Decreto fiscale – commercialisti e partite Iva, troppa burocrazia

Le associazioni dei commercialisti e del popolo delle partite Iva criticano gli adempimenti e le sanzioni previste dal decreto fiscale

Professionisti

Manovra - decreto fiscale collegato a Legge Stabilita' 2017

Il regime forfettario 2016 per partite Iva previsto dalla legge di stabilità

Nonostante l'ultimo rapporto sulla competitività della Banca mondiale collochi l'Italia al 126esimo posto, con il decreto fiscale da poco pubblicato in Gazzetta ufficiale “si aggiungono ulteriori adempimenti e si disegna un meccanismo sanzionatorio che punisce l’errore formale e salva i grandi evasori”. E' la critica mossa da Confprofessioni, Confassociazioni, Acta e Alta Partecipazione al provvedimento collegato alla legge di bilancio. Una critica in linea con quella delle associazioni dei commercialisti ADC, AIDC, ANC, ANDOC, UNAGRACO, UNGDCEC e UNICO, che al Governo avevano chiesto invece un pacchetto di misure per la semplificazione degli adempimenti fiscali.

Fondi europei: Agenzia Coesione, pieno accesso per i professionisti

Decreto fiscale, Troppi adempimenti e sanzioni spropositate

Noto finora soprattutto perchè prevede la soppressione di Equitalia, la rottamazione delle cartelle esattoriali e il ritorno della volontary disclosure, il decreto fiscale finisce al centro della bufera per le critiche mosse dai rappresentanti dei liberi professionisti e delle partite Iva e dalle associazioni dei commercialisti.

Il testo, denunciano Confprofessioni, Confassociazioni, Acta e Alta Partecipazione, “aggiunge ben otto nuove comunicazioni fiscali ai già numerosi adempimenti che gravano su imprese, professionisti e contribuenti”.

Modificando il dl n. 78 del 2010, il decreto fiscale prevede infatti che, in riferimento alle operazioni rilevanti ai fini dell'imposta sul valore aggiunto effettuate, i soggetti passivi trasmettano telematicamente all'Agenzia delle entrate, entro l'ultimo giorno del secondo mese successivo ad ogni trimestre, i dati di tutte le fatture emesse nel trimestre di riferimento e di quelle ricevute e registrate ai sensi dell'articolo 25 del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 26 ottobre 1972, nonché i dati delle relative variazioni. Inoltre, i soggetti passivi devono trasmettere, negli stessi termini e con le medesime modalità, una comunicazione dei dati contabili riepilogativi delle liquidazioni periodiche dell'imposta.

“Come se non bastasse - aggiungono poi le tre organizzazioni - viene introdotto un sistema sanzionatorio completamente sproporzionato”, con multe comprese tra 5mila e 50mila euro nei casi di comunicazioni omesse o infedeli sui versamenti Iva.

“Gli adempimenti fiscali gravano mediamente su una impresa italiana 2,18 volte più di una impresa britannica, 1,73 volte più di una francese e 1,58 più di una spagnola”, ricordano le associazioni dei commercialisti, sottolineando il paradosso di giustificare la rottamazione delle cartelle con l'esigenza di ridurre il peso eccessivo di sanzioni e interessi di mora, proprio mentre si introducono “sanzioni ben più sproporzionate di quelle rottamande”. “Si pensi che un mero errore formale di 1 euro produrrà una sanzione minima di 5.000 euro”, aggiungono.

L'auspicio ora è che Governo e Parlamento intervengano sul testo, correggendo il tiro. In caso contrario, i rappresentanti dei commercialisti si dicono pronti ad avviare una campagna di comunicazione rivolta ai clienti degli associati e a sostenere “ogni forma di protesta legittima che in qualità di contribuenti vorranno intraprendere al fine di dimostrare al Governo la forza numerica e la volontà del popolo delle partite Iva”.  

Decreto-legge n. 193-2016 - Gazzetta ufficiale del 24 ottobre 2016

> Comunicato di rettifica relativo al decreto-legge n. 193-2016