faticato ad adattarsi al nuovo contesto, a trasformarsi. Tuttavia, i segnali che si ricevono da 2 anni sono positivi e descrivono che la sfida è stata raccolta da un sempre maggior numero di imprese e lo confermano i dati sul commercio estero e il fatto che l’Italia cominci ad attirare anche investimenti dall’estero.
Secondo De Vincenti il modo in cui si reagisce all’incertezza dipende molto dal contesto macroeconomico. Nel 2012 è stata fatta una manovra assolutamente necessaria, il “Salva Italia”. “Quell’operazione è stata sicuramente dura, senza la quale avremmo sicuramente perso il nostro paese. Pensare che in un anno contrassegnato da un’operazione di risanamento cosi drastica come fu quella, la gente abbia voglia di investire è un po’ troppo ottimistico, occore cautela”.
Anche per questo oggi l’Italia è impegnata non a cercare flessibilità per se stessa, è impegnata a cercare di costruire una nuova politica economica europea, perchè l’Europa non può continuare ad essere come da almeno ormai undici anni, un’area che fa da freno alla crescita mondiale. Questo non corrisponde al ruolo che l’UE deve avere primo verso i cittadini europei, verso i nostri giovani, verso gli ideali dei padri fondatori (“Europa come grande area di crescita paragonabile agli USA”).
L’Europa non può aspettare che cresce la Cina. C’è una mancanza di protagonismo dell’Europa. L’Europa dovrebbe invitare tutti i paesi ad utilizzare lo 0,75% - tetto delle due clausole sommate (riforme più investimenti) previsto dall’Ecofin-Commissione, perchè se tutti i paesi lo usano significa che tutti i paesi stanno sostenendo l’uno l’altro in un gioco cooperativo che fa il quadro economico diverso da quello che abbiamo vissuto nell’ultimo decennio.