Dall'assegno unico agli sgravi per chi ha figli, le ipotesi del Governo per promuovere la natalità
Per contrastare il fenomeno della denatalità e l'impatto dell'invecchiamento della popolazione sulla spesa previdenziale, secondo il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, serve mettere in campo "un’azione shock" e "una politica a tutto tondo per eliminare i disincentivi alla natalità". Ecco le ipotesi attualmente allo studio del Governo per sostenere le famiglie italiane.
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Intervenuto in audizione sul Documento di economia e finanza (DEF) a Palazzo Madama, di fronte alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, Giorgetti ha evidenziato l'intenzione del Governo di affrontare la sfida demografica con una serie di interventi a favore dei nuclei familiari e dei soggetti più vulnerabili.
Non si può pensare che un incentivo fiscale da solo possa produrre una ripresa della curva demografica, ha spiegato il ministro, secondo cui più che parlare di incentivi alla natalità, si tratta "di eliminare i disincentivi alla natalità: non possiamo tassare allo stesso modo chi è single è chi ha una famiglia con figli, perché evidentemente chi ha dei figli ha dei costi e sopporta dei costi che in qualche modo alterano il concetto della progressività del carico fiscale".
Le possibili azioni per sostenere le famiglie con figli saranno al centro dei lavori del Ministero e in generale dell'Esecutivo nei prossimi mesi, attraverso il confronto tra le varie forze politiche della maggioranza e possibilmente dell'opposizione. "Una politica che metta al centro la natalità, deve essere condivisa perché non riguarda una parte politica ma il futuro dell’Italia", ha concluso Giorgetti.
Cosa è previsto e cosa può cambiare per le famiglie?
Taglio del cuneo contributivo e riforma fiscale
Senza dubbio un nodo importante da affrontare per rispondere all'emergenza denatalità è quello delle coperture finanziarie delle varie misure. Attualmente l'idea è di destinare il tesoretto dato dal margine tra andamento tendenziale e programmatico del deficit considerato dal DEF - pari a 3,4 miliardi di euro per quest’anno e 4,5 miliardi per il prossimo - a due interventi: il taglio del cuneo fiscale e la riduzione delle tasse.
L'intervento sul cuneo, mirato a sostenere il potere d’acquisto dei lavoratori e a contribuire alla "moderazione della crescita salariale", non rappresenterebbe un sostegno rivolto esclusivamente alle famiglie, ma a tutti i dipendenti con redditi medio-bassi. Una decisione, quella di intervenire nuovamente sul cuneo fiscale, che è stata criticata durante il dibattito parlamentare sulla base della simulazione condotta da Bankitalia, secondo cui il beneficio del nuovo taglio varrebbe in media 200 euro all'anno, ossia poco più di 16 euro al mese in busta paga.
Per alcuni rappresentanti delle opposizioni intervenuti all'audizione, da Italia Viva al M5S, sarebbe invece auspicabile orientare i 3,4 miliardi a disposizione per l'anno in corso verso il rafforzamento dell'assegno unico, misura che il Governo pensa già di potenziare - secondo quanto si legge nel Programma nazionale di riforma (PNR) che accompagna il DEF - attingendo a risorse provenienti dalla riforma fiscale, al momento non quantificate.
Tra le ipotesi del Governo, inoltre, ci sarebbero anche l’azzeramento delle tasse alle famiglie numerose tramite bonus o l’introduzione di una detrazione fissa valida per tutti i genitori indipendentemente dal reddito, ma tenendo conto del numero di figli.
Rafforzare l'assegno unico
L'assegno unico universale (AUU) dovrebbe essere comunque uno degli strumenti chiave per il sostegno alla natalità.
Su questo fronte, infatti, già la legge di Bilancio 2023 ha introdotto delle importanti maggiorazioni: la prima interessa tutte le famiglie per il primo anno di vita del bambino, la seconda solo i nuclei familiari numerosi composti da tre o più figli, fino a tre anni d'età, con ISEE fino a 40mila euro, la terza è un aumento dell’assegno che spetta ai nuclei familiari con quattro o più figli a carico. Parallelamente, la stessa Manovra ha confermato la maggiorazione dell'assegno per i figli disabili - introdotta in via sperimentale dal precedente Governo Draghi - che da provvedimento temporaneo è diventato un aiuto "strutturale".
Inoltre, in base alla bozza del DL Lavoro, in arrivo ci sarebbe un nuovo aumento dell’importo in favore dei nuclei familiari in particolari condizioni. Si tratterebbe di un extra di 30 euro che attualmente è concesso ai nuclei con due genitori lavoratori e che andrebbe erogato anche alle famiglie con un solo genitore occupato, nel caso in cui l’altro risulti deceduto.
D'altra parte, anche il Programma nazionale di riforma prospetta un rafforzamento dell'assegno unico: "In correlazione con l’attenzione che nella delega fiscale verrà riservata alle famiglie, sono allo studio misure, nel quadro del rispetto degli obiettivi di finanza pubblica e degli equilibri di bilancio, per aumentare gli importi base dell’assegno unico, aiutare le famiglie con figli neonati e le famiglie numerose, nonché per superare alcune criticità emerse dopo la prima annualità di applicazione dell’istituto", si legge nel PNR. Quindi, dall'attuazione della riforma fiscale potrebbero arrivare risorse da orientare proprio sull'assegno unico universale.
Il potenziamento dell'assegno unico sarebbe giustificato anche dal bilancio dell'INPS ad un anno dall’attivazione della misura, in vigore da marzo 2022: ad oggi sono stati erogati 16,5 miliardi di euro a più di 6 milioni di nuclei familiari in tutta Italia, il che rende il sussidio la misura di welfare più inclusiva e capillare attualmente esistente.
"L'assegno unico è una misura di grande importanza sociale, che aggiunge il valore di essere veramente universale, arriva cioè a tutti i figli. Il bilancio è molto positivo, in un anno abbiamo raggiunto oltre 9,6 milioni di ragazzi, con un assegno medio mensile di 168 euro. Una misura che ha come obiettivo l'incentivo alla natalità", ha sottolineato il presidente Pasquale Tridico, nel corso di un seminario sulla misura di sostegno alle famiglie.
Lo stesso Tridico ha aggiunto: "Bisogna dunque proseguire con politiche per servizi e sostegni alle famiglie, e con incentivi all'occupazione femminile, perché è dimostrato che queste misure hanno fatto la differenza nei paesi dove sono state applicate e dove, aumentando l'occupazione femminile, è cresciuta la natalità".
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