Proprieta' intellettuale: la questione dei brevetti per i biomarcatori

Dna - foto di SpiffistanLe continue violazioni dei brevetti sul DNA da parte dei laboratori del settore pubblico rendono il mercato europeo sempre meno “attraente” per le compagnie diagnostiche e ostacolano lo sviluppo della medicina personalizzata. E' quanto risulta dallo studio "Intellectual Property and DNA Diagnostics”, recentemente effettuato dalla Human Genetics Commission nel Regno Unito.

Secondo la relazione, esiste oggi un profondo divario tra il settore commerciale delle diagnosi, impegnato a sfruttare il valore finanziario dei brevetti per i biomarcatori (sostanze utilizzate per valutare uno stato biologico), e i laboratori del settore pubblico, che quotidianamente infrangono i diritti di proprietà intellettuale (i cosiddetti IP rights).

Il problema, si legge nel documento, è aggravato dall'influenza degli uffici per il trasferimento tecnologico del settore pubblico e accademico, che utilizzano le scoperte sui biomarcatori fatte con fondi pubblici nella speranza di ricavarne un profitto economico.

Al giorno d'oggi, la tendenza a sviluppare biomarcatori per testare le reazioni alle droghe negli studi clinici determina la necessità di maggiori investimenti per lo sviluppo e la convalida degli stessi. Tali investimenti – si legge in un contributo di M. J. Finley Austin, della casa farmaceutica svizzera Roche – devono prevedere un alto livello di protezione della proprietà intellettuale.

Sebbene risulti relativamente facile sviluppare biomarcatori reattivi alle droghe, – spiegano ancora dalla Roche – i costi per dimostrare il loro valore in termini finanziari sono molto elevati.

Dello stesso avviso di Austin è Berwyn Clarke, della compagnia diagnostica inglese Lab21, secondo cui la protezione della proprietà intellettuale è una parte fondamentale del piano finanziario di qualsiasi compagnia diagnostica in cerca di fondi. Le aziende che rispettano gli IP rights – continua Clarke – hanno, infatti, più probabilità di ricevere investimenti per i propri test.

Il rispetto e il riconoscimento della proprietà intellettuale ha, secondo quanto risulta nel documento, un ruolo fondamentale anche nell'avanzamento della medicina personalizzata, per ottenere investimenti e sviluppare elevati standard di qualità delle diagnosi.

La portata d'impatto della proprietà intellettuale dei biomarcatori nell'ambito dell'innovazione, dei costi e della qualità dei test diagnostici non è ancora chiara, conclude lo studio. Chiara è, invece, la necessità che i finanziatori del settore pubblico rivedano la loro politica di rilascio dei brevetti richiesti dalle università che sostengono economicamente.